Caro Presidente Renzi, corrisponde al vero la notizia che Lei sta per chiudere ben otto Istituti Italiani di cultura sparsi nel mondo, di cui uno in Canada e altri in prestigiose sedi europee? O meglio, che Lei sta avallando e rendendo esecutiva una decisione assunta in tal senso dal suo predecessore Enrico Letta? Sì proprio lui, quel bravo ragazzo dalla faccia pulita, tutto immagine e proiezione internazionale.
So bene che di fatto quello di Grenoble non funziona già da anni, questo non giustifica però tanto gretto accanimento nei confronti di altri Istituti (Vancouver, Francoforte, Lione, Stoccarda, Lussemburgo, Salonicco e Wolfsburg, ho preso l’elenco su Internet).
Ma non era Lei l’orgoglioso sindaco di Firenze, la capitale della cultura italiana, e comunque quella che come tale è universalmente riconosciuta dalla comunità scientifica mondiale?
E se è vera la notizia che mi è giunta (e che mi era sfuggita per mia colpa), Lei ha fatto o sta facendo tutto questo alla faccia di Dante, di Petrarca e di Boccaccio (le tre “corone” della nostra lingua italiana) o nel nome di Machiavelli, parimenti suo conterraneo?
Il disinteresse dei nostri governanti per la diffusione dell’immagine e dei contenuti culturali italiani nel mondo è sotto gli occhi di tutti, e purtroppo da decenni. Basti pensare alla percentuale di Pil destinato in Italia a questa specifica voce, a fronte di quanto impegnano e hanno sempre impegnato Spagna, Francia e Germania.
Certo, la crisi economica costringe a tagli dolorosi. Ma siamo proprio sicuri che Lei non stia tagliando ulteriormente quanto già vergognosamente negli scorsi anni è stato negato alle istituzioni deputate a valorizzare l’immagine di quel Paese, l’Italia, che è da tutto il mondo riconosciuto come un bacino unico, ammirato e invidiato (ma solo dagli stranieri) di “reperti” storici e culturali?
Ben lo dovrebbe sapere Lei, come ex primo cittadino di Firenze. E allora perché accondiscende a questa decisione che costituisce un’offesa e uno spregio all’intelligenza? Per poter dare gli 80 Euro in busta paga? Per far venire meno turisti? Per disincentivare l’attenzione per la cultura italiana?
Proprio non capisco e gradirei molto che Lei mi illuminasse.
Sono appena stato in un Istituto Italiano di Cultura, non Le dirò quale per non creare strane idee e connessioni, ma mi limito a precisare che non è uno di quelli in chiusura.
Dipendenti splendidi e motivati, che non si sentono umiliati per dover usare carta riciclata o computer preistorici, oppure per essere costretti a operare risparmi al midollo anche sull’aria che respirano; che sono invece orgogliosi del lavoro che fanno, e lo fanno molto bene, con una disponibilità che mostra chiaramente un coinvolgimento personale e affettivo. E soprattutto con un Direttore in gamba che ha saputo creare questo ambiente dinamico e collaborativo nonostante i ripetuti e consistenti tagli alle spese.
Ma davvero Lei vuole passare alla storia come il rottamatore di tutto questo? Oppure non è stato correttamente informato dai suoi collaboratori?
Io ammiro la Sua energia, la Sua capacità di comunicazione, credo che Lei possa portarci fuori da questa dannata crisi. Ma vuole proprio ottenere questo meraviglioso risultato facendo pagare il conto alle istituzioni che hanno il ruolo di promuovere e “comunicare” la cultura italiana nel mondo?
Spero che Lei mi dica che non è vero nulla, che io mi sto sbagliando, che è un tragico equivoco.
Lo spero tanto. Ma temo purtroppo che la realtà sia un’altra.
*Enzo Baldini, Professore di Scienze Politiche dell'Università di Torino, insegna "Storia del pensiero politico" e anche "Laboratorio Internet per la ricerca storica". Ha lavorato su internet fin dagli albori della rete, è stato tra i creatori della Biblioteca italiana telematica www.bibliotecaitaliana.it e poi del consorzio interuniversitario ICoN-Italian culture on the Net:www.italicon.it, del quale continua ad occuparsi
ti.otinu @inidlab.ozne