Dal 27 al 29 marzo la strada tra la 54th e Avenue of the Americas è stata presa d’assalto. Niente di nuovo, potresti pensare, Manhattan è sempre piena di turisti. Ma non si è trattato di questo. Gli hotel Hilton Midtown e Warvick hanno infatti ospitato una delle più celebri conferenze dedicate agli studi rinascimentali: the Annual Meeting of the Renaissance Society of America. Giunto alla sua sessantesima edizione, questo congresso riunisce rinascimentalisti da tutto il mondo, in una tre giorni densa di incontri. Dopo Washington e San Diego, anche New York City, cuore pulsante della società moderna, non è mai stata così vicina al Rinascimento. Un appuntamento dal sapore particolare, soprattutto per chi come me vi ha partecipato per la prima volta.
Qualche dato numerico può rendere l’idea delle dimensioni dell’RSA. 832 le pagine del Program and Abstract book. 25 i membri tra Executive Board e Program Committee. 90 le associazioni accademiche aderenti. 31 i Book Exhibitors. Più di 2000 interventi in circa 700 panel e roundtable.
Lo spettro delle materie e dei temi trattati non avrebbe potuto essere più vasto, coinvolgendo un arco cronologico che va dal 1300 al 1650: letteratura, arte, storia, cultura visuale, filosofia, solo per citarne alcuni, affrontati nello specifico delle diverse letterature nazionali da Dante a Shakespeare. Una ricchissima “confusione” di lingue che ha coinvolto professori affermati e giovani studiosi in uno scambio interdisciplinare e internazionale unico nel suo genere.
Quest’anno l’RSA ha sfruttato nuove tecnologie e i social media per promuovere e facilitare l’evento, le cui dimensioni non sempre permettono un confronto immediato e approfondito. Il rischio – ma anche la peculiarità – di questi “convegni-fiume” è infatti legato al ritmo serratissimo delle presentazioni, intervallate da poche soste dalle 8.30 alle 18.15. Da insider e partecipante, non ho potuto però non apprezzare l’organizzazione puntuale e il livello molto alto dei panel seguiti. La mia esperienza si è limitata ovviamente ad alcune sessioni di letteratura italiana, molte meno di quanto avrei voluto considerato il fitto programma: per un giovane dottorando queste occasioni rappresentano un momento di incontro inestimabile, un modo per dare visibilità alla propria ricerca e creare una rete di legami fondamentale per muoversi nel mondo accademico. Al di là del richiamo meramente scientifico, la cornice newyorchese ha contribuito a conferire al congresso la vivacità e l’intensità tipiche della “Grande Mela”, insieme alla possibilità di goderne tutta la ricchezza culturale. Le luci di Times Square, l’energia della Broadway teatrale e il brulichio incessante dei passanti sono state lo sfondo per discussioni su autori e temi lontani nel tempo e nello spazio, eppure ancora vivi e tangibili nelle ricerche presentate al convegno.
Il Rinascimento si conferma infatti fonte di interesse fiorente nel mondo accademico statunitense che si distingue sempre più, da una costa all’altra, per numero e qualità delle iniziative. Non resta quindi che darci appuntamento a Berlino 2015 per la prossima conferenza targato RSA.
* Chiara Trebaiocchi è Phd candidate ad Harvard del dipartimento di Romance Languages and Literatures