
Data e luogo di nascita: 1880, Buenos Aires. Dati anagrafici del Tango collaudate nel secolo scorso dal grande scrittore Jorge Luis Borges che, diceva, “a detta di tutti” l’origine di questa musica avviene “negli stessi luoghi in cui sarebbe nato, pochi anni dopo, il jazz negli Stati Uniti, cioé, nelle casas malas”.
In poche righe, l’autore di “L’Aleph” avvicinava due mondi che sembrano lontani e non lo sono affatto. Perchè è musica de orillas (margini) “dove c’erano i mattatoi, ai margini cioe’ della terra, della polvere” , dove i poveri e i migranti tentano di sopravvivere.
Le periferie cittadine che hanno fatto dire al rivoluzionario del tango Astor Piazzolla, nato a Buenos Aires ma cresciuto a New York con i figli dei mafiosi, che lui non aveva preso quella strada perche’ suo padre lo aveva costretto a studiare musica.
Da questa storia e da questo incrocio, il musicista e compositore siciliano Fabrizio Mocata (1977), ha creato “Swango”, nome che unisce lo swing e il tango per addentrarsi in una sonorità tanguera aggiungendo l’improvvisazione e una pulsazione differente, “una ricerca sul piano melodico e armonico”.
“Per me il Tango è stata una scoperta prima che musicale soprattutto umana. È una musica che racconta una storia universale. Bisogna essere Tango per poterlo suonare non c’è altro modo. Il Tango è per me la condivisione di un sentimento. Il Tango accoglie le diversità culturali e le fa proprie”, spiega Mocata in dialogo con LVNY.
E mentre i politici alzano i muri dell’intolleranza e del razzismo, la musica crea i ponti di integrazione con un equilibrio quasi magico tra il Tango, l’Opera e il Jazz.
Mocata si muove da diversi anni a livello internazionale per fondere stili differenti, come testimoniano i suoi progetti in trio jazz “Puccini Moods” “Free The Opera!”, rileggendo in chiave jazzistica le arie di Puccini e Verdi, oppure il CD “Recital CanTango” progetto capitanato dal tenore F. Armiliato, con ospiti del livello di Luis Bacalov e Daniela Dessì.
“Swango nasce da un incontro culturale fortissimo tra le nostre melodie, la chitarra spagnola, il violino Kletzmer, il bandoneon tedesco e gli accenti ritmici africani. Io sono nato in Sicilia al centro del Mediterraneo e la mia infanzia l’ho passata a Mazara del Vallo dove 1 persona su 5 viene dalla Tunisia dal Marocco”, spiega Mocata.
“Abbiamo una Casbah storica e una Moschea. Sono nato nella diversità culturale e credo nell’integrazione e nella crescita. Il mio stesso cognome ha origini arabe (Mokarta) passate per terra spagnola (Moncada)”, ci racconta con emozione e poi sottolinea che “il tango è una musica che incredibilmente rappresenta un incontro culturale forte e continuo. Per me è stato particolarmente emozionante suonare Tango a Melilla, dalla parte opposta del Mediterraneo in cui sono nato e da cui mi sono affacciato”.
Il CD “Swango” è stato registrato nel MTT Estudio di Buenos Aires a giugno del 2018, con Mix e mastering a cura di Ivan Pantarelli, e pubblicato da Acqua Records, etichetta di primo livello nel Tango di oggi, che per la prima volta presenta un lavoro di un italiano.
Ivan, anche lui italiano e musicista, vive a Montevideo, la capitale dell’ Uruguay, che dalla sponda Orientale del Rio de la Plata condivide con Buenos Aires la via del tango.
“La malinconia porteña (propria del porto di Bs As) è la malinconia universale dell’emigrante, di chi, come me, si sente sempre a casa e mai lo è. La nostalgia ma anche l’allegria di un ritrovarsi in una condizione comune. Forse il Tango mi ha preso così tanto perché ho riconosciuto in qualche modo una storia antica che mi apparteneva. Nei racconti degli anziani vedevo i miei nonni, nel suono del bandoneón un richiamo primitivo. Non si può descrivere ciò che esattamente è il Tango, ma se riesci a sentirlo lo riconoscerai per tutta la vita”, si commuove Fabrizio che, senza saperlo, sta parlando di me e di migliaia di persone di età e condizioni diverse.
Mocata ha registrato a New York il suo disco Letter From Manhattan nel 2011. “Sono andato dieci giorni prima per immergermi nella vita di una città che ha una energia incredibile. Mi hanno fatto visitare ogni posto e ho suonato e condiviso jam session fino all’alba ma mai tenuto un concerto ufficiale”, ricorda.
Tornando all’oggi, il nome SWANGO è stato creato dal ballerino Pablo Veron, che ha così definito lo stile di Mocata dopo averlo ascoltato suonare dal vivo. Ma questo mondo di integrazione culturale si arricchisce con tanti altri particolari, come il nome dell’orchestra formata a Bs.As, che si chiama “L’Atipica Mocata/Tango Wine Orquesta”. L’Atipica scritto in italiano, Wine in inglese e Orquesta in spagnolo. “L’Atipica è una’“orquesta’ che presenta un organico con gli strumenti tradizionali del tango ma si apre a differenti formazioni e a contaminazioni stilistiche. Risulta atipico lo stile e la proposta musicale, oltre che l’incursione di strumenti estranei al Tango.
Il lavoro di Ivan Pantarelli viene considerato nella presentazione ufficiale come “quasi da antico alchimista” che “riesce a miscelare e a valorizzare suoni e caratteri differenti in un sound unico, che svela all’orecchio più attento dettagli e sfumature nascoste di grande importanza” .
“Tango Tano”, che apre il disco, si riferisce a “los tanos”, gli italiani che andavano a cercare un futuro migliore a Bs As, e finisce con l’improvvisazione di Mocata e il contrappunto affidato agli altri strumenti. Nel disco non manca il tributo a Carlos Gardel, e un brano simbolico delle ricerche di Fabrizio, “Sultango”, con le “suggestioni ricevute in un viaggio nella terra dei Sultani”.
Il vino, con il Tango Wine di Monsupello, il brand che segue il progetto nella sua fase creativa e che rappresenta il legame tra tradizione e innovazione”. E poi il charleston, elementi afroamericani, e la “Milonga a la Turca”, riconoscimento al celebre brano di Mozart.
Dunque, tutto un percorso di vita e una proposta di integrazione con musica cittadina, come si definisce quella di Piazzolla, ma anche musica internazionale cittadina. Pochi giorni fa, questo percorso ha dato a Fabrizio un’altra soddifaszione: e’ stato il primo pianista italiano invitato al Festival Internacional del Tango de Valencia.
“Ricapitolando – come diceva l’argentino Borges chiudendo le sue quattro conferenze del 1995 sul Tango – il tango, ma soprattutto la milonga (parola che significa casino, ndr) , e’ stato un simbolo di felicità. Supponendo che tutto questo sia eterno, credo che ci sia qualcosa dell’anima argentina che e’ stato salvato da questi umili, e a volte anonimi, compositori della periferia, qualcosa che tornera’”.
L’anima delle periferie rimane e ritorna nonostante le ingiustizie, le disuguaglianze, i morti in mare, e il razzismo. La musica di Mocata lo dimostra.