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January 27, 2014
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January 27, 2014
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Il tempo per ricordare. Il Giorno della memoria al Consolato di New York

Maurita CardonebyMaurita Cardone
La lettura dei nomi dei deportati italiani, davanti al Consolato di New York

La lettura dei nomi dei deportati italiani, davanti al Consolato di New York

Time: 3 mins read

 

Più di 6 ore, dalle 9 alle 3 del pomeriggio. A volte si arriva anche alle 4. È questo il tempo necessario per leggere la lista dei più di 9.000 nomi di ebrei deportati dall’Italia e dai territori sotto il controllo italiano dopo l’applicazione delle leggi razziali sotto il fascismo. Il tempo scandisce la dimensione dell’enormità di quel crimine.

Il più scomodo dei crimini, il più atroce, quello che si vorrebbe dimenticare, ma che, no, non si deve dimenticare. È per questo che nel 2000 il Parlamento italiano ha istituito la Giornata della Memoria, dedicata alle vittime della Shoah. La ricorrenza, poi adottata da molti altri paesi europei, cade il 27 gennaio, giorno in cui, l’armata sovietica liberò il campo di sterminio di Auschwitz, diventato nel tempo simbolo di quell’indicibile sterminio.

Da ormai sette anni, anche il Consolato di New York, in questa data, ricorda. E lo fa con un cerimonia semplice, in cui le autorità si mescolano agli studenti delle scuole italiane, nella tragica cantilena dei nomi letti a turno. Decine sono i Piperno, gli Astrologo, i Di Castro, gli Ascoli, i Pacifico, i Pontecorvo, gli Israel, gli Anticoli: a ricordarci che intere famiglie, generazioni e generazioni, sono state spazzate via dalla terra.

console

Natalia Indrimi, direttore del Centro Primo Levi di New York e il console generale, Natalia Quintavalle

“Questa commemorazione, avviata dal mio predecessore – ha detto a La VOCE il console generale, Natalia Quintavalle – è significativa perché esprime il bisogno e la volontà di dare un’identità a quelle vittime, di ricordarci che non sono solo numeri, ma persone che hanno vissuto l’inferno a causa di regimi razzisti e antisemiti”.

L’elenco dei nomi è frutto dell’importante lavoro di ricerca compiuto dal CDEC di Milano (Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea), il più vecchio centro studi sull’Olocausto al mondo, dopo quello francese, che da anni raccoglie informazioni sugli ebrei deportati dall’Italia. Grazie al lavoro del CDEC, una nuova generazione di storici sta facendo luce sulle dinamiche della deportazione da un’Italia al tempo divisa tra il Sud liberato e il Nord controllato dai tedeschi. E più aumentano le informazioni, più la lista di nomi, finora dimenticati, si allunga.

Che ancora oggi sia necessario mandare un messaggio forte contro le discriminazioni legate a razza, cultura e religione, lo dimostrano le cronache di questi giorni con il vergognoso episodio dei pacchi contenenti teste di maiale consegnati a Roma, alla sinagoga, all’Ambasciata dello Stato d’Israele e al Museo di Roma in Trastevere, dove è in corso una mostra sul ricordo della Shoah. “Gli atti intimidatori di Roma hanno suscitato grande indignazione e il presidente Napolitano è stato molto duro nel condannarli – ha proseguito Natalia Quintavalle – Credo quindi che quest’anno questa commemorazione sia ancora più significativa e utile per conservare la memoria di quanto è avvenuto. In Europa negli ultimi tempi c’è stata una ripresa di episodi che fino a qualche anno fa pensavamo fossero ormai superati, sepolti. Sono segnali che non vanno sottovalutati. Questo è un modo per esprimerci contro ogni forma di discriminazione e rifiuto della diversità”.

Alla cerimonia hanno partecipato, contribuendo con la propria voce a comporre la triste canzone di nomi e cognomi, tanti italiani a New York: giornalisti, diplomatici, rappresentati delle istituzioni e dell’imprenditoria privata, studenti, semplici cittadini animati dal desiderio di farsi carico del dovere della memoria. E non c’erano solo italiani. Tanti i diplomatici di altre nazioni, tra cui il console irlandese, quello tedesco e quello indiano.

L’evento si inserisce all’interno di un calendario che, tra la fine di gennaio e la prima metà di febbraio, la comunità italiana a New York ha voluto dedicare al dramma dell’olocausto e alla ricchezza della cultura ebraica. Organizzato dal Consolato in collaborazione con il Centro Primo Levi, il programma prevede un incontro dedicato agli ebrei esiliati negli USA (mercoledì 29 al Calandra Institute), la proiezione del documentario The Longest Journey, The Deportation of the Jews of Rhodes (il 30 gennaio alla Casa Italiana Zerilli-Marimò), due tavole rotonde dedicate alla figura di Rita Levi Montalcini (il 4 febbraio all’Istituto Italiano di Cultura e al Center for Jewish History), un incontro su donne e antisemitismo (il 13 febbraio all’Italian Academy della Columbia University).

 

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro, senza che mai mi sia capitato di incappare in un contratto stabile. Nel 2011 la vita da precaria mi ha aperto una porta, quella di New York: una città che nutre senza sosta la mia curiosità. Appassionata di temi ambientali e sociali, faccio questo mestiere perché penso che il mondo sia pieno di storie che meritano di essere raccontate e di lettori che meritano buone storie. Ma non ditelo ai venditori di notizie.

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