“Winter Journey è il viaggio disperato di una piccola famiglia di migranti che si muove in una Europa disastrata. Sì, disastrata”. Così Ludovico Einaudi racconta sua prima opera lirica e parla della sua visione del mondo. “Un mondo dove a guidarlo sono il danaro e l’economia, ed è molto triste. Nonostante nel corso della mia vita mi sia illuso che si potesse arrivare ad un momento migliore, stiamo vivendo invece un momento molto buio”.
Einaudi con lo scrittore Colm Toibin e la regia di Roberto Andò, presentano, in prima assoluta, l’opera lirica “Winter Journey”, co-prodotta dal Teatro Massimo di Palermo e il Teatro di San Carlo di Napoli.
Winter Journey è un viaggio nell’inverno desolato della cara vecchia Europa, quella dei giorni nostri, un viaggio di disperazione e di solitudine per chi lascia la propria terra scappando da guerra e fame. È un canto, una preghiera.
I protagonisti, un uomo e una donna e un bambino divisi dalla guerra, dalle acque del mare, sono interpretati da artisti straordinari come Badara Sek, la voce maschile e Rokia Traoré, e il piccolo Mouhmadou Sazll in scena con la voce di Leslie Nsiah Afriyie. Il politico è affidato a Jonathan Moore, mentre la voce recitante del coro è di Elle Van Knoll.
Non è la prima volta che la musica di Ludovico Einaudi si contamina di suoni che vengono dal resto del mondo. Siamo davanti a un talento immenso, un compositore moderno, con un cognome altisonante, padre editore e nonno Presidente della Repubblica, un Presidente molto amato negli Stati Uniti d’America. Ma negli States conoscono più Ludovico che papà Giulio, suo padre. Un artista che viaggia spesso, che ha suonato tra i ghiacci in Antartide per Greenpeace per sensibilizzare il cambiamento climatico. Seven Days Walking l’ultima fatica musicale, è un progetto composto da sette ore di musica, opera nata durante una passeggiata in montagna, tra i sentieri la neve.
E il freddo paesaggio dell’inverno europeo fa da sfondo nella storia di Winter Journey, l’opera lirica che si arricchisce del grande Einaudi, della poesia del libretto di Colm Toibin e la drammatizzazione di Roberto Andò. Winter Journey, un titolo che allude alla Winterreise di Franz Schubert, è una storia che va oltre i confini ordinari dell’amore dove la solitudine, la disperazione rappresentano quell’immagine dolorosa dei migranti che arrivano a migliaia sui barconi, che attraversano a piedi terre e fili spinati.
“Che l’opera nasca a Palermo, non è un caso. Se c’è una città dell’accoglienza al migrante che ne ha fatto una battaglia politica è proprio Palermo” commenta il regista Roberto Andò. “Mai come oggi, i migranti affrontano il viaggio d’inverno e quel paesaggio dell’Europa stretta dalla morsa del freddo, rivela quel migrante respinto, in cerca di un lavoro e di accoglienza, un essere umano sfortunato perché nato nella parte sbagliata del mondo”.
Il racconto di Toibin, lo scrittore e giornalista, con un vissuto intenso, tra i protagonisti della letteratura contemporanea, è stato recentemente insignito in Italia del Premio Curzio Malaparte.
Alla Voce di New York abbiamo incontrato Ludovico Einaudi e Roberto Andò.
Maestro Andò, lei ha definito quest’opera una poesia e una preghiera.
A: “Sì, ha un tono assorto della parola e del pensiero. Un po’ perché questi tre personaggi vagano e sono l’uno assenti all’altro, si rincorrono con il loro pensieri, e dall’altra c’è questo venir fuori della preghiera nel senso che un tono in cui l’umanità riflette su stessa e nel rifletterà intona un pensiero a quello che noi definiamo preghiera”.
Siamo di fronte alla sua prima opera lirica. Maestro Einaudi, come è il suo Winter Journey?
E: “L’impianto teatrale ed espressivo di questo progetto ha una voce molto interiore, che viene da dentro e anche la musica mantiene questo carattere. Forse a tratti si avvicina ad essere una preghiera. Una preghiera per un mondo che non vorrebbe vivere questi anni che sta vedendo un’Europa che si sta sgretolando. Una preghiera che possa spazzare via questo vento freddo e faccia ritornare il caldo. L’impianto musicale ha l’orchestra del Teatro Massimo e il Coro che quinte canta il testo del libretto e questa preghiera. Nella preghiera c’è il grido dell’Europa che piange… This is the sound of Europe’s cry che si scolpisce nella musica. Poi ci sono le voci che non appartengono alla tradizione europea, quelle di Badara Seck e Rokia Traoré, che cantano e recitano anche nella loro lingua e si compenetrano perfettamente in una scrittura vicina alla nostra tradizione: tradizioni diverse che convivono in un modo molto emozionante”.
E se questa vicenda varca i confini di un amore ordinario, in un viaggio doloroso verso una terra promessa perché non pregare per lei? Per la cara vecchia Europa? This is the sound of Europe’s cry, è il leit motiv della preghiera, ha detto Einaudi. E se Winter Journey è un viaggio assoluto nell’amore, è anche il racconto dell’anima, è una storia di uomini che vagano affrontando insidie, disperazione, separazioni familiari in cerca di quella terra promessa. Forse avremmo tutti bisogno di pregare per un mondo che perso il senso dell’umanità, e una politica spesso assente verso i più sfortunati, nati dalla parte sbagliata del mondo… This is the Europe’s cry, una grido, una preghiera.