Difficile pensare a qualcosa dall’approccio più distante da New Orleans di MJ Guider. Eppure questo misterioso progetto nasce proprio nella storica città del jazz, del blues e della musica nera, nello Stato che ha fatto della musica a stelle e strisce della tradizione la sua cifra stilistica passando per il folk, il country fino ad approcciarsi più di recente al southern hip. Di Melissa Guion, ideatrice e titolare di MJ Guider, si sa pochissimo. Sembrerebbe molto giovane, di certo non è una musicista di origine afro-americana, il suo cognome tradisce semmai radici ispaniche. E con ciò non si pensi a una rivisitazione moderna di quei generi caraibici portati nella città dagli immigrati cubani e centramericani. MJ guider è un progetto di elettronica analogico, fatto di sintetizzatori e basi.
A dispetto di questo filone agli antipodi del calore musicale di New Orleans, Melissa ha ammesso di aver trovato ispirazione proprio nella celebre città della Louisiana ancora scossa dall’uragano Katrina e che sta velocemente cercando di risollevarsi in una ricostruzione non del tutto compiuta. Nella sua mente piuttosto visionaria ha scritto di vedere in MJ Guider la colonna sonora perfetta per i paesaggi periferici di New Orleans in cui si alternano decadenti retaggi post-industriali e la natura più abbandonata e incontaminata. Non siamo nella colonna sonora della prima stagione di True Detective, ma piuttosto dalle parti delle avanguardie elettroniche newyorchesi che si rifanno alla tradizione dream-pop industriale dai tratti gotici dell’Inghilterra degli anni ’80. Bastano pochi secondi per rivivere passaggi del repertorio dei maestri del dream pop, i Cocteau Twins.
MJ Guider è di fatto una band in divenire e completata dai collaboratori Mike ed Emily, ma aperta a nuove aggiunte e collaborazioni. I tre sembrano al momento molto attratti da quelle fascinazioni drone, fatte di synth analogici avvolgenti, atmosferici e distanti. La voce conturbante e aliena di Melissa, letteralmente travolta da spire di riverberi, regala a questa proposta musicale a un primo impatto ostica, una natura molto umana, assimilabile a grandi songwriter sperimentali della scena contemporanea, come Grouper o Julianna Barwick.
Il disco d’esordio, non a caso, non è uscito per una label underground elettronica, ma per l’affidabile Kranky, label di Chicago attiva dal 1993, che ha fatto dell’indie rock e del cantautorato psichedelico il suo punto di forza, non senza divagazioni ambient e sperimentali, vedi Labradford, Stars of the Lid, Charalambides per poi arrivare ai Deerhunter con i vari side-project e alla stessa Grouper.
Precious Systems non è la prima uscita a nome MJ Guider. Fa seguito al promettente Green Plastic del 2013, ma fa un passo avanti. A livello di produzione e sonorità, si sente il lavoro in studio. Rispetto ai suoi primi esperimenti, Melissa, quando vuole fa emergere la sua voce oscura e inquietante, dando dei toni quasi gotici a questo inebriante viaggio negli abissi della psiche. Synth gelidi, drone ed echi shoegaze che annebbiano la vista per nove tracce senza cali di tensione.
Vi sembrerà di ascoltare una band scandinava, o al massimo, nei momenti più orecchiabili, qualcosa che si avvicina a Zola Jesus, ma MJ Guider è l’improbabile era glaciale della musica analogica che prende il sopravvento nel profondo Sud degli Stati Uniti.
MJ Guider al momento non è presente su Facebook, né su Twitter. Accontentatevi del suo Bandcamp.