Siamo arrivati a uno degli appuntamenti più amati dal pubblico del Festival di Sanremo: quello delle cover e dei duetti, che vede sul palco d’onore la presenza Alberto di Monaco. La Quarta Serata è stato uno show imponente, un “kolossal musicale”, come lo ha definito Amadeus e, nel contempo, un rito collettivo che raduna via via sul palco circa 150 artisti tra cantanti, musicisti e ballerini, suscitando una ricca gamma di emozioni e pulsioni, dal riso al pianto, dalla nostalgia alla frenesia. E tra le più amate dagli italiani è anche la co-co della serata, la smagliante, intramontabile Lorella Cuccarini. Cominciando a esibirsi nello spazio antistante l’Ariston, a favore di pubblico adorante sotto una pioggia scrosciante, la showoman propone alcuni tra i suoi balletti iconici con un frizzante corpo di ballo, non mancando di omaggiare Tony Manero (sperando di non indispettire nuovamente John Travolta) e Sugar Sugar insieme a un imparruccato Fiorello che minaccia di non firmare la liberatoria per l’esibizione, gettando così l’ennesima secchiata d’acqua sull’imbarazzante paperata della Seconda Serata.
Al suo ritorno in scena a metà serata, la Cucca-Co omaggia la moda italiana senza tempo con una mise d’annata, in ricordo della sua mamma, sarta d’alta moda, calandosi nei panni da presentatrice. Riceve in dono da Amadeus una “mini Lorella”, una Barbie nostrana confezionata per lei da una sarta RAI.

I 30 artisti in gara interpretano una cover, da loro scelta con maggiore libertà rispetto agli anni passati, selezionandola a proprio piacimento dal repertorio italiano o internazionale, purché pubblicata entro il 31 dicembre 2023. Presentandosi in sodalizio artistico con i loro ospiti, singoli artisti o gruppi, i big sono votati dal pubblico attraverso il televoto (34%), dalla giuria della Sala Stampa, TV e Web (33%) e dalla Giuria delle Radio accreditate (33%), dando luogo a una classifica dei 30 artisti e all’ormai consueta Top Five di serata.
Successo assicurato: la gara è stata seguita in media da 11 milioni 893mila telespettatori pari al 67.8% di share, il miglior risultato per la serata del venerdì dell’era Auditel, dal 1987, con sorpasso di share rispetto alla Terza Serata (che aveva catturato 10.001.000 spettatori pari al 60,1%. Non male, se si pensa che uno dei competitor di fascia era Terra Amara, l’appassionante serie TV turca che racconta le vicende amorose di Zuleyha e Yilmas su Canale 5). Successo appannato da un incidente sul lavoro avvenuto a Sanremo in mattinata in zona Piazza Colombo, che ha visto un giovane operario precipitare da una scala da un’altezza di circa tre metri mentre lavorava alla messa in sicurezza di un ledwall a causa dell’allerta meteo prevista per la giornata. Il giovane, che ha riportato un trauma, non sarebbe in condizioni preoccupanti: un sospiro di sollievo per i dirigenti Rai, che si sono affrettati a precisare che il lavoratore indossava tutti i DPI previsti a norma di legge, dopo che nella Terza Serata Stefano Massini e Paolo Jannacci avevano portato sul palco una canzone di denuncia sulle morti sul lavoro.
Mentre sembra che la polemica sul Qua Qua Dance sia tramontata, in parte annacquata dall’esibizione del secondo grande ospite internazionale Russell Crowe, per palati rock di bocca buona, Fiorello continua a stupire con l’irruzione incappucciata sul palco che può sembrare un terrorista, a cercare il bagno, mescolando come sempre gag a gagate, secondo i detrattori. A proposito di sicurezza, in questi giorni ci sono numerosi controlli anti-terrorismo a Sanremo, ma non mi aspettavo la spettacolarizzazione del delicato lavoro delle forze dell’ordine che presentano sul palco i loro cani, che si chiamano più o meno come i figli di Totti e Ilary Blasi.
Apre la serata Clara, che si discosta dalla classicità italica, scegliendo di interpretare uno dei brani più noti della storia del cinema d’animazione Disney, proponendo Il cerchio della Vita, scritto da Elton John per Il re leone insieme a Ivana Spagna, che nel 1994 ne interpretò la versione italiana, con le armonie delle Voci Bianche del Teatro Regio di Torino.
Fanno sentire la loro voce questa sera, attraverso la sintesi di un comunicato concordato, il “Discorso per Sanremo”, letto da Amadeus, gli agricoltori in agitazione contro le direttive europee verso il settore. Sangiovanni, a seguire, duetta con la popstar barcellonese Aitana, che ha collezionato decine di dischi di platino in Spagna e che ha visto decollare la sua carriera anche grazie alla partecipazione, nell’edizione 2017-18, al talent show Operación Triunfo. Con il cantante vicentino, l’artista si esibisce in una versione bilingue di Farfalle e Mariposas, brano che i due hanno già inciso insieme. Annalisa canta Sweet dream (are made of this) con La Rappresentate di Lista e il Coro Artemia. Un successo mondiale degli Eurythmics rientra perfettamente nel piano di vittoria, se non del Festival, della comunità social da parte della cantante rossa, in stile choral-funk che forse un po’ toglie all’atmosfera noir e introspettiva dell’originale.
Rose Villain si esibisce insieme a Gianna Nannini in un medley di tre grandi successi della rocker senese, Scandalo, Meravigliosa Creatura e Sei nell’Anima, del quale dispiace il banale unisono delle due voci, entrambe belle e timbricamente diverse.

Gazzelle, accompagnato da Fulminacci canta il brano di Antonello Venditti Notte prima degli esami. Un sentito omaggio al cantautore da parte di due dei più interessanti rappresentanti della nuova scuola romana al motto di “Grazie che sei nato”, mentre il pubblico agita le “fiammelle” dei cellulari. Prosegue inarrestabile la serie di successi conosciuti da tutti con Ti amo, Tu e Gloria, gli evergreen di Umberto Tozzi che con The Kolors prendono slancio e si fanno energizzanti, e il pubblico canticchia, balla e batte le mani.
In tema di amarcord, viene annunciata l’imminente uscita del documentario diretto da Andrea Soldani Mister Bussola, il Collezionista di Stelle, che sarà nei cinema il 12, 13 e 14 febbraio. È la storia di Sergio Bernardini, fondatore dello storico locale La Bussola inaugurato nel 1955 a Le Focette in Versilia, che ha ospitato i concerti di alcuni tra i più grandi nomi della musica italiana.
Un altro grande cantautore presente sul palco stasera a sostenere il giovane Alfa è Roberto Vecchioni col brano che trionfò a Sanremo nel 2011, Sogna ragazzo Sogna, che suscita una standing ovation del pubblico.
La storia italiana è fatta anche di disco music, e in sala si balla sulle note dei Bnkr44 insieme a Pino D’Angiò, che presentano Ma quale idea, la sua hit più famosa che, pubblicata nel 1980 in 13 Paesi, ha venduto milioni di copie. Prima volta a Sanremo per il cantautore campano, tornato sulle scene dopo un lungo periodo di malattia che gli impediva di cantare.
Una vera cavalcata dei giganti della musica italiana col duetto di Irama e Riccardo Cocciante con Quando finisce un amore, canzone che compie 50 anni e che nell’interpretazione dei due artisti dal timbro affine non perde il suo pathos. Prima di andar via, Cocciante regala ancora al pubblico una strofa a cappella di un altro dei suoi successi, Vivere per Amare.
Classica con leggerezza l’esibizione di Fiorella Mannoia con Francesco Gabbani nell’interpretazione dei rispettivi successi Che sia Benedetta e Occidentalis Karma, quanto intensa e introspettiva la versione di Hallelujah, capolavoro di Leonard Cohen del 1984, da parte dei Santi Francesi accompagnati dalla rockstar internazionale Skin. Nota di merito alle armonizzazioni liriche, in volo libero sugli acuti. Il pubblico apprezza e si alza in piedi.
È Arisa, stavolta, a riscaldare con i suoi arabeschi vocali il cuore degli infreddoliti spettatori del Suzuki Stage sulle note de La Notte, accompagnata dal pianista Gioni Barbera.
È stata anche una celebrazione dello stesso Festival, con alcuni tra i brani più celebri della storia di Sanremo. Tra questi i successi supercoverizzati a livello internazionale Sarà perché ti amo e Mamma Maria dei Ricchi e un po’ più Poveri con Paola e Chiara, mentre il pubblico dell’Ariston ha modo di ballare sgranchirsi le gambe, un esercizio utile in oltre 6 ore di trasmissione.
Ennesimo tributo agli sport più amati l’ospitata del Campione MotoGP Checco Bagnaia, liquidato in pochi secondi nella parata godibile ma un po’ ansiogena, così dopo una domanda sui suoi gusti musicali (ama il rock che gli dà la giusta carica, fa in tempo a dire), è subito invitato a calarsi nei panni del presentatore occasionale con l’annuncio del medley Italiano Vero da parte del duo Ghali – Souhayl Guesmi in arte Ratchopper, autore e produttore tunisino, riferimento della scena rap e trap mondiale. L’omaggio al Toto nazionale si mescola a Bayna, cantata in arabo, e a Cara Italia successo del 2018 con cui Ghali già cantava lo spaesamento dell’italiano di seconda generazione. Bravissimo – messaggio più attuale che mai: la nuova Italia è qui.
La pattinatrice artistica Carolina Kostner viene salutata dalla platea, facendo a mala pena in tempo a mostrare una maglia col simbolo di un importante sponsor.
Dopo una défaillance tecnica, che vale a far salire la tensione, la tigre dalla criniera azzurra Loredana Berté intona col suo graffio Ragazzo mio di Luigi Tenco con arrangiamento di Ivano Fossati. La accompagna il sound contemporaneo di Venerus.
È un medley partenopeo quello proposto da Geolier con Gué, Luché e Gigi D’Alessio (che canta per 15 secondi netti). Sono Brivido O’ Primm’ammore e Chiagne i brani scelti per onorare gli artisti napoletani ospiti, con cui Geolier ha collaborato in passato. Dopo lo scudetto galvanizzante al Napoli, l’artista del popolo, arrivato al primo posto nella Top Five della serata, potrebbe sferzare il colpo di coda vincente dell’intero Festival, a dispetto dei pronostici rosa.
Parentesi cinema con la discesa dalla doppia scala scenografica delle attrici Margherita Bui, al suo esordio come regista, e Elena Sofia Ricci, amiche nella vita, per promuovere il film Volare, che sarà nelle sale italiane dal 22 febbraio. Momento marketing anche per la miniserie “Mameli – Il ragazzo che sognò l’Italia, diretta di Luca Lucini e Ago Panini, in arrivo su Rai 1.
“Il capitano ti aspetta” è il motto del Beach Club della nave Costa Smeralda, il “terzo palco” di Sanremo, che accoglie con fragore il dj Gigi D’Agostino, simbolo della musica dance italiana anni Novanta e Duemila, che ritorna in pista dopo un lungo periodo di lotta contro una grave malattia.
Emozionante il tributo di Angelina Mango (che riceve in giornata un inaspettato in bocca al lupo dallo stilista Tommy Hilfiger. La più amata dagli americani?), all’indimenticato padre con la canzone La Rondine, in un arrangiamento realizzato dalla stessa Angelina e da suo fratello Filippo, eseguito dal Quartetto d’Archi dell’Orchestra di Roma. Tutti in piedi in lacrime e subito dopo, sulle montagne russe emotive, elettrizzati a ballare per il medley salentino proposto da Alessandra Amoroso e i Boomdabash.
Dargen D’Amico, con la Babelnova Orchestra, propone due successi del suo repertorio, concludendo l’esibizione con un nuovo appello alle coscienze per un immediato cessate il fuoco. Sorprendente – e omaggio alla Sardegna – la fusione timbrica della fluttuante voce di Mahmood e dei Tenores di Bitti, già saliti alla ribalta internazionale grazie alla collaborazione con Peter Gabriel, con il capolavoro di Lucio Dalla Come è profondo il mare.

Suscita un forte impatto emotivo l’esibizione di Mr. Rain e i Gemelli DiVersi, una delle prime crew del rap italiano che, impreziosita da una svolazzante coreografia delle Farfalle della ginnastica azzurra che rappresenteranno l’Italia alle Olimpiadi estive di Parigi, porta sul palco di Sanremo con Mary – successo del 2002 – una riflessione su un tema urgente quale è quello della violenza contro le donne.
I Negramaro con Malika Ayane cantano La canzone del Sole di Battisti, ed è subito ricordo di gioventù in spiaggia con la chitarra in braccio e una limonata.
Mentre volge al termine la sfiancante maratona pro musica italiana nell’eternità, con Imbranato, Non me lo so spiegare e Sere Nere si incensa anche Tiziano Ferro col duo Emma e Bresh, che si professano grandi fan dell’artista.
È la volta de Il Volo insieme a Steve Burns, storico chitarrista di Vasco Rossi, con la canzone dei Queen Who Wants to live forever, scritta su un taxi da Brian May, appassionato melomane, che ha concepito il brano come un’aria d’opera, consacrata alla memoria collettiva imperitura dal film Highlander – L’ultimo immortale, diretto da Russell Mulcahy.
È Diodato a rendere un doveroso omaggio a Fabrizio De André, che non poteva mancare, preceduto da un monologo di Filippo Timi, col brano Amore che vieni, amore che vai insieme a Jack Savoretti, artista londinese con cittadinanza italiana.
Tagliente l’interpretazione di Lamette da parte dei La Sad insieme all’icona del punk italiano Donatella Rettore.
Dopo l’Eros nazionale, un altro ragazzo di periferia ha conquistato per ben due volte, urlando la rabbia sociale, il podio di Sanremo. Ed è con Fabrizio Moro, in un medley dei suoi successi, che duetta Il Tre.
A notte fonda ci dà un bello scossone il ritornello più seduttivo del pop mondiale, quello di Lady Marmalade, universalmente conosciuto come Voulez-vous coucher avec moi, ce soir?, il singolo delle Labelle che raggiunse la prima posizione del Billboard Hot 100, altro riff stra-coverizzato.
Maninni con Ermal Meta propongono la canzone Non mi avete fatto niente, che vinse Sanremo 2018, il cui testo è un manifesto, più attuale oggi che allora, contro tutte le guerre.
Col penultimo brano in gara si torna alla dance italiana con un medley di successi che hanno scalato le chart americane, interpretato da Fred De Palma con i suoi idoli Eiffel 65. L’Ariston, nel cuore della notte, si scatena, trasformandosi in una discoteca.
Nell’ultima canzone in gara, le due grandi voci della musica italiana, Francesco Renga e Nek, si reinterpretano, rendendo merito a due carriere e a due personalità musicali mature e aromatiche come un whisky doppio malto. È proprio quello che ci vuole dopo la lunga parata militar-musicale, estenuante eppure, nel Best of the Best della musica italiana, commovente a tratti. Il pubblico sanremese è ubriaco da tutta quella baraonda ma, proprio quando si appresta a mettere il pigiama, ecco la sorpresona della serata: dopo 27 anni, tornano sul palco di Sanremo i Jalisse, i vincitori outsider del 1997 con Fiumi di Parole, diretti non da uno, ma da due Maestri. Sul podio, infatti, accanto a Leonardo De Amicis, sorpresa nella sorpresa che ha dell’assurdo, compare il maestro Peppe Vessicchio. È troppo, non lo meritiamo.
Top Five della serata delle cover:
- Geolier/Gué/Luché/Gigi D’Alessio – risultato fischiato dal pubblico in sala che avrebbe preferito la numero
- Angelina Mango/ Quartetto d’Archi dell’Orchestra di Roma
- Annalisa/La Rappresentante di Lista/Coro Artemia
- Ghali/Ratchopper
- Alfa/Roberto Vecchioni