La buona musica può curare l’anima dalle ferite di un periodo di cui si spera di chiudere in fretta la parentesi. Creatività e innovazione sono nel dna di uno dei punti di riferimento mondiali del jazz: il Blue Note.
Per lunghi mesi il locale del Greenwich Village è stato inaccessibile nonostante ci fosse un gran bisogno di riempire il vuoto emozionale generato dal covid con le note calde di sonorità che sanno di America. Ma il Blue Note è pronto a lasciarsi la pandemia alle spalle. I tavoli sono stati spolverati, il calendario è pronto, il 15 giugno si riaprono le porte del locale che quest’anno compie i suoi 40 anni e che è diventato un punto di riferimento tanto da essere considerato uno dei migliori jazz club al mondo.

C’era bisogno di atmosfere suggestive, penombra, quiete condivisa, ed è certamente anche per questo che le prime date sono già sold out. Si parte con Robert Glasper, 3 Grammy e 8 nomination in sei categorie, oltre un Emmy per il suo brano scritto per il documentario“13th”. Un artista in perenne evoluzione, che spazia dalle delicate note sfiorate su un pianoforte all’ R&B. Glasper è impegnato nel difendere la black music e la possibilità di un futuro migliore. “Le vite dei neri contano – dice presentando le sue serate per il Blue Note – e così anche l’amore dei neri. Nessuno vuole una vita senza amore , ma abbiamo generazioni di persone nella nostra comunità che non hanno avuto gli strumenti per avere relazioni sane”.
E aggiunge “Sembra che le persone siano finalmente pronte ad aprire gli occhi sul razzismo sistemico. Se vogliamo parlarne dobbiamo anche parlare di come il razzismo influenza le nostre relazioni, come comunichiamo, come ci vediamo, come ci trattiamo. Non va sempre bene”. Si parte dunque da qui, da un momento che è più di un concerto, ma una riflessione post George Floyd, in una New York che lo scorso anno ha visto crescere le manifestazioni di protesta.

Moti spontanei che anche in Glasper hanno provocato emozioni forti, tanto che lo scorso anno, ad agosto, ha pubblicato “Better Than I Imagined”, primo brano dell’album Black Radio 3. Glasper si esibirà al Blue Note fino al 20 giugno, ma in calendario c’è già un’altra serie di concerti sold out, quelli di Jacob Collier & Friends. Seguiranno, per ora ci sono ancora biglietti, Chris Botti, i Ghost-Note e Ravi Coltrane. La buona musica, dunque, sta tornando e quello che è considerato un tempio del jazz è pronto per proseguire con la sua pluriennale filosofia: dare spazio alle sonorità rispettando gli artisti per poi confermarsi come punto di riferimento di una clientela attenta e appassionata.
Fu il fondatore Danny Bensusan a voler dare un’impronta di questo tipo al locale, consentendo a musicisti che nei jazz club non andavano più da tanto tempo di tornare ad esibirsi dal vivo, in un’atmosfera soft e raccolta. Bensusan riportò sul palco Sarah Vaughn, Dizzie Gillespie e Tito Puente, solo per citare alcuni nomi. I concerti al Blue Note di New York fanno sempre notizia, dal New York Times al New York Post le recensioni sono infinite e sempre positive. È anche questa garanzia di qualità che ha fatto partire il tam tam sul web e sui social: si, si torna a respirare bellezza e a farsi avvolgere da quella musica che sa fare da colonna sonora alle emozioni della rinascita.