Metteva insieme Scarlatti, Gershwin e Steve Wonder con la sua fusione musicale. Era il diavolo e l’acqua santa del jazz e lo dimostrò nel suo pezzo Plays. Chick Corea è morto ieri a Clearwater in Florida dove abitava da tanti anni. Se l’è portato via una rarissima forma di tumore. Chick era americano di nascita e cultura ma aveva l’Italia nel cuore. I nonni erano emigrati a Chelsey, in Massachussetts. Venivano da Albi, paesino arrampicato sulle montagne della Sila Piccola, e da Zacone, in provincia di Messina. E la Sicilia, nei racconti che gli faceva la nonna, è sempre rimasta nel suo cuore tanto che compose Sicily proprio sui ricordi delle ninnananna che la nonna gli cantava. Figlio d’arte, perché il padre suonava cornetta, tromba e clarinetto in importanti bande musicali del tempo. Musica swing con la Dixieband. Lui, invece pianoforte, keyboard e anche batteria, strumento di contrasto di ritmo e non di armonia. Ma questa era la sua versatilità creativa: riusciva a combinare nelle sue interpretazioni musicali le note originali, modificando il tempo, gli arpeggi, il ritmo e la melodia.
Il Jazz si basa sull’improvvisazione. In parole povere, lo spartito c’è, ma non è detto che il musicista debba seguirlo nelle tonalità, accordi, cromatismi e scale armoniche. L’importante che ci sia l’interazione con gli altri componenti della banda musicale e che ci siano dei punti di riferimento per il “rientro” dopo gli assolo.
E Chick Corea è stato un maestro di questo genere. Interpretava e componeva musica classica, adattata e interpretata alla sua visione musicale. Ha dato un suono nuovo con il suo modo di approcciarsi al pianoforte e al keyboard e non solo nel jazz, ma anche nel rock e nella fusion.
Armando Anthony Corea, detto Chick, era nato il 12 giugno 1941. La sua carriera musicale iniziò negli anni Sessanta, e il suo primo album da leader fu Tones For Joan’s Bones del 1966. Un inizio che non ebbe molto successo perché in quegli anni dominati dallo swing e dal rock era difficile capire le sue interpretazioni. La musica, anche quella jazz, era più tradizionale. Il successo esplose con Now He Sings, Now He Sobs del 1968, album che fa parte della storia del jazz. Tanto bravo che Miles Davis lo volle nella sua banda e qui Chick scoprì un nuovo strumento musicale: il keyboard, il piano elettronico. Un fattore molto importante della sua vita fu quando si convertì alla Scientology, il movimento religioso fondato da Ron Hubbard che cambiò radicalmente il suo stile di vita. Lasciò Miles Davis e riprese la sua carriera con i Circle, per poi creare i Return to Forever, gruppo di base jazz con forte sonorità rock. Con lui dal 1974 Al Di Meola, pregiatissimo chitarrista. Tanto che nel 1975 l’album No Mystery venne premiato con il Grammy. Ma questo fu solo il primo dei suoi 23 Grammy conquistati poi negli anni.
Altri due Grammy li prese con The Leprechaun, e ancora nel 1978 per Friends. La carriera di Chick con i Return to Forever fu un successo dopo l’altro. I musicologi ne esaltavano le sue qualità artistiche, la sua creatività, il suo modo di approccio ai pezzi musicali, la sua genialità nel mettere e fondere musica classica, rock e blues, ma il pubblico jazz tradizionale non lo capiva. Per imporre la sua musica creò la Chick Corea Elektric Band, proprio per non essere forzato dalle case produttrici a creare musiche meno congeniali al suo gusto, ma più acetate dal pubblico. Odiava i cliché musicali, le etichette dei generi. Chick volava con le note, spaziava nella musica. I generi musicali erano per lui una invenzione semplicistica della musica. E con questa formazione conquistò altri Grammy. Ma non solo. Moltissimi musicisti pieni di talento furono attratti dal suo genere particolare di musica e John Patitucci e Dave Weckl entrarono a far parte della sua costellazione.
Raggiunta la notorietà e la sicurezza economica Chick cominciò a studiare altri generi, altre musiche, dal tango al minuetto, dal flamenco ala musica araba di Anouar Brahem sperimentando le scale pentatoniche, cambiando armonie, accordi a pezzi di altri compositori legando svariate e differenti armonie come fece con Plays, composizione presa dalle note di Scarlatti, Gershwin e Stevie Wonder. In Italia aveva suonato all’Umbria Jazz Festival con Stefano Bollani, con Pino Daniele con il quale creò insieme la canzone Sicily: sua la musica, di Pino le parole con cui ottenne la Targa Tenco nel 1993. Ha continuato a suonare fino alla fine del 2020, senza mai smettere fino a ieri. La sua musica è morta quando la morte lo ha stroncato.