Direttamente da una delle aree dai paesaggi naturalisticamente più suggestivi della stagione autunnale, Liza Victoria, ha appena pubblicato il promettente LP Desert Of Youth, distribuito dal 9 settembre dalla Orindal Records. La piccola etichetta di Chicago si sta facendo conoscere grazie a una serie di vinili a edizione limitata e cassette di artisti solisti che sono soliti registrare in casa le loro produzioni. Liza Victoria ne è un esempio.
Originaria della Portland meno nota musicalmente di quella della costa opposta, la Portland del Maine meridionale, da sempre scrive ballad alla chitarra. Da piccola sognava di diventare una cantante country, sul mito di Shania Twain di cui sua madre è fan. Presto si allontana da questi gusti tradizionali per avventurarsi nell’ascolto di qualsiasi genere musicale, senza distinzioni, dal pop anni ’90 alla psichedelia.
Passa attraverso diverse fasi e da adolescente inizia a cimentarsi nella scrittura di suoi brani, tra una cover e l’altra. Ha elencato artisti come Sibylle Baier, Karen Dalton, Connie Converse e Michael Hurley tra i punti di riferimento che la avvicinano al cantautorato folk. Ama Kath Bloom, Blossom Dearie e ovviamente i maestri Nick Drake ed Elliott Smith, ma è difficile decifrare una fonte di ispirazione più eloquente delle altre.
L’abilità di Lisa/Liza, suo nome d’arte, è nel saper scarnificare al massimo i brani con strutture apparentemente molto semplici, genuine e minimali. La sua voce è ammaliante, sa essere calda e retrò, sa essere algida e contemporanea.
Il talento è cristallino, come si intuisce già dal suo primo esperimento autoprodotto: The First Museum. Uscita nel 2014, la raccolta The First Museum contiene sette brani intensi e genuini che mettono in mostra subito tutte le sue doti. Proprio in questo periodo inizia a esibirsi in piccoli live, dopo aver vinto la sua timidezza e la sua personalità molto introversa. Come ha ammesso, inizia a scrive i suoi brani nell’isolamento dei posti più disparati per evitare di affrontare i commenti dei suoi compagni di stanza, ai tempi del college. Progressivamente inizia ad affrontare la realtà con più sicurezza, ma i suoi brani restano dei perfetti affreschi di tormenti interiori, fuga nel mondo della natura e in suggestioni tra sogno e realtà. Ispirano panorami desolati e solitudini casalinghe.Dopo altre uscite, finalmente decide di portare a compimento il suo primo LP che a partire dal titolo fa da collante tra questi immaginari post-adolescenziali e la passione per i paesaggi più impervi. Deserts of Youth parla dei ricordi del passato e della riscoperta di esperienze passate attraverso i luoghi. Meditazioni malinconiche, senso d’abbandono, nostalgia assimilabile al lirismo di Sufjan Stevens o di una Joanna Newsom, cui si avvicina a tratti anche a livello vocale.
L’esordio di Lisa/Liza riesce a incantare con arrangiamenti ridotti all’osso: voce, chitarra e qualche effetto di riverbero che rende la produzione ancora più autunnale e rievocativa. Avrà pure ascoltato Blood Orange e Beyoncé come tanti suoi coetanei, ma in queste sette tracce senza tempo, vengono alla mente le ballad più sconsolate di Jenny Hval o della stessa Marissa Nadler. Ha formato una band coinvolgendo gli amici Jonathan Downs e Devin Ivy, e si prepara al prossimo tour.
L’autunno è alle porte e Deserts Of Youth sembra arrivato per accompagnarvi verso la nuova stagione nel modo più adatto.