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October 2, 2013
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L’Italia delle nanotecnologie dà lezione alla Columbia

Maurita CardonebyMaurita Cardone
La sede dell'Italian Academy su Amsterdam avenue

La sede dell'Italian Academy su Amsterdam avenue

Time: 3 mins read

Il meglio della ricerca sulle nanotecnologie italiana e americana si incontra in questi giorni all’Italian Academy della Columbia University che dedica due giornate di studio alla ricerca nell’ambito delle nanotecnologie applicate alla sostenibilità. L’evento, che si svolge durante le due giornate di mercoledì 2 e giovedì 3 ottobre, è promosso dal Columbia Energy Frontier Research Center, l’Italian Academy, l’Office of the Executive Vice President for Research at Columbia University, l’Ambasciata Italiana e Melchionna & Gandolfo, LLP.

Nel corso della conferenza, dal titolo Nanotechnology and Sustainability: New Research in Italy and the United States, verrà presentato il lavoro di 16 ricercatori che si sono occupati di nanotecnologie, nei diversi ambiti cui queste tecnologie possono essere applicate, con una particolare attenzione agli usi nell’ambito della sostenibilità globale.

Le nanotecnologie, che nell’ultimo decennio hanno compiuto passi da gigante, possono diventare centrali nell’affrontare questioni come la produzione e la distribuzione dell’energia e la riduzione del riscaldamento globale. Ambiti in cui ricercatori italiani e americani stanno unendo le forze per trovare soluzioni innovative. L’incontro è avvenuto grazie al programma di fellowship della Italian Academy che ogni anno porta alla Columbia una ventina di ricercatori italiani provenienti da diversi ambiti, dalle neuroscienze alla filosofia. Nel corso degli ultimi anni, con lo sviluppo delle nanotecnologie, ci sono stati diversi fellow che si sono occupati di questi studi e che hanno contribuito ad avviare la collaborazione con i ricercatori americani.

“Da quando la Columbia ha fondato il primo centro per le nanotecnologie della nazione – spiega James Yerdley, uno degli animatori della conferenza, professore alla Columbia e managing director del Columbia Energy Frontier Research Center – siamo stati sempre incoraggiati ad avviare collaborazioni internazionali. Ma noi volevamo che queste collaborazioni non fossero, come a volte avviene in ambito scientifico, puramente formali. Volevamo avviare una collaborazione reale, significativa e proficua. Grazie ai fellow ospitati all’Italian Academy e in particolare grazie ad Vittorio Pellegrini e Alberto Morgante, che sono stati tra i primi ad arrivare alla Columbia con l’intento di approfondire le nanotecnologie, abbiamo avviato una genuina collaborazione che fa di questa realtà una realtà unica. Ne sono nati studi che hanno avuto larga diffusione e seguito”.

Durante la conferenza, Vittorio Pellegrini, del CNR Nanoscienze, presenta un progetto per lo stoccaggio dell’idrogeno attraverso il grafene. Alberto Morgante, ricercatore dell’Istituto ION-CNR del dipartimento di Fisica dell’Università di Trieste, giovedì pomeriggio terrà una lezione sulle possibilità offerte dalle nanotecnologie per migliorare le performance delle celle fotovoltaiche attraverso la comprensione dei processi di trasferimento di carica. E se l’Italia della scienza, con queste e altre ricerche, riesce a impressionare anche gli studiosi della Columbia ci sarà un perché: “In Italia, per quanto riguarda le nanotecnologie, vengono utilizzati degli strumenti di ricerca che qui semplicemente non abbiamo – riprende James Yerdley – Anche a livello di macchinari. Questo è un ambito in cui i ricercatori costruiscono, inventano cose, e gli italiani sono molto industriosi in questo. Qui oggi abbiamo degli eccellenti scienziati, molto ben istruiti e che lavorano duro. Inoltre si è creata una vera e propria comunità scientifica. E così questa collaborazione vede un gruppo di persone lavorare con un altro gruppo di persone, non sono solo progetti individuali”.

La conferenza vuole riflettere questo scambio e allo stesso tempo stimolare nuove cooperazioni su nuovi progetti. I lavori presentati dagli scienziati italiani e americani sono infatti in parte risultato di collaborazioni già avviate, ma in parte sono anche progetti recenti che vengono presentati in questi giorni alla comunità scientifica italiana e americana. Le lezioni si concentrano su temi come i nuovi materiali su scala nanometrica (tra cui grafene e altri materiali monostrato, come il nitruro di boro e il solfato di molibdeno, pellicole organiche, nanotubi e altri materiali funzionali) e sulle applicazioni legate all’energia, soprattutto nell’ambito del fotovoltaico di terza generazione. Inoltre verranno presentati esperimenti finalizzati alla scissione di molecole di acqua per la produzione dell’ossigeno (e quindi idrogeno molecolare) anche qui con particolare attenzione alle applicazioni nell’ambito della produzione di energia.

Per saperne di più non avete che da fare un salto all’Italian Academy: l’evento è aperto al pubblico.

 

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro, senza che mai mi sia capitato di incappare in un contratto stabile. Nel 2011 la vita da precaria mi ha aperto una porta, quella di New York: una città che nutre senza sosta la mia curiosità. Appassionata di temi ambientali e sociali, faccio questo mestiere perché penso che il mondo sia pieno di storie che meritano di essere raccontate e di lettori che meritano buone storie. Ma non ditelo ai venditori di notizie.

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