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November 5, 2015
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November 5, 2015
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Frank Sinatra, Hofstra University, Italia, cultura italo-americana

Stanislao PugliesebyStanislao Pugliese
Time: 7 mins read

La conferenza di sei giorni su Frank Sinatra che la Hofstra University ha organizzato in occasione del centenario della sua nascita, costituisce anche un'opportunità per approfondire il rapporto tra il cantante, l'Italia e la cultura italo-americana.

Se da una parte Sinatra è tradizionalmente visto come un orgoglioso difensore del suo retaggio etnico, a mio parere questo suo rapporto con la tradizione italiana e italo-americana resta anche molto ambivalente.

E' certo che la sua infanzia, trascorsa come figlio di immigrati nella cittadina del New Jersey di Hoboken nel primo Novecento, deve averlo messo in contatto con la tradizione italiana del "bel canto" e della lirica. La diffusione delle nuove tecnologie dell'epoca consentiva certamente a molti italiani di ascoltare le arie di Enrico Caruso e di altri cantanti del tempo i cui testi e inflessioni musicali sono chiaramente riscontrabili anche nelle canzoni di Sinatra. Ma, a differenza di altri cantanti a lui contemporanei come Dean Martin (Dino Crocetti) e Jimmy Roselli, Sinatra ha cantato raramente in italiano. Anzi, sia nelle sue esibizioni dal vivo che nelle sue registrazioni in studio, Sinatra ha sempre intenzionalmente evitato di far emergere il suo accento di italo-americano di Hoboken coltivando invece una perfetta dizione canora ispirata allo stile di Cole Porter (sebbene nel suo tempo libero ai bar o ai casinò che amava frequentare, Sinatra, paradossalmente tendeva a rispolverare il suo ruolo di "duro" italo-american0 del New Jersey che gli avrebbe procurato tante grane con le autorità, con gli ammiratori e con la stampa).

Malgrado il fatto che durante la sua vita Sinatra abbia visitato e si sia esibito in Italia ricevendo anche, nel 1958, l'onorificenza di "Uomo dell'Anno" dall'ambasciatore d'Italia in America, il cantante sembra ricalcare l'atteggiamento ambivalente che caratterizza tanti figli di immigrati …….. tra l'esigenza di abbracciare la cultura di famiglia e di prenderne, allo stesso tempo, le distanze nel tentativo di diventare, a pieno titolo, americani. Ad esempio, in una registrazione "pirata" del brano "Glad that we are Italian" eseguito assieme a Dean Martin, Sinatra sembra considerare l'argomento della canzone più come uno scherzo che come una sentita dichiarazione di appartenenza etnica.

Forse, in una certa misura, tutti gli immigrati sentono di aver in qualche modo "tradito" la madre-patria per il solo fatto di essersene andati e i due atteggiamenti che di solito si tende ad assumere in reazione a questo senso di tradimento sono o un certo sentimentalismo nostalgico o una netta rottura con le proprie radici in favore di un'accettazione completa della nuova cultura. Sono gli emigrati ad aver tradito la madrepatria o viceversa?

Il padre di Frank, Anthony Martin Sinatra, era emigrato dalla Sicilia. Proprietario di un bar chiamato "Marty O'Brien" nel tentativo di attrarre una clientela irlandese, Sinatra senior adottò lo stesso nome nel suo tentativo di iniziare una carriera nella boxe. Figlio unico, noto nel quartiere per la sua eleganza incoraggiata dalla madre Dolly, di origini genovesi, Frank si era guadagnato il soprannome di "Slacksie O'Brien".

Resta da capire come questa doppia identità irlandese adottata si sia sovrapposta alla sua associazione con la cultura italiana e italo-americana.

Ciò che sappiamo per certo (dal libro di Peter Hamill "L'importanza di Sinatra") è che quando il musicista Harry James che aveva scritturato Frank Sinatra per la sua orchestra, propose al cantante di cambiare il suo nome in "Frankie Satin", questi si rifiutò. L'aneddoto costrinse Sinatra a riflettere sulle difficoltà di mantenere la propria identità culturale avvertendo, allo stesso tempo, tutta l'influenza della cultura americana e delle leggi del mercato.

Gli studi etnografici e sociologici, così come il patrimonio di ricordi, diari e autobiografie, sono molto chiari. L'esperienza dell'immigrato è quella del doppio legame: da una parte la necessità di preservare le vecchie tradizioni essendo, nel contempo esortato ad "essere americano".

Persino in ambito politico, l'evoluzione di Sinatra è emblematica di quella attraversata da molti italo-americani. Sua madre Dolly era molto attiva negli ambienti del Partito Democratico di Hoboken e Frank, contravvenendo alla tradizione che imponeva alle persone di spettacolo di tenersi alla larga dalla politica, non esitò di dichiarare apertamente il suo sostegno per Franklin Delano Roosevelt prima e per John Fitzgerald Kennedy poi. Uno dei motivi per la successiva svolta a destra di Sinatra, che in tempi più recenti lo spinsero a sostenere Spiro Agnew, Richard Nixon e Ronald Reagan, è stata attribuita ad un presunto "sgarbo" subito da Sinatra, da parte di Robert Kennedy malgrado l'impegno profuso dal cantante in favore della campagna elettorale del fratello Jack.

Ma, al di la di queste circostanze particolari, questa evoluzione politica di Sinatra è, in un certo senso anche tipica della maggioranza di italo-americani che, nel corso degli anni, sono sono gradualmente passati dalle fabbriche, dai sindacati e dai quartieri operai delle varie Little Italy, al ceto medio-borghese, ai sobborghi bianchi e al Partito Repubblicano. Sotto molti aspetti quindi, Sinatra ha confermato e contraddetto allo stesso tempo i più tipici stereotipi sugli italo-americani del ventesimo secolo.

Proprio questi e molti altri aspetti della sua vita, saranno analizzati e discussi nel corsi di questo mese alla Hofstra University in occasione del centenario della nascita di Frank Sinatra. Naturalmente, accanto alle disquisizioni accademiche, ci sarà anche l'opportunità di ascoltare le sue eccezionali interpretazioni musicali che hanno costituito una vera e propria colonna sonora per molta parte della cultura americana del ventesimo secolo.

Gli eventi in programma includono concerti, conferenze, corsi di approfondimento e ospiti speciali. Anche gli studenti daranno il loro contributo con una serie di esibizioni musicali vocali e strumentistiche tratte dal "Great American Songbook".

Tra gli ospiti, interverranno Gay Talese, Pete Hamill, il bassista Jerry Bruno, il conduttore radiofonico Mark Simone, il musicista Bucky Pizzarelli la cantante Jane Monheit, la giornalista di spettacolo Sandy Kenyon, il critico musicale e scrittore Will Friedwald e il biografo James Kaplan, autore di "Sinatra, The Chairman".

Esattamente diciassette anni fa, la Hofstra University scrisse una pagina importante della sua storia rendendo omaggio al "Presidente" [come Sinatra veniva soprannominato NdR] che si era appena spento qualche tempo prima nel 1998. QUella conferenza produsse due libri: "Frank Sinatra: History, Identity and Italian American Culture" (a cura di Stanislao Pugliese) e "Frank Sinatra: The Man, The Music, The Legend" (a cura di Jeanne Fuchs and Ruth Prigozy).

Questo nuovo incontro accademico alla Hofstra University riesamina il ruolo di uno dei protagonisti dell'immaginario collettivo americano e del suo patrimonio culturale.

Tutti gli eventi in programma in questa serie su Sinatra sono gratis e aperti al pubblico, con l'eccezione del concerto di domenica 22 novembre (il Peter B. Clark Memorial Scholarship Fund Concert) che, per motivi di spazio, richiede la prenotazione. Per ulteriori informazioni sui vari eventi in programma si consiglia di contattare il Centro Culturale della Hofstra University o di chiamare il numero di telefono (516) 463-5669.

Molti di questi eventi in programma saranno preceduti da esibizioni degli studenti.

Tra gli eventi in programma, vanno ricordati i seguenti:

Martedi 10 novembre alle 7pm

Due autori leggendari come Gay Talese (Frank Sinatra Has a Cold and Other Essays) e

Pete Hamill (Why Sinatra Matters), discutono "Sinatra As American Icon" (Sinatra icona americana).

Mercoledi 11 novembre alle 5pm

John Bohannon conduttore radiofonico del programma Jazz Café su WRHU-FM e corrispondente di ABC, NBC e CBS Radio intervista il bassista Jerry Bruno.

Giovedi 12 novembre alle 4pm

Sinatra fu un acceso sostenitore delle lotte per i diritti civili e un simpatizzante di Israele e su questo argomento verterà una tavola rotonda alla quale parteciperanno Greg Dunmore, fondatore dell'Associazione nazionale dei Giornalisti Afro-Americani, Shalom L. Goldman, professore di Religioni al Midllebury College e Stanislao Pugliese professore di Storia e Queensboro UNICO professore emerito di studi Italo-americani.

In occasione di questo evento, sarà proiettato anche "The House I Live In" un cortometraggio del 1945 della durata di dieci minuti, diretto da Mervyn LeRoy e interpretato da Sinatra. Il film ha ricevuto il premio Honorary Academy Award nel 1946.

7pm

"The Great American Songbook: Past, Present and Future" è il titolo di un incontro con i professore della Hofstra David Lalama, il musicista, produttore ed autore David Finck, il conduttore, pianista e arrangiatore Tedd Firth, la cantante jazz Jane Monheit, il professore di Storia del Jazz della New Jersey City University Arnold Jay Smith e la presidente della casa discografica My Ideal Music Debbie Whiting.

Mercoledi 18 novembre

4pm

"Lessons Learned from Sinatra" è il titolo di una conferenza e di un corso di approfondimento con il noto conduttore radiofonico Mark Simone che ha presentato molti programmi su Sinatra sui canali radio PBS e ABC.

8pm

Will Friedwald, critico musicale e autore di "Sinatra! The Song Is You: A Singer’s Art" presenta “Sinatra: The Television Factor,” con un'introduzione di Robert Foster, direttore esecutivo dell'Hoboken Historical Museum.

Giovedi 19 novembre

4pm

Una discussione su "Frank Sinatra and Italian American Culture” con il professor John Gennari della Vermont University, Joe e Sal Scognamillo, proprietari di Patsy's Restaurant (che Sinatra frequentava con regolarita), Mark Rotella, autore di "Amore: The Story of Italian-American Song" e Rocco Marinaccio, professore di Inglese al Manhattan College.

7:30 pm

La nota giornalista Sandy Kenyon, il critico musicale Will Friedwald, il biografo di Sinatra James Kaplan, il conduttore radiofonico di WKRB-FM Ron Forman e il Direttore Artistico della Bronx Opera Company Michael Spierman si confronteranno nella discussione "Assessing Frank Sinatra".

Domenica 22 novembre

4pm

I partecipanti avranno l'opportunità di assistere ad una sessione di prova aperta a pubblico condotta dal leggendario chitarrista jazz Bucky Pizzarelli che ha suonato con Sinatra e che ricopre il ruolo di "Ospite Artistico" della Fondazione D'Addario della Hofstra University.

7pm

Il concerto organizzato dal Peter B. Clark Memorial Scholarship Fund vedrà protagonisti Bucky Pizzarelli e i membri dei gruppi Hofstra Jazz Ensemble e Hofstra Vocal Jazz Quartet and Singers. Questo spettacolo si terrà all'Helene Fortunoff Theater. Il costo del biglietto è di $10 e $8 per gli anziani oltre i 65 anni e per gli spettator esterni alla Hofstra University muniti di documento di riconoscimento.

I biglietti saranno disponibili al botteghino della Hofstra o a Hofstratickets.com.

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Stanislao Pugliese

Stanislao Pugliese

Stanislao G. Pugliese è professore di storia europea e Queensboro Unico Distinguished Professor od Italian and Italian American Studies alla Hofstra University. E’ l’autore, editore, o traduttore di quindici libri, tra i quali "Bitter Spring: a Life of Ignazio Silone". E’ il curatore di "Fear of Freedom" di Carlo Levi e della prima traduzione all’inglese del lavoro di riferimento di Claudio Pavone "A Civil War: a History of the Italian Renaissance". Con Brenda Elsey, e co-curatore di "Football and the Boundaries of History: Critical Studies in Soccer"; Con Pellegrino D’Acierno ha curato "Delirius Naples: A Cultural History of the City of the Sun". Stanislao G. Pugliese is professor of European history and the Queensboro Unico Distinguished Professor of Italian and Italian American Studies at Hofstra University. He is the author, editor or translator of fifteen books, including Bitter Spring: A Life of Ignazio Silone. He is the editor of Carlo Levi’s Fear of Freedom and the first English translation of Claudio Pavone’s landmark work A Civil War: A History of the Italian Resistance. With Brenda Elsey, he is co-editor of Football and the Boundaries of History: Critical Studies in Soccer; with Pellegrino D’Acierno he is co-editor of Delirious Naples: A Cultural History of the City of the Sun.

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