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September 8, 2018
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Dal basket al rap, l’ascesa di Sheck Wes, il senegalese di Harlem

Il diciannovenne amato dalle star è finito sotto contratto con le label di Kanye West e Travis Scott

Piero MerolabyPiero Merola
Dal basket al rap, l’ascesa di Sheck Wes, il senegalese di Harlem

Sheck Wes (foto credit: ShorByCones dal sito djbooth.net)

Time: 3 mins read

Il web a volte continua ad avere dei tempi di reazione un po’ anacronistici.

Il diciannovenne Sheck Wes ha pubblicato il suo primo singolo a metà 2017, ma, a differenza di altri esponenti del cosiddetto “soundcloud rap”, dal nome della piattaforma dove si è diffuso, non ha avuto subito i giusti riconoscimenti.
Il singolo è entrato solo ora, più di un anno dopo, nella prestigiosa top 100 di Billboard. Il web e il potere virale di certi personaggi in questo caso però ha buona parte dei meriti.

Mo Bamba prende il titolo da Mohammed Bamba, giovane centrale degli Orlando Magic suo amico e coetaneo e grazie alle condivisioni illustri di star del calibro di Shaquille O’Neal, Odell Beckham Jr e Drake. Così la traccia che in termini cinematografici ormai sdoganati in altri ambiti potremmo definire una “sleeper hit” per il suo successo a scoppio ritardato sta conquistando le radio e i portali di tutto il mondo grazie a quell’ipnotico andamento che più che alla trap guarda a orizzonti molto East Coast.

Khadim Rassoul Cheikh Fall, vero nome di Sheck Wes, viene proprio da quelle parti, nato meno di vent’anni fa ad Harlem da una coppia di immigrati senegalesi . Da piccolo si trasferisce con i suoi a Milwaukee, dove non si ambienta mai del tutto, un po’ per la provenienza dei suoi genitori, un po’ per le sue origini newyorchesi viste non proprio di buon occhio nella periferia della città del Wisconsin. Anche perché Khadim appena può torna a New York nei periodi di vacanza in cerca di stimoli artisticamente più appaganti.

Definirlo precoce è poco e non è solo merito delle sue permanenze nella Grande Mela . Ad appena nove anni inizia a fare musica e a rappare imitando i suoi idoli di allora. A undici anni ha già un gruppo, i MillYorkers che guida con il nickname di Kid Khadi, in onore del suo idolo Kid Cudi. Tra le altre ispirazioni non ha mai nascosto quelle che riportano alle sue radici, come l’afrobeat di Fela Kuti, ma anche alla vecchia scuola di DMX e Ol’Dirty Bastard.

Di ritorno a New York, appena quattordicenne, oltre a spacciare erba e macchiarsi di piccoli reati di microcriminalità assai diffusi nei project di Harlem dove i suoi prendono un monolocale in affitto, si riscopre giocatore di basket grazie a un fisico imponente e longilineo che lo rende una delle meteore newyorchesi della disciplina negli ambienti scolastici.

I genitori, entrambi convinti musulmani, preoccupati dalle sue brutte compagnie e dal suo stile di vita, nell’estate del 2016 lo spediscono per qualche mese a studiare in in un centro islamico di Touba in Senegal confidando in un suo ravvedimento spirituale, lontano di vizi di New York.

Il soggiorno effettivamente gli giova, se non altro dal punto di vista artistico. Anche perché è in questi mesi che Khadim approfondisce e contamina la sua passione musicale, così come le sue abilità di performer e vocalist che lo porteranno all’ascesa nel mondo hip hop contemporaneo.


I suoi centonovanta centimetri e il suo bell’aspetto da ragazzo per bene fanno drizzare le antenne anche a uno scout degli ambienti della moda che si imbatte in Khadim in metro.

Sheck Wes, suo nuovo soprannome con cui esordisce alla fine del 2016, ha tutte le carte in regola per farsi notare dalle star che contano. E prima di Mo Bamba arrivano altri singoli molto furbi e azzeccati, a partire dal nome, come Lebron James.

I suoi singoli non sfondano fino a inizio 2018, quando esce il video di Mo Bamba, un intenso affresco in bianco e nero delle strade girato nella sua Harlem da WhiteTrashTyler.  Qualche mese dopo arriva l’annuncio della firma con la Cactus Sound di Travis Scott e la G.O.O.D. Music di Kanye West mentre gli endorsement social delle star dello sport e di Drake sospingono Mo Bamba in classifica e nelle playlist virali di Spotify.

Del disco per ora si conosce solo il titolo, mudboy, e gli obiettivi di Sheck Wes sono a dir poco altisonanti.
“Voglio vincere più premi nobel e Grammy possibili, Golden Globe e VMA”, ha dichiarato in un’intervista.
Noi non possiamo che augurarglielo. In fondo non ha ancora compiuto vent’anni.

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Piero Merola

Piero Merola

Laureato in Relazioni Internazionali, lavoro come consulente di comunicazione, pubbliche relazioni e nuovi media. All'interesse per la storia e la politica americana, ho sempre unito quello per la musica. Dopo uno stage in Ambasciata Italiana a Washington, ho seguito per America 24 le presidenziali del 2012, e oggi scrivo per Rivista - Il Mulino. Editor del magazine online Kalporz, dal 2006 scrivo recensioni, interviste e report da ogni dove. Collaboro come ufficio stampa e copywriter con etichette, agenzie di booking, eventi e festival. In passato ho lavorato per festival estivi come Beaches Brew e Ortigia Sound System, oggi per la comunicazione del Diagonal Loft Club e di Deposito Zero Studios dove sono responsabile della direzione artistica del video format Live Zero. In questa rubrica vi presento nomi emergenti della scena americana, alcuni dei quali, intanto, sono diventati grandi.

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