È difficile pensare a New Orleans e a generi diversi dalla tradizione dixieland, jazz e Rhythm and blues che fa della città la capitale storica della musica black. Esistono delle eccezioni e una delle più recenti è rappresentata da Benjamin Booker, songwriter e chitarrista tra i più in voga della scena americana, protagonista di una performance memorabile da Letterman e poi esploso grazie al disco d’esordio Violent Shiver, uscito la scorsa estate.
https://youtube.com/watch?v=xBITOxcZNos
Ha partecipato alle principali rassegne musicali nord-americane, è sbarcato in Europa a fine anno per un piccolo tour promozionale ed è tuttora impegnato in lungo tour mondiale che farà tappa anche al Primavera Sound di Barcellona, uno dei festival più importanti d’Europa tra nuove e vecchie glorie della musica alternativa e indipendente.
Booker, a dirla tutta, non è originario di New Orleans, ma è stato adottato solo mezzo decennio fa dalla città della Louisiana. Nato nel 1989 a Virginia Beach è figlio di un militare che alla fine del suo servizio decide di trasferirsi con la famiglia in Florida, a Tampa. È qui che Benjamin cresce scolasticamente e artisticamente.
Come molti suoi coetanei, la sua passione principale è lo skate, ancora prima della musica. La famiglia è molto religiosa e tradizionalista, non solo per via della professione del padre, ma non interferisce troppo nella formazione culturale del figlio che frequenta la Orange Groove Middle School, istituto di arti performative, e poi la Hillsborough, in un programma di international baccalaureate.
Musicalmente, l’attivissima scena underground punk-hardcore di Tampa contribuisce ad avvicinare Benjamin alle sonorità più garage e abrasive del rock. Su tutti menziona i Cult Ritual e i Merchandise tra i nomi capofila del sottobosco indipendente della città. È una scena molto viva e trasgressiva con festini in gallerie d’arte e dive bar dove droghe e alcol sono consumati senza limiti anche da minori, come racconta in alcuni dei suoi testi più autobiografici.
I genitori di Benjamin non vivono la situazione con la massima serenità, così come non sono troppo convinti dalle velleità cantautorali del figlio che inizia a farsi le ossa nei giri della University of Florida, a Gainesville dove si iscrive a un corso di laurea in giornalismo, anche perché un’altra delle sue passioni è proprio quella del giornalismo musicale. La svolta arriva però imprevedibilmente a New Orleans dove si trasferisce alla fine del college per lavorare in un’organizzazione no-profit che offre sostegno ai quartieri più poveri della città. Arrotonda da volontario nel programma Americorps, guadagna 800 dollari al mese, pagandone 500 di affitto, ma nella città della musica black, inizia a esibirsi da solista.
I suoi punti di riferimento sono The Gun Club, Blind Willie Johnson e i T.Rex e nel 2012 riesce a distribuire il suo primo EP autoprodotto, tra blues, folk, garage-rock e una coinvolgente voce black. Il devastante brano Have You Seen My Son inizia a fare il giro delle radio e di Internet e lo aiuta a firmare un contratto con la ATO Records per lavorare al debutto. Il disco è registrato nel 2013 al The Bomb Shelter, studio analogico di Nashville, con il supporto di Andrija Tokic, produttore degli Alabama Shakes. Il disco accontenta tutti, dai grandi magazine mainstream ai blog indipendenti. Le sue apparizioni in tv, da Jools Holland, dopo Letterman, lasciano a bocca aperta pubblico e critica. Benjamin Booker non ha paura di cimentarsi in un rock-blues piuttosto classico, ma ha uno spirito DIY figlio delle sue prime esperienze musicali in Florida. Jack White si innamora di lui e lo sceglie come supporto e da quel momento in poi il suo cammino è tutto in discesa con Rolling Stone che lo definisce la migliore rockstar del momento.
Tra eredità gospel e visceralità punk, Benjamin Booker è uno di quei musicisti in grado di accontentare veramente tutti.
Lo trovate su Facebook e su Twitter.