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December 11, 2011
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SPECIALE “HUMAN RIGHTS DAY”/ Diritti Umani protetti da internet

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Il commissario Onu per i diritti umani Navi Pillay

Il commissario Onu per i diritti umani Navi Pillay

Time: 10 mins read

L’“Human Rights Day" è la giornata dei diritti umani, che si celebra nell’anniversario della carta fondamentale dei diritti umani approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948. E venerdì scorso, al Palazzo di Vetro, c’è stata la conferenza stampa di Navi Pillay, la commissaria per i diritti umani arrivata a New York da Ginevra per celebrare l’evento ma non solo: alcuni paesi, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, volevano che poi lei fosse ascoltata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla situazione in Siria. Ma su questa questione ci torneremo.

Prima appunto vi riferiamo dell’anno definito "straordinario" in cui i diritti umani sono "divenuti contagiosi" grazie all’internet, o meglio "all’ascesa dinamica e incontrollabile dei social media" come è stato affermato all’ONU. Oltre che Pillay, a festeggiare la giornata dei diritti umani pure un messaggio dal Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon, che ieri si trovava in Kenya e in Somalia, e da lì ha sottolineato come la primavera araba ha fatto  salutare alle Nazioni Unite con "gioia" le celebrazioni del 63esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Grazie a internet quindi, nel 2011 "la dignità umana ha mobilitato milioni di persone". Così nel suo messaggio, il segretario generale Ban Ki-moon ha ribadito che "i diritti umani appartengono a ciascuno di noi senza eccezioni" e ha sottolineato il ruolo chiave dei social network per le popolazioni nella "ricerca di legittimazione per le loro aspirazioni". Secondo Ban Ki-moon, "sono passati i tempi nei quali i governi dispotici potevano controllare interamente il flusso di informazioni. Oggi i governi non possono soffocare il dibattito pubblico ed eventuali critiche bloccando l’accesso a internet e ai vari social media".

E a sottolineare questo ruolo di internet per la salvaguardia dei diritti umani, venerdì al Palazzo di Vetro la protagonista è stata appunto l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, la sudafricana Navi Pillay, che ha salutato "i risultati impressionanti" raggiunti in Paesi come la Tunisia e l’Egitto grazie al web.

Facendo leva sui social network, l’Onu ha voluto celebrare la Giornata mondiale dei diritti umani lanciando una campagna su Facebook e Twitter per divulgare i contenuti della Dichiarazione universale. Iniziativa che finora, ha rivelato Pillay, ha ricevuto circa 14 milioni di visite in tutto il mondo.

"Questa improvvisa sveglia globale in difesa dei diritti umani è diventato un messaggio virale grazie a internet" ha detto Pillay, che ha fatto notare che qualunque manifestazione "accada nel mondo, ora è garantito che sarà tweeted su Twitter, posta su Facebook, trasmessa su Youtube….".

Venerdì si celebrava anche il 60esimo anniversario della Convenzione per la Prevenzione e la Punizione del Crimine del Genocidio, e il Commissario Pillay ha ribadito che la più alta responsabilità per prevenire il genocidio resta dello stato: "Il genocidio è la più alta forma di discriminazione. Dobbiamo fare di tutto nel nostro potere per prevenirlo" ha detto Pillay.

Durante la conferenza stampa, il capo dell’agenzia dell’Onu per i diritti umani, ha avvertito che la Siria potrebbe precipitare in una vera e propria guerra civile dato che sempre più membri delle sue forze armate disertano, notando che circa 1000 delle 4000 persone che si credono siano morte nella sanguinaria repressione dei manifestanti, facevano parte delle forze di sicurezza. "Stro dando  l’allarme al mondo" ha detto Pillay, "perché con l’aumentare dei disertori dalle forze di sicurezza questo scontro si svilupperà in un’aperta guerra civile".

Il presidente siriano Bashar al-Assad, in  una recente intervista rilasciata alla tv ameri-cana ABC, aveva sostenuto che la sua amministrazione stava combattendo bande armate e che il suo governo non voleva colpire i civili, suscitando meraviglia quando Assad aveva anche sostenuto che non aveva mai dato ordini di sparare contro la popolazione.

"A questo punto dico che qualunque sia la situazione in Siria" ha detto Pillay ai giornalisti commentando le dichiarazioni di Assad, "saremmo tutti in una posizione migliore se potessimo ottenere l’accesso dentro il paese in modo da poter noi stessi verificare la situazione. Avendo molti osservatori addestrati nel paese, potremmo avere una più precisa comprensione anche delle ultime asserzioni del Presidente Asssad" ha detto Pillay.

Ma in un rapporto rilasciato solo la scorsa settimana, una commissione internazionale indipendente per investigare le vicende avvenute in Siria negli ultimi 9 mesi, ha concluso che le forze di Sicurezza e le forze militari siriane hanno commesso crimini contro l’umanità contro i propri civili, inclusi omicidi, torture, stupri e arresti. Questo rapporto commissionato dall’Onu si basa su interviste con più di 200 vittime e testimoni di violazione dei diritti umani che sono riusciti a fuggire dalla Siria. Il governo siriano non ha mai accettato la richiesta della commissione di poter visitare il paese. Così Pillay ha potuto dire ai giornalisti che "posso indicare cosa la commissione di inchiesta ha potuto accertare: che le comunità sono sotto assedio, la gente non si azzarda a uscire di casa perché diventano subito un bersaglio di armi da fuoco, e così la popolazione si passa il cibo da casa in casa attraverso funi lanciate dalle finestre" ha continuato Pillay, che come abbiamo accennatoprima, sarà ascoltata lunedì a poterte chiuse dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Pillay ha detto ai giornalisti che la commissione di inchiesta ha saputo che un gruppo di abitanti di un villaggio che si stavano recando in un altro villaggio assediato per portarvi del cibo, sono stati presi di mira e 40 di loro sono stati uccisi. Un padre di un ragazzo di 14 anni, ha detto sempre Pillay, ha mostrato alla commissione le fotografie del corpo di suo figlio che era stato torturato e ucciso. "Se avessimo l’accesso in Siria, questo è quello che presenteremo al PresidenteAssad perché certamente non è la stessa descrizione degli avvenimenti che lui ha dato", ha detto Pillay, che ha concluso: "Qualcuno uccide civili innocenti che protestano in Siria e noi dobbiamo stabilire chi lo sta facendo".

Anche al Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon, durante la sua visita in Kenya, è stato chiesto ieri della situazione in Siria e dei recenti dichiarazioni di Assad che negavano la violazione di diritti umani. Ban ha risposto che la valutazione dell’ONU di quello che sta avvenendo in Siria è stata "imparziale, giusta, oggettiva e credibile".

Pillay verrà ascoltata lunedì dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ma la Russia, che nel mese di Dicembre detiene la presidenza del Consiglio, ha richiesto insieme alla Cina che il Commissario dei diritti umani non venga a riferire soltanto sulla Siria ma anche della situazione dei palestinesi.

Insomma, Mosca e Pechino, che ricordiamo posero il veto al tentativo di far passare una risoluzione del Consiglio di Sicurezza contro la Siria, non vogliono che il rapporto della Pillay al Consiglio si concentri solo sulle violazioni dei diritti umani del regime di Damasco, ma vogliono che si parli anche della situazione dei palestinesi. Cioè, come abbiamo detto più volte, dentro al Consiglio di Sicurezza sembra sempre più di essere tornati ai giorni delle divisioni della Guerra fredda.

Durante la conferenza stampa dell’Alto Commissario ai diritti umani Pillay, abbiamo posto una domanda sulla situazione dei detenuti in Italia. Non fa forse parte di una trasgressione dei diritti umani l’attuale sovraffollamento delle carceri italiane? (sono oltre 68 mila i detenuti in Italia quando le sue carceri ne potrebbero contenere 45 mila e infatti i suicidi sono in aumento….)

Sempre alla Pillay abbiamo anche chiesto se la detenzione degli immigrati dal Nord Africa, avviene per l’Onu secondo le modalità per il rispetto dei diritti umani.

L’alto commissario dei diritti umani dell’Onu, ha risposto così:  "L’Human Rights Council, come organo speciale intergovernativo, già visita prigioni e centri penitenziari. Sulla questione particolare dei detenuti in centri di raccoglimento per gli emigrati, ho avuto anche recentemente delle conversazioni con i rappresentanti dell’Italia. Capisco che c’è un dialogo in corso nei media  tra il pubblico italiano sull’urgenza di affrontare questi problemi, per cercare di capire quando le persone possono essere detenute e come devono essere detenute.

Come difensori dei diritti umani, noi ci concentriamo su queste questioni e questa situazione c’è stata già fatta presente, noi  chiediamo che tutti i detenuti siano trattati nel pieno rispetto dei loro diritti umani".

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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