È con la spinta data dall’impressionante boom di ascolti della Prima Serata, vista da 10 milioni 561mila spettatori, con uno share del 65.1%, che si è dipanata la Serata di mercoledì 7 febbraio, simpaticamente aperta dal nonno radiofonico Ruggiero Del Vecchio.
Tutti i volti dell’amore sono rappresentati nelle prime 15 canzoni, i cui interpreti sono presentati dai cantanti che nella serata non sono in gara, mentre stasera avverrà il contrario. Regina della serata è Giorgia, in veste di co-co e interprete, accolta da un boato del pubblico e una standing ovation anche degli orchestrali, in onore al suo talento straordinario. Sceglie per l’occasione un look charleston che, guardando agli anni ’20, non potrebbe essere più d’annata, un po’ demodé ma classico. Tra una presentazione e l’altra dei presentatori che, a loro volta, introducono gli artisti, porta in scena la sua classe, dapprima proponendo il brano E poi, che festeggia 30 anni di vita musicale, e, nel mezzo della serata, un Best of dei suoi brani, sfoderando uno stile vocale e un virtuosismo naturale, mai ostentato, che la rendono unica nel panorama musicale italiano.
Uno dei momenti top della serata è rappresentato dal ritorno di Giovanni Allevi dopo due anni di assenza dalle scene a causa della malattia, comunicata ai fans via social. Nonostante il pianista non sia ancora completamente guarito da quella neoplasia dal “suono dolce”, il mieloma multiplo, che lo ha tenuto lontano dalle scene dal 2022, sceglie il palco di Sanremo per un ritorno in grande che anticipa il suo imminente Piano Solo Tour nei teatri italiani, che registrano già il tutto esaurito. E se può essere discutibile la sua decisione di parlare del suo calvario davanti a milioni di persone, è lo stesso Amadeus a presentarlo come “testimonial” della sua battaglia e “portavoce” di chi si trova nella sua condizione. Il pubblico risponde con un lungo e caloroso applauso tributato in piedi all’artista che, in un toccante monologo, esprime gratitudine nei confronti della Bellezza del creato e riconoscenza per il “talento” del personale sanitario e per la ricerca scientifica, nonché per la forza, l’affetto e l’esempio dei tanti altri “guerrieri” che ogni giorno lottano contro le malattie.

Presentatosi dimesso, in un subitaneo coup de théâtre, si toglie la cuffietta di lana a mostrare la sua riccioluta testa canuta in segno di accettazione della propria condizione e di sé, perché “ognuno è unico e irripetibile e a suo modo”, scomodando Kant e la permanenza del mutevole e dichiarando di aver imparato dalla sofferenza a lasciar andare i giudizi altrui, riferendosi probabilmente anche a quelli musicali, che sono tanti, nonostante la cieca devozione dei più. Scusandosi, infine, per il tremore alle dita causato da una neuropatia, dopo tanto tempo rimette le mani in pubblico su un pianoforte, eseguendo il brano “speranzoso” Tomorrow dal musical Annie.
Per ricordare il dramma vissuto dai romagnoli durante l’alluvione del 2023, non manca il momento “Vai col Lisssio” con la tradizionale Orchestra di Mirko Casadei e l’orchestra più contemporanea Santa Balera, che incarna la generazione Z del Liscio, unite insieme sulle note di Romagna Mia.
Ad esibirsi nel Suzuki Stage è Rosa Chemical con la canzone Made in Italy che tanto aveva suscitato scalpore nella scorsa edizione, concludendosi con la famosa “limonata” (cit. Chiara Ferragni, co-conduttrice 2023) tra il cantante e Fedez.

Trepidazione per l’arrivo del Superospite internazionale. È con la giusta enfasi che Giorgia presenta John Travolta sulle note di Nino Rota ne La Strada di Fellini, film che l’attore dichiara di aver visto all’età di 4 anni, innamorandosi di Giulietta Masina. Arriva Amadeus che scimmiotta insieme al divo hollywoodiano qualche passo delle sue più celebri coreografie, da Staying Alive a Grease, all’immancabile Pulp Fiction, finché i due, non l’avessero mai fatto…, tra le strette di mano del pubblico, vanno a trovare Fiorello all’Aristonello. L’animatore delle notti sanremesi invita la star a ballare, seppure svogliatamente e con un sorriso imbarazzato, il Ballo del Qua Qua, “Qua Qua Dance”, suscitando numerose critiche sui social, ed effettivamente la discutibile gag ci fa quasi crollare un mito. Tuttavia, ormai contagiati dalla febbre del ballo, lo spettacolo continua sul palco galleggiante del Costa Smeralda, dove Bob Sincler, noto dj e producer francese, infiamma il beach club con un dance party “più cool di Ibiza”.
È decisamente la serata delle donne, per le tematiche rappresentate sul palco. In questo senso, il momento più alto della serata, dal punto di vista dell’attenzione al sociale, è sicuramente il doveroso richiamo alla piaga del femminicidio, attraverso l’esibizione del cast della serie TV Mare Fuori, le cui attrici a attori hanno declamato e interpretato ognuno una parola che esprime un glossario rinnovato dell’amore scritto dall’autore Matteo Bussola. Otto parole (ascolta, accogli, accetta, impara, verità, accanto, no, insieme), interpretate ognuna dagli attori e attrici Matteo Paolillo, Giovanna Sannino, Domenico Cuomo, Yeva Saia, Antonio d’Aquino, Francesco Panarella, Massimiliano Caiazzo e Maria Esposito, a ricordarci che è necessario che una nuova educazione sentimentale parta proprio da un rinnovato linguaggio d’amore, fatto di rispetto e consapevolezza, e che l’evoluzione delle relazioni tra uomini e donne, attualmente così problematiche, può dipendere solo da noi. Inevitabile proporre, a conclusione dell’intervento del cast, il main theme della colonna sonora, ‘O mar for, cantato da Matteo Paolillo.
Ma solo le cantanti stesse presenti sul palco dell’Ariston a testimoniare con la loro storia che nessuna donna è, purtroppo, ancora immune dal pregiudizio sessista che conduce spesso alla denigrazione della femminilità, alle relazioni disfunzionali e, nei casi più estremi ma niente affatto rari, alla morte. Big Mama, nel testo de La rabbia non ti basta, denuncia quanto sia difficile far fronte ai giudizi e all’odio degli altri, che possono far male più di un colpo d’arma da fuoco (E ti restava solo incassarli/È facile distruggere i più fragili/Colpire e poi affondare). A proposito dell’artista, è notizia dell’ultim’ora la richiesta, rivolta dall’Amministratore Delegato della Rai Roberto Sergio alla Direzione Organizzazione Risurse Umane della Rai, di aprire un provvedimento disciplinare per body shaming nei confronti di un giornalista dipendente dell’azienda che avrebbe pubblicato un tweet offensivo sulla fisicità dell’artista in gara.

E non c’è carriera brillante che possa permettere a una donna di non farsi scalfire, ferire e sommergere dalle shitstorm riversate quotidianamente sui social. Alessandra Amoroso, per la prima volta a Sanremo come cantante in gara con Fino a qui, scoppia in lacrime in conferenza stampa nel leggere alcuni insulti ricevuti in rete, ricevendo persino una minaccia di morte dopo che, nel 2022, si era rifiutata di fare una foto con una fan, tanto da dover scappare in Colombia e sparire per un po’ per non farsi distruggere emotivamente.
E se una donna riesce a reagire e a rendersi immune agli attacchi, di solito ha pagato l’accettazione di sé a caro prezzo. È il caso della rocker nostrana, l’intramontabile Loredana Berté, che calca il palco di Sanremo con la fierezza e il graffio di una tigre abusata ma non abbattuta da una vita vissuta all’ultimo sangue. È un inno all’amor proprio e alla consapevolezza di sé il testo di Pazza, ironicamente autobiografico, quello che la non-Signora della musica propone anche nella Seconda Serata, presentata da un intimorito Sangiovanni, cui la nostra, sfoderando ancora delle gambe che non accusano l’età, dispensa qualche consiglio di vita en passant, prima di intonare i versi del suo brano. “Sono pazza di me perché mi sono odiata abbastanza” dovrebbe essere il mantra di tutte le donne schiave dei giudizi altrui, che non riescono a raggiungere un’autodeterminazione e una consapevolezza di sé così come sono, senza riuscire a liberarsi dal giogo del giudizio altrui. “Prima ti dicono pazza e poi ti fanno santa”, tanto è mutevole e superficiale il giudizio degli altri.
E non è stata immune dalle critiche dei “leoni da tastiera” neanche Emma, che più volte, nel corso della sua carriera si è dovuta difendere a colpi di stories su Instagram nei confronti di chi, e spesso erano donne, la denigrava per il suo aspetto fisico, ricordando che sono le parole, non i corpi, ad avere un peso specifico, e che possono fare male a chi non è in grado di reggerle. Sono i Santi Francesi che introducono l’artista che, finalmente libera dalle zavorre giudicanti, azzarda un look più glam con stivaloni in latex. È un canto liberatorio quello di Apnea, incentrato su un rapporto conflittuale, di quelli nei quali spesso le donne rimangono invischiate, tanto da farsi tagliare il cuore con le forbici e rimanere in bilico, in virtù del brivido di stare bene, che dura un istante.

Sono dunque le donne, con le loro fragilità a le loro conquiste, ad essere protagoniste di questa edizione del Festival di Sanremo, unite insieme in una lotta transgenerazionale, dalle più giovani alle più âgées, nella dura conquista della parità e, con essa, di un’identità forte e salda, a dispetto degli attacchi che arrivano da ogni parte e a volte persino da chi ci cammina a fianco, un compagno, un amico, un amante, e questo fa ancora più male. Sarà la Berté a vincere il Festival, non solo per onorarne la carriera ma anche per il pezzo decisamente azzeccato, o piuttosto la giovane gazzella Angelina Mango? Non importa chi sarà, ma è già nell’aria un podio al femminile, simbolo di riconoscimento del talento femminile che nella storia di ogni forma d’arte si è sempre sviluppato sotto traccia.
È però un uomo, Geolier, a trionfare nella provvisoria Top Five della serata, scaturita dal Televoto e dalla giuria delle radio. Non smettiamo di tifare donna per la vittoria finale.