Con la prestigiosa data del Blue Lake Festival sul lago di Caldonazzo, il diciassette luglio, si è concluso il breve viaggio italiano, parte di un tour mondiale, di Suzanne Vega e Gerry Leonard. I più fortunati hanno potuto vederli a Milano, prima data della penisola, all’Auditorium Verdi sui Navigli; il tour è poi proseguito per Cagliari, dove Suzanne ha festeggiato il compleanno. Le tappe successive sono state Foggia e Corigliano d’Otranto per il meridione, Roma, rimandata per maltempo a data da destinarsi, e infine il Trentino. Adesso Suzanne, dopo l’unica serata belga, tornerà brevemente in Regno Unito prima delle date australiane, neozelandesi e giapponesi. Un tour ambizioso, bello e stancante. Ma che ci facevo io, umile e storica fan, alle loro spalle a teatro?
Suzanne Nadine Vega nasce in California cinquantanove anni fa, ma ben presto si trasferisce a Harlem, New York con mamma tedesco-svedese e papà portoricano adottivo. Iscritta al Barnard College, istituto femminile di Manhattan, ancora giovanissima si fa notare nei locali underground del Greenwich Village; sfuggente, insicura e in cerca di un’identità che avrebbe presto trovato, veste da uomo come racconta in quest’intervista recente. Il Bitter End la boccia ogni lunedì notte alle audizioni, ma il Folk City che era stato di Bob Dylan la accoglie cogliendone il potenziale. Già nel 1987 Solitude Standing scalerà le classifiche. L’album contiene Luka, scritta tra l’81 e l’82 e dedicata a un ragazzino-simbolo delle violenze familiari sui minori. Una canzone intramontabile e dolorosissima. Con Tom’s Diner, pezzo-cult, strappa sempre gli applausi più commossi. Nel 2015, Giorgio Moroder riarrangia Tom’s Diner e la affida a Britney Spears nel suo album Déjà Vu. Già nel 1990 i produttori britannici Nick Batt e Neal Slateford avevano riproposto il pezzo remixato. Il Tom’s Diner esiste: è il Tom’s Restaurant all’angolo tra la Broadway e la West 112nd Street a Morningside Heights, in passato tappa fissa per John McCain, noto per le frequenti apparizioni nella sitcom Seinfeld.

Gerry Leonard accompagna Suzanne alla chitarra elettrica con un meraviglioso, malandrino ciuffo blu sul lato destro della nuca – adora ravvivare i suoi capelli nei modi più disparati, mi è stato detto, e non possiamo che rallegrarcene – e un sorriso disarmante da gentleman. Spooky Ghost da solista, il musicista di Dublino nei decenni ha collaborato con i più grandi del rock, uno su tutti David Bowie. Con il Duca Bianco ha musicato Heathen, Reality e The Next Day, accompagnandolo poi in tour. Un duo fortunato, che gli italiani hanno amato. Ho seguito attraverso Facebook le tappe del tour di Suzanne Vega, partecipando attivamente ai due eventi di Milano e Roma.
Un amico di amici infatti, a conoscenza della mia professione e del mio amore per fotografia e musica, mi ha omaggiato di un pass per il backstage per gli show di Milano e Roma. Come una bambina, emozionatissima e alla prima volta dietro le quinte, mi sono armata di coraggio e reflex e ho scattato, registrato, documentato le serate. Durante le prove, mi sono nascosta per gioco dietro il tecnico Mark e ho paparazzato Gerry, che sembrava divertito dalla mia presenza. Questi scatti sono alcuni, i più belli, tra le decine di click archiviati. Stringo la mano a Suzanne in persona, che ha l’aria timida e cortese. Vorrei trattenerla di più, ma si tuffa nella folla per autografi e selfie e mi sfugge. Ho tra le mani una borsa pesantissima alla Mary Poppins, più la macchina fotografica e una busta di gadget. È così buffo, sta franando tutto, così chiedo a Gerry ormai rossa per la vergogna di badare alla borsa mentre dietro le quinte riconsegno tutto ai legittimi proprietari. Pochi minuti dopo lo ritrovo sulla poltroncina del teatro a vigilarla.

La tappa romana, invece, è saltata a pochi minuti dall’inizio del concerto. Era ormai tutto pronto, quando un nubifragio improvviso sulla Casa del Jazz di Porta Ardeatina – e un fulmine che ha fatto sobbalzare sulle sedie già fradice i presenti – ha costretto organizzatori e musicisti a rimandare lo spettacolo, con non poche lamentele. Molti di noi non potranno tornare quando la data verrà recuperata; forse lo spettacolo avrebbe potuto proseguire nel vicino palazzetto al coperto, ma i posti a sedere non sarebbero stati sufficienti. Suzanne è quindi ripartita per il Nord dopo essersi intrattenuta con i fan romani di lunga data.
Have fun, Suzanne. L’Italia ti vuole bene.