Il 2015-16 è stata un’annata di grazia per Anderson Paak, che a volte troverete scritto come Anderson. Paak. Il 2016 è ancora lungo, ma il nuovo LP Malibu, uscito ufficialmente a metà gennaio, è già segnalato dalla critica internazionale come uno dei possibili dischi migliori dell’anno. Un tassello importante nella sua carriera, dopo la collaborazione con Dr. Dre nel suo disco del grande ritorno del 2015, Compton, e la firma per la label dell’influente producer, la Aftermath Entertainment, formalizzata a inizio anno.
Non sarà giovanissimo, avendo appena compiuto trent’anni, ma il suo talento da cantante r’n’b e rapper è ancora tutto da svelare. I paragoni importanti già si sprecano, da chi lo considera il nuovo D’Angelo o uno dei migliori interpreti vocali black sulla scia di fenomeni più recenti come Frank Ocean o Miguel (che vi abbiamo presentato qualche mese fa).
La storia di Brandon Paak Anderson, vero nome dell’artista, inizia a Oxnard, popoloso centro della California del Sud. La madre è un ex contadina sudcoreana, il padre dopo aver servito per l’Air Force, si reinventa meccanico, ma per problemi con la giustizia, finisce dietro le sbarre. Nonostante i problemi familiari, Brandon mastica musica fin da adolescente, quando si avvicina ai Beatles e diventa fan di Ringo Starr. Così inizia a suonare la batteria e ha l’occasione di mettere in luce i suoi progressi da autodidatta nel coro della chiesa. I lavoretti che lo accompagnano in adolescenza sono dei più disparati. Si occupa della manutenzione dei prati di campi da football e successivamente è assunto in una pot farm a Santa Barbara. Ha un’ottima voce e una vena compositiva molto promettente, ma lo scoprirà soltanto con l’aiuto del guru Shafiq Husayn dei Sa-Ra, che gli dà una mano accogliendolo a Los Angeles, in seguito allo sfratto che Brandon, insieme alla moglie e il figlioletto, subisce dopo aver perso il lavoro di Santa Barbara nel 2010. Shafiq lo assume come assistente, videomaker, editor, scrittore e produttore e decide di puntare sul talento di Anderson.
Dopo Violets Are Blue, il primo EP del 2010 sotto lo pseudonimo di Breezy Lovejoy, escono i primi due LP, entrambi del 2012, Lovejoy e O.B.E. Vol. 1. Nel 2013, con il nuovo nome, Anderson .Paak pubblica una raccolta di cover della tradizione musicale afroamericana e il suo nome inizia a circolare nei giri più influenti di Los Angeles. Il disco d’esordio arriva finalmente nel 2014, si intitola Venice.
Il 2015 è l’anno della svolta con l’uscita del celebratissimo album Compton di Dr. Dre, dove Anderson compare nei credits di ben sei brani. Nel frattempo lavora al seguito di Venice, con un team di produttori e collaboratori di tutto rispetto, da Madlib, noto producer e suo concittadino a Oxnard, allo stesso Dr. Dre e al potentissimo DJ Premiere. Una delle canzoni lascia così tanto il segno da essere praticamente sottratta al disco per essere inclusa in Compton. L’album ha un sound e arrangiamenti di altissima classe, il cuore r’n’b rilegge e rivisita quarant’anni di musica nera dai momenti soul passando per il blues, il funky e il southern hip hop degli ultimi due decenni. Le recensioni sono tutte molto positive, la sua incredibile performance al prestigioso The Late Show with Stephen Colbert lascia tutti a bocca aperta, con due dei migliori brani del disco presentati per la prima volta al pubblico televisivo americano: Silicon Valley e Carry Me.
Anderson .Paak è in tour in Nord America e arriverà finalmente in Europa la prossima estate nella stagione dei festival (maggiori info sul sito ufficiale).