Trionfa Angelina Mango nell’edizione rosa del Festival di Sanremo 2024 col brano La Noia. A lei va anche il premio della critica assegnato dalla Sala Stampa “Lucio Dalla”. Secondo posto per Geolier e terzo per Annalisa. Premio “Sergio Bardotti” al miglior testo per Mariposa di Fiorella Mannoia. Premio “Giancarlo Bigazzi” per la miglior composizione musicale assegnato dall’Orchestra del Festival ancora ad Angelina Mango. Così si è conclusa, introdotta in pompa magna dalla Banda Musicale dell’Esercito Italiano, diretta dal Maestro Maggiore Filippo Cangiamila, che ha eseguito l’Inno di Mameli, la serata finale della 74sima edizione del Festival al motto di “Sanremo di Ama”.

La Finalissima ha registrato un record clamoroso di ascolti: 14,3 milioni di italiani incollati allo schermo per il 74,1% di share. Centralini quasi in tilt per un afflusso di massa al Televoto, di gran lunga superiore a quello degli anni passati. Un successo, in tempi di fruizione sparpagliata, che potremmo definire crossmediale, registrando un boom di contatti in ogni piattaforma online e riuscendo, con proposte contemporanee e apparentemente azzardate, a recuperare un pubblico giovane che il buon vecchio Sanremo non lo avrebbe altrimenti guardato. Non dimenticando di onorare, nel contempo, la memoria musicale storica, rappresentata non solo da artisti maturi come la Mannoia, i Ricchi e Poveri e la Berté, ma anche dall’ospite dell’ultima serata, l’evengreen Gigliola Cinquetti, che ora “ha l’età” (la canzone Non ho l’età festeggia quest’anno i 60 anni), ma non la dimostra. Merito del lungimirante Amadeus che, nel tentativo di svecchiare l’immagine veterotelevisiva del Festival, è diventato per contro uno dei conduttori sanremesi più longevi, raggiungendo Mike Bongiorno e Pippo Baudo nel primato di cinque conduzioni consecutive.
Al di là dei numeri, l’edizione del Festival che si è appena conclusa, la numero 74, è una delle più colossali pagine della televisione italiana di sempre in termini di dispiegamento di forze artistiche, professionali e tecniche. Ed è la dimostrazione che questo quinto Sanremo firmato Ama è stato capace di parlare ai più, abbattendo le barriere generazionali e, come hanno sottolineato l’Amministratore Delegato RAI Roberto Sergio e il Direttore Generale Giampaolo Rossi dopo la Quarta Serata, “di farsi portatore di messaggi universali e di rappresentare il più alto livello artistico italiano”. Di essere, insomma, vero Servizio Pubblico, riportando la RAI ai fasti del passato.

Stando alla cronaca della serata, dalla lettura iniziale della classifica provvisoria e dal dissenso espresso con urla e fischi dal pubblico, si ipotizzava che il vincitore del Festival potesse essere Geolier. La polemica sul primo posto del rapper napoletano con il medley Strade insieme a Gué, Luché e Gigi D’Alessio nella Top Five della Quarta Serata è fermentata nel corso di tutta la giornata campale sui giornali e soprattutto sui social, con molti meno filtri, dopo aver suscitato all’Ariston urla, fischi e persone che abbandonavano la sala durante l’esibizione celebrativa. “Una delle esibizioni più brutte della mia vita”, ha lamentato l’artista. Da settimane, il rapper è preso di mira da un’orda di haters che lo insulta vagheggiando mondimarci dietro le sue spalle o insinuando irregolarità nelle modalità di voto che lo hanno portato in vetta a ben due classifiche parziali.
C’è chi grida a un antimeridionalismo di ritorno, chi addirittura al bullismo musicale, ipotesi assai improbabile, visto che molti tra i beniamini o preferite del pubblico sono meridionali, a partire dalla lucana Angelina. La vincitrice è stata sin dalla prima serata amatissima dal pubblico della sala e dal popolo della rete, dopo la frenetica campagna promozionale fatta nei record store dopo il secondo posto ad Amici. Osannata unanimemente nella serata delle cover per la sua capacità di commuovere la sala e con essa l’Italia in ascolto con l’interpretazione intimista e ispirata de La Rondine del padre Pino Mango, scomparso quando lei aveva solo 13 anni. E ieri sera ancor più coccolata per la tenerezza suscitata dal suo scivolamento dalle scale per troppa emozione.
Ma c’erano anche altri possibili candidati alla vittoria, sulla base della qualità della loro proposta musicale: Annalisa, Diodato, Mahmood, Negramaro, tra gli altri, ma soprattutto l’irriducibile Berté, Premio della Critica “Mia Martini” assegnato dalla Sala Stampa, che in questi giorni aveva dichiarato di voler andare all’Eurovision, che si tiene in Svezia, anche per rompere le scatole al suo ex marito, il tennista Björn Borg.
Un caleidoscopio musicale dove ce n’è stato per tutti i gusti, dalle canzoni d’autore ispirate, alle autocelebrazioni nostalgiche ai numerosi “bopponi”, secondo un anglicismo giovanile che va per la maggiore nelle interazioni social. Il termine, che è l’abbreviazione di Bebop, porta al suo interno il connubio di ritmo e danza, a indicare un motivetto cadenzato e accattivante che induce a ballare, e più si è sgraziati e più si catturano follower annoiati. Tuttavia, anche il balletto classico è rappresentato sul palco dell’Ariston, con la presenza dell’Etoile internazionale Roberto Bolle, primo ballerino nella storia ad essere diventato contemporaneamente Etoile del Teatro alla Scala di Milano e Principal Dancer dell’American Ballet Theatre di New York, oltre che Guest Artist al Royal Ballet di Londra. Ha ballato il Bolero di Ravel nella versione di Béjart con il Béjart Ballet Lausanne: un raro momento di pura arte, che è facile da riconoscere, perché lo spirito d’improvviso s’innalza.

Ancora una volta la parata delle trenta canzoni in gara è stata serrata, intervallata solo dall’esibizione di Tananai che ha cantato Tango nel palco decentrato di Piazza Colombo e la performance di Tedua sul palco galleggiante del Costa Smeralda.
Un’edizione in cui le tematiche femminili hanno trionfato, a partire dal nuovo glossario dell’amore scritto dall’autore Matteo Bussola e declamato sul palco nella Seconda Serata dalle attrici e gli attori del cast della serie TV Mare Fuori in riferimento alla piaga sociale della violenza contro le donne.
Angelina Mango riporta una donna sul primo gradino del podio dopo ben dieci anni; l’ultima era stata Arisa. In particolare, però, sono state le artiste agées a cantare parole di femminilità consapevole. Fiorella Mannoia canta l’orgoglio delle donne con le sue “maripose” che sono l’amore, il canto, il mondo, il coraggio che genera il mondo, libere e orgogliose nel profondo, mentre Pazza di Loredana Berté è un inno alla necessità di amarci come siamo e alla liberazione dagli stereotipi e dai giudizi degli altri, che prima ti dicono basta sei pazza e poi ti fanno santa: “Io sono pazza di me e voglio gridarlo ancora. Non ho bisogno di chi mi perdona, io faccio da sola”. La rocker nostrana è la perfetta rappresentante della rinascita delle donne dell’età di mezzo, fenici che risorgono dalle loro ceneri e che hanno il coraggio di mettersi in gioco ogni giorno senza limiti di sorta, e possono indossare una minigonna inguinale, se a loro va, con o senza calze contenitive.

Spetta a BigMama, invece, col testo di La rabbia non ti basta, incoraggiare le giovani donne insicure che pagano a caro prezzo il fatto di non accettare il proprio corpo, invitandole a credere nei loro sogni. Il dismorfismo corporeo, del resto, è una vera piaga adolescenziale e su questa fragilità soprattutto femminile fa leva la crudeltà del body shaming, subito in prima persona dall’artista in rete e forse anche a Sanremo, a causa di un tweet denigratorio nei suoi riguardi scritto da un giornalista verso il quale è stato aperto un procedimento disciplinare in seno alla RAI.
Anche altre giovani artiste presenti al Festival hanno portato in scena la libertà dell’essere come si è, dalla promettente Clara, una delle trionfatrici di Sanremo Giovani e vincitrice del Premio Jannacci Nuovo Imaie 2024, alla figlia d’arte Angelina Mango; la giovane vincitrice dai suoi genitori ha ereditato la capacità di toccare le corde dell’anima attraverso il canto; dalle grintose ex compagne di talent Emma e Alessandra alla fata turchina rock Rose Villain. Libertà espressiva anche per Annalisa che, dopo aver spopolato con un paio di successi su TikTok, generando centinaia di migliaia di social dance video, propone un brano che sembra andare nella stessa direzione, ammiccando alla scimmia nuda che balla (cit. Gabbani, Occidentalis Karma). Non è l’unica: Mahmood si diverte nei social a fare un tutorial su come ballare il ritornello della sua canzone. E fa piacere che sia lo stesso artista sardo-marocchino ad apprezzare pubblicamente la ventata di libertà portata dalle donne sul palco di Sanremo, in onore alla bellezza delle differenze di genere.
Una trattazione a parte merita la partecipazione di Fiorello in veste di poliedrico co-co che sembra l’amico dello sposo che fa casino e si diverte col duetto insieme ad Ama, AmaRello, ed è subito meme. Inaspettatamente contemporaneo il suo omaggio al brano L’uomo in frac di Domenico Modugno in stile Michael Jackson (violando un po’ la drammaticità del testo) realizzato con una compagnia di danza hi tech arrivata dall’Ucraina, e apprezzabili, in generale, le sue aperture alle nuove tecnologie legate all’arte visuale, nonché, sia pur scanzonatamente, all’intelligenza artificiale.
Quasi ci dispiace che il fuoco pirotecnico di Sanremo sia finito. Ha riscaldato le nostre serate di un febbraio che porta nel suo nome la purificazione da ogni male con le sue polemiche attizzate ad arte. A proposito, non finiranno tanto presto… Se Marcello Ciannamea, direttore dell’intrattenimento del Prime Time ha fatto sapere che la RAI ha già avviato le procedure necessarie a far luce sul caso delle scarpe indossate da John Travolta durante la sua ospitata, il divo hollywoodiano, da parte sua, ha dichiarato, una volta tornato negli USA, casomai ce ne fosse bisogno, che lui è quello che ha recitato in Pulp Fiction di Tarantino e si è trovato, suo malgrado, a ballare un demenziale Ballo del Qua Qua che lo ha umiliato.
Ancora fresco inoltre lo scandalo biglietti, messo in luce dal Tg satirico di Canale 5 Striscia la Notizia, relativo all’ipotesi di una compravendita a scopo di lucro di ingressi per l’Ariston svoltasi al di fuori e con un giorno di anticipo, da parte di dipendenti della TV di Stato, rispetto al democratico “click day” che permette a chiunque, a data e ora prestabilite, di prenotare online il proprio posto in sala. Un sistema definito dal Codacons “ad alto rischio bagarinaggio” e oggetto di verifica in Commissione Vigilanza Rai.
Bagatelle che non adombreranno il prestigio dell’edizione Kolossal del Festival, la più grandiosa di sempre, tanto che facciamo gli auguri a chi verrà dopo. Seguirà forse qualche strascico legale, ma non sarà un problema del pubblico, che canticchierà per un po’ i motivi di Sanremo, ma poi li dimenticherà presto, come accade sempre dopo un’onda anomala rispetto alla bassa marea del consueto mercato musicale italiano. Special mention al convitato di pietra, vincitore morale in absentia del Festival di Sanremo 2024: eh no, non è Sinner. Con il brano Vi faccio un mazzo, vince il Codacons: l’associazione dei consumatori promette cause su tutto, dalle scarpe sponsorizzate di John Travolta alle difficoltà del televoto. E, in un mondo di guerre, preserviamo l’Elogio del Niente.