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June 11, 2015
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Kamasi Washington: il jazz alla portata di tutti

Piero MerolabyPiero Merola
Time: 3 mins read

Pochi generi musicali tradizionali come il jazz hanno continuato negli ultimi decenni a restare immuni a mode, hype e recuperi furbi di giovani band indipendenti. Persino il country e il blues sono stati recuperati inaspettatamente da alcune formazioni indie più slegate alle logiche dei trend contemporanei. Nel caso del jazz mancava ancora un nome in grado negli ultimi anni di raggiungere orecchie poco avvezze al genere. Jazzisti non ci si inventa da un giorno all'altro, i canoni dei vari filoni della musica jazz sono piuttosto codificati e al massimo qualcuno ha riproposto contaminazioni o deviazioni dal retrogusto jazz (si pensi a Flying Lotus in ambito elettronico).

Kamasi Washington è esploso dopo il debutto dello scorso maggio, il triplo LP The Epic, facendo semplicemente quello che ha sempre fatto e gli riesce meglio: jazz, senza compromessi né mezze misure. Certamente due fattori hanno contribuito a far parlare di Kamasi Washington: l'uscita per Brainfeeder (etichetta di Flying Lotus) e  la sua partecipazione alle sessioni del monumentale To Pimp A Butterfly di Kendrick Lamar, album che riesce a condensare funky, g-funk, hip hop e accompagnamenti jazz convincendo al contempo critica e un pubblico davvero traversale (600.000 copie vendute in tre mesi). Ma Kamasi non è l'ultimo arrivato. Nato trentaquattro anni fa a Los Angeles ha dedicato alla musica due terzi della sua vita. 

Kasami è nato e cresciuto a Inglewood da una famiglia di musicisti: la madre Valerie suona il flauto per passione e di mestiere fa la maestra di scienze, suo padre fa il sassofonista in un gruppo soul. A differenza di molti suoi coetanei della zona, impegnati in scontri tra gang assai frequenti e drammatici tra anni Ottanta e Novanta, segue le orme dei genitori e fin dall'età di tredici anni si appassiona al sax, un po' per gioco, un po' per emulare le gesta del padre. Da piccolino aveva studiato clarinetto, batteria e piano, ma solo da adolescente apprezza a pieno le qualità dello strumento. Il talento è ereditario e in due anni non solo impara a suonarlo bene, ma diventa solista nell'ensemble jazz della prestigiosa Hamilton High School Academy. In seguito si unisce alla Multi School Jazz Band, una band di giovani talenti jazz e successivamente darà vita alla sua prima vera e propria band, The Young Jazz Giants. A partire dal nome altisonante, Kasami e soci si prefissano l'obiettivo di riscrivere e svecchiare il jazz contemporaneo americano, un'opera non facilissima in un genere che in tutto e per tutto ha il suo epicentro sulla costa opposta a New York City. Da turnista e collaboratore si affianca a leggende musicali del calibro di McCoy Tyner, Freddie Hubbard, Kenny Burrell e George Duke. A vent'anni, grazie all'amico e producer Terrace Martin, conosce Snoop Dogg che ne apprezza subito il talento e lo convoca in tour in Nord America. Così Kamasi finisce per essere stimato e richiesto in ambiti più estranei al suo background, lavorando in studio e in tour con la star Lauryn Hill, con il rapper-profeta Mos Def e Quincy Jones. Instancabile, forma un'altra band, The Next Step prima di iniziare a lavorare al suo debutto a nome Kasami Washington. 

https://youtube.com/watch?v=-lIhBbTgd18

Esteticamente è un personaggio piuttosto eccentrico e appariscente: folta chioma, pellicce, barba incolta e medaglione. I suoi due cani si chiamano Mecca e Mi'raj, nomi chiaramente ispirati alla tradizione musulmana e, nonostante The Epic sia un album praticamente strumentale, non mancano temi politici tipicamente afro-americani nei titoli e nei riferimenti. In Malcolm's Theme, rilegge in chiave jazz l'elogio funebre al leader della Nation Of Islam, scritto dall'icona del cinema afroamericano Ossie Davis, scomparso dieci anni fa. 

The Epic è un viaggio in tre ore attraverso le migliori vibrazioni del jazz contemporaneo, con ospiti quali l'influente bassista e onnipresente producer Thundercat e Patrice Quinn. Insieme al già menzionato album di Kendrick Lamar, questo di Kasami Washington è un disco che segnerà a lungo l'immaginario musicale black.  

Il sax di Kasami sa essere rabbioso, narrativo, onirico e rievocativo e la produzione dà un tocco fresco e attuale che avvicinerà gli ascoltatori più insospettabili al mondo del jazz. Provate per credere…

Kasami Washington è su Twitter.

 

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Piero Merola

Piero Merola

Laureato in Relazioni Internazionali, lavoro come consulente di comunicazione, pubbliche relazioni e nuovi media. All'interesse per la storia e la politica americana, ho sempre unito quello per la musica. Dopo uno stage in Ambasciata Italiana a Washington, ho seguito per America 24 le presidenziali del 2012, e oggi scrivo per Rivista - Il Mulino. Editor del magazine online Kalporz, dal 2006 scrivo recensioni, interviste e report da ogni dove. Collaboro come ufficio stampa e copywriter con etichette, agenzie di booking, eventi e festival. In passato ho lavorato per festival estivi come Beaches Brew e Ortigia Sound System, oggi per la comunicazione del Diagonal Loft Club e di Deposito Zero Studios dove sono responsabile della direzione artistica del video format Live Zero. In questa rubrica vi presento nomi emergenti della scena americana, alcuni dei quali, intanto, sono diventati grandi.

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