La storia di DeJ Loaf non è la storia romanzata dell'artista cresciuta in quartieri più o meno malfamati che assurge al successo nella terra delle opportunità. La sua storia parte quando nel 1995 perde, a soli quattro anni, il padre, assassinato in uno scontro a fuoco in uno dei quartieri più problematici e violenti di East Side Detroit. Nessuna mitizzazione dell'ascesa dal ghetto, ma un'esperienza che ha marchiato a fuoco la sua giovane vita accompagnandola negli anni fino alla meritata popolarità degli ultimi mesi, senza ancora un vero e proprio LP nei negozi.
Appena vent'anni dopo è una piccola stella in ascesa: Drake la ama e ha postato una citazione di un suo brano in una foto su Instagram. Wiz Khalifa, E-40 e T.I. l'hanno già remixata e la Columbia Records ne ha acquisito i diritti per il primo LP ufficiale che dovrebbe vedere la luce tra la fine del 2015 e l'inizio del 2016.
Cresciuta tra gli appartamenti di Fairview Manor è grazie al padre che fin da piccolissima si avvicina alla musica black. Così, non ancora studente delle elementari, è sommersa in casa dalle musiche di 2Pac, Rakim, Miles Davis. La madre è una fan di Mary J. Blige e Toni Braxton, la nonna una seguace della prima ora di Erykah Badu. Così Deja Trimble, (vero nome di DeJ Loaf, soprannome che deriva dalla sua passione per le loaf, le sneaker come le Air Jordan), cresce nell'ecosistema perfetto per costruire la propria solida formazione musicale che dal jazz arriva all'hip hop passando per soul e r'n'b.
Studentessa modello, fin dai primi anni di scuola, a soli nove anni, incredibilmente precoce, inizia a cantare e a scrivere le sue prime canzoni. Le storie che racconta sono quelle del degrado e della violenza che vive sulla sua pelle nelle strade che percorre tutti i giorni. Inizialmente è il basket a fare da sfogo, poi la musica gradualmente soppianta la passione sportiva ai tempi del liceo. Si iscrive a infermeria, ma anche questa vocazione non fa per lei, perché dopo appena un anno e mezzo abbandona la Saginaw Valley State University per dedicarsi unicamente alla musica. Nel 2012 autoproduce il suo primo promettente mixtape Just Do It che lascia a bocca il rapper Say It Ain't Tone, concittadino, amico e collaboratore di Big Sean. I due vedono in lei le potenzialità di una nuova Lauryn Hill nella sua vena molto eclettica nel saper svariare dal songwriting soul al rapper più rabbioso e abrasivo. E così DeJ entra nelle grazie dell'entourage di Tone che ha un suo team, IBGM (I Been Gettin' Money).
Il brano Try Me segna la svolta: la voce e i testi di DeJ hanno un impatto che lascia il segno. Anche i passaggi dai toni più violenti, con il suo flow molto ricercato e morbido, rendono gentile la rabbia del ghetto. In My Life racconta senza filtri le tragedie della sua vita, non solo la morte del padre, ma anche quella di un cugino e della nonna, sullo sfondo di una Detroit che negli ultimi anni non si è rialzata come tante altre grandi città statunitensi. Motivo ricorrente anche in Detroit vs Everybody, un inno all'orgoglio black ferito della metropoli della città di Eminem. Proprio l'icona bianca dell'hip hop di Detroit inserirà il brano nella sua compilation Shady XV, nel 2014, che vede altri prestigiosi featuring come quelli di Royce da 5'9”, Danny Brown, Big Sean e Trick-Trick.
Il gioco è fatto, nel giro di tre anni DeJ diventa una delle voci femminili più celebrate della città e non solo. Una delle star cui è accostata, Nicki Minaj, la sceglie come supporto nel suo The Pinkprint Tour, e il talento della giovane DeJa raggiunge i principali palchi del Nord America. Nel 2015 arriva il disco d'oro con Try Me che diventa un po' tardivamente, una delle hit più ascoltate e cliccate sul web, anche grazie a un videoclip potentissimo che arriva a oltre trenta milioni di visualizzazioni. A inizio ottobre un altro video nei suoi luoghi d'infanzia, quello che accompagna Back Up con featuring di Big Sean, in due settimane raggiunge più di due milioni di visitatori.
Non si conosce ancora il titolo del disco, ma siamo certi che di DeJ Loaf si parlerà ancora a lungo.
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