Rochester oggi si presenta come una normale città dello Stato di New York, tranquilla, vivibile e con invidiabili indicatori di qualità della vita e le grandi contraddizioni e disparità che attraversano l’America contemporanea.
Per l’Italia non è mai stata una città come tante, ospitando nelle sue strade una delle più grandi comunità italo-americane del paese. Fino agli anni Novanta solo grandi metropoli come New York, Philadelphia, Chicago, Boston, Pittsburgh, Los Angeles, Detroit e Cleveland avevano un numero più alto di cittadini di origini italiane. E se considerate la popolazione di Rochester, poco più di duecento mila abitanti, non è un dato da poco. Per motivi anagrafici e di movimenti migratori interni, oggi il dato è meno forte, ma l’area metropolitana di Rochester ancora oggi preserva una percentuale del 17% di abitanti di origine italiana.
Fu dalla fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta che migliaia di italiani iniziarono a trasferirirsi nella contea di Monroe dove sorge Rochester, con l’allentarsi delle housing policy discriminatorie contro gli immigrati italiani. Buona parte della diffidenza nei confronti della comunità italiana era legata alla reputazione dei nuclei di Cosa Nostra molto attivi in quest’area, come la famosa Famiglia di Rochester, inizialmente legata alla famiglia Valenti e smembrata definitivamente dalle autorità alla fine degli anni Settanta.
Alvin Olavarria, vero nome di Eto, è originario di Rochester, non ha origini italiane, ma ispaniche e come buona parte dei suoi coetanei dalle amicizie meno accomandabili (e, come del resto i maestri dell’Old School) ha sempre subito il fascino dell’immaginario di quelle gang, dei racconti tramandati da generazioni tra i negozi e i ristoranti della Little Italy di Rochester e delle storie romanzate dei classici cinematografici.
Nel 2017, infatti, il talentuoso rapper di Rochester si era messo in mostra per il progetto OMERTA: THE FILM, un EP collaborativo di puro hip hop di tradizione newyorchese scritto insieme al producer di Harlem V Don, con ospiti non da poco, come Westside Gunn, Meyhem Lauren, Willie The Kid, Jai Black e Daniel Son, ospite insieme a Skyzoo, di questo nuovo ambizioso album collaborativo, Long Short Story, uscito il 12 aprile.
Due mesi prima aveva lasciato il segno in maniera forse irreversibile con un altro album collaborativo, Hells Roof, realizzato insieme a DJ Muggs, lo storico producer italo-cubano di Cypress Hill, House Of Pain, Dizzee Rascal, U2 e Depeche Mode e boss del collettivo d’arte Soul Assassins. Hells Roof è il nono capitolo della serie Vs. in cui il Muggs aveva precedentemente coinvolto GZA, Meyhem Lauren e Roc Marciano.
In Long Story Short, uscito il 12 aprile, Eto coinvolge un altro produttore Superior e porta a compimento il suo percorso di rapper maturo, demodé e dalle incredibili doti narrative, tra flash di strada crudi e violenti della sua Rochester, dove le morti violente e la diffusione del crack sono due fenomeni ancora contemporanea nei sobborghi più poveri e degradati della città dove è cresciuto. Non si hanno molte informazioni biografiche su Eto che in passato si faceva chiamare Eto Swayze o Lil Eto e anche sui social la sua presenza è poco spettacolare e romanzata. Nei suoi tantissimi singoli e progetti collaborativi ha sempre preferito lasciare spazio alla sua voce e ai suoi racconti di strada vividi e senza filtri da aspirante erede Raekwon del Wu-Tang Clan e, ovviamente, di Roc Marciano.
Se non avete mai smesso di credere nell’hip hop dell’East Coast, fatevi travolgere dalle barre di Eto.
Ascoltalo su Spotify.
Seguilo su Twitter e su Instagram.