Non è esattamente l’esempio tipico della giovane promessa under 20, come spesso accade negli Stati Uniti, eppure Natalie Prass è da considerarsi a tutti gli effetti un’esordiente. Il suo disco di debutto esce il 27 gennaio e, dalle prime anticipazioni, aspira a diventare uno degli album clou di cantautorato femminile del 2015. Mentre segue in tour da supporto in Europa il cantautore americano Ryan Adams, arriverà nei negozi e online l’album omonimo della ventottenne vocalist e compositrice, distribuito dalla Spacebomb Records. La piccola etichetta indipendente ha già distribuito Matthew E. White e ha la sua base a Richmond in Virginia.
Un cerchio si chiude per Natalie che è cresciuta proprio in Virginia, per l’esattezza nella città della NATO, Norfolk, dove ha vissuto fino ai tempi delle superiori. Per il college va a vivere più a nord, sempre sulla East Coast, più precisamente a Boston dove sceglie di studiare al Berklee College of Music. Ci rimane solo un anno. Nonostante le aspettative e la voglia di un ambiente più aperto e stimolante di Norfolk, la grandezza della città finisce per metterla a disagio, così la giovane Natalie si rinchiude la maggior parte del tempo nella sua camera a scrivere brani.
A suo padre viene proposto un lavoro in quel di Nashville, la città simbolo del country, lei ci va un paio di volte per andare a trovare i genitori. E dalle prime amicizie, intuisce che quella della città del Tennessee può rappresentare una dimensione più adatta al suo temperamento. Molto introversa, ama la solitudine e i suoi amici immaginari che ispireranno le sue prime produzioni.
Così Natalie fa il passo coraggioso che in pochi farebbero. Abbandona il prestigioso college di Boston e si iscrive alla meno nota Middle Tennessee State University. Si iscrive a un programma pensato su misura per il songwriting. Ha talento, una voce calda e delicata, ed è incuriosita da ogni strumento e ha un gusto per le composizioni orchestrali e da camera che la renderanno subito una delle musiciste più ambite nel giro di Matthew E. White, amico ai tempi delle superiori con cui rientra in contatto per caso grazie a un amico in comune di Nashville. Il mondo è piccolo anche negli Stati Uniti e grazie a questi incroci riesce a entrare nelle grazie di Jenny Lewis, songwriter di Las Vegas, che la assolda come turnista.
Intanto Natalie pensa al suo esordio e si mette in studio con Trey Pollard e Matthew E. White, proprio nella sua Virginia, a Richomond, negli studi della Spacebomb. Il risultato a partire dai primi tre singoli che anticipano l’uscita del disco, è sorprendente. Ispirata all’icona black Dionne Warwick, ma inevitabilmente segnata dalle atmosfere folk tradizionali tipiche del Sud, Natalie Prass partorisce una raccolta di gemme di pop orchestrale. Ci sono arrangiamenti mozzafiato che non sfigurerebbero dalle parti di Broadway, ci sono dei momenti tra Joni Mitchell e Kate Bush, ma la voce ha il giusto equilibrio tra tradizione bianca country-blues e quella nera del blues e del soul dei grandi classici. Per trovare degli accostamenti più contemporanei, nei momenti più sfarzosi, oltre a riecheggiare Matthew E. White o Joanna Newsom, non si può che pensare a uno dei cantautori più celebrati dello scorso decennio, Sufjan Stevens. Bird Of Prey, My Baby Don’t Understand Me e Why Don’t You Believe In Me suonano già come dei classici senza tempo.
Da un caso di immigrazione interna musicalmente singolare, dalla East Coast al Deep South, è nato un nuovo fenomeno indipendente che per atmosfere e melodie non faticherà a conquistare un pubblico traversale. Natalie Prass è su Facebook, Twitter e su Soundcloud.