Venerdì si è tenuta una tavola rotonda con i rappresentanti della delegazione artistica di Open Roads alla Casa Italiana Zerilli Marimò della NYU.
L’evento è stato moderato dal direttore della Casa Italiana Stefano Albertini e dallo scrittore e docente della NYU Antonio Monda.
Presenti sul palco: Marco Bellocchio, regista di Bella Addormentata (Dormant Beauty), Maria Sole Tognazzi, regista di Io viaggio da sola (I Travel Alone), Pappi Corsicato, regista di Il volto di un’altra (The Face of Another), Elisa Fuksas, regista di Nina, Guido Torlonia, regista di Handmade Cinema, Giovanna Taviani, regista de Il Riscatto (The Rescue), Salvatore Mereu, regista di Bellas Mariposas (Pretty Butterflies) e Susanna Nicchiarelli, regista di La scoperta dell’alba (The Discovery at Dawn).
Una piacevole e quasi informale chiaccherata con i registi presenti, abilmente introdotta e coordinata da Albertini e Monda, che hanno interpellato gli artisti presenti sui diversi temi del cinema italiano di ieri e di oggi.
Tra i vari interventi, ricordiamo: Marco Bellocchio, regista di Bella Addormentata e più anziano tra i presenti, che sottolinea le differenze tra il cinema di allora e di oggi, e dice: “Negli anni sessanta e settanta tutto era diverso; gli spettatori erano più numerosi e i film si autofinanziavano con gli incassi nazionali, poi raramente si vendevano anche all’estero. Le produzioni erano costose, ma poi praticamente tutti i film prodotti venivano distribuiti. Ora invece a causa della crisi si fanno molti film a basso e bassissimo costo, però poi molti di questi non vengono distribuiti.”
Giovanna Taviani, regista del documentario Il Riscatto, proiettato insieme al documentario sull’artigianato del cinema italiano di Guido Torlonia Handmade Cinema, racconta di come anni fa attorno ad un tavolo in una trattoria romana lei e altri giovani registi discutessero della perdita di vigore del cinema italiano negli anni ottanta, che dopo gli splendori del passato era decaduto. E sottolinea come invece oggi abbia ritrovato il suo vigore: “Oggi il cinema italiano ha trovato una nuova vitalità, che rinnova completamente il genere. Inoltre iniziano ad affermarsi diverse registe donne, mentre una volta la regia era riservata solo agli uomini.”
Maria Sole Tognazzi parla del suo Io viaggio da sola, film ambientato intorno al mondo, realizzato grazie ad una partnership con una catena di alberghi di lusso che hanno messo a disposizione tutti gli hotel per le location e hanno ospitato la troupe, ricevendo una bella pubblicità e mostrando al pubblico quanto siano alti gli standard che devono rispettare strutture di questo tipo. “Volevo raccontare la professione dell’ispettore degli hotel di lusso e allo stesso tempo presentare la figura della donna sola, non necessariamente moglie e madre, che svolge un lavoro ritenuto maschile.” Dice la Tognazzi, che continua: “Questi ispettori viaggiano tutto il tempo soli, conducendo una vita apparentemente di lusso, ma anche di grande solitudine.”
Pappi Corsicato, regista di Il volto di un’altra, spiega il suo interesse nell’idea della chirurgia plastica in quanto esplorazione del cambiamento attraverso l’estetica. E nel suo film racconta in chiave ironica il doversi cambiare per migliorare la propria posizione.
Susanna Nicchiarelli, regista e attrice in La scoperta dell’alba, tratto dall’omonimo libro di Walter Veltroni, dice: “Volevo fare un film di fantascienza, ma in Italia tutti rifiutavano l’idea, perché ritenuto un genere americano. Poi ho scoperto il libro di Veltroni, che aveva avuto un discreto successo, ed era il perfetto mix tra genere fantastico americano e ambientazione tutta italiana.”
Salvatore Mereu, regista di Bellas Mariposas, tratto dall’omonimo libro di Aztemi, dice: “Si sceglie di rappresentare un libro perchè lo si ama, ci si riconosce e qualcuno ha già fatto il lavoro di creare un soggetto.”
Elisa Fuksas, regista di Nina, suo primo film, definisce il suo film “neutro”, nel senso che Nina potrebbe essere sia uomo che donna, non è tanto importante l’espressione del lato femminile del personaggio, quanto la ricerca dell’identità stessa.
Da notare la domanda provocatoria di Antonio Monda a cui nessuno ha saputo dare una risposta, ovvero: “Come mai oggi sembra che veniamo utilizzati più come artigiani che come artisti?” Monda si riferiva al fatto che i film italiani non vincono Oscar da tempo, mentre scenografi, costumisti, e le diverse figure che collaborano alla manifattura dei film, sono spesso riconosciuti e impiegati nelle produzioni straniere.
I film sono in programmazione al Lincoln Center fino alla prossima settimana, per maggiori informazioni www.filmlinc.com.