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December 19, 2014
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December 19, 2014
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Tinashe, dallo Zimbabwe alla California, una nuova stella R&B

Piero MerolabyPiero Merola
Time: 3 mins read

Con Aquarius, uscito a ottobre, Tinashe si è affermata come una delle promesse r’n’b più interessanti del momento. Il suo cognome è Jørgensen Kachingwe e tradisce un’improbabile mescolanza di origini da tipico melting pot americano. Padre dello Zimbabwe, madre danese, Tinashe è nata in Kentucky dove ha vissuto per i primi mesi della sua vita. Insieme ai genitori e ai fratelli si trasferisce subito a Los Angeles e la sua carriera inizia molto precocemente.

All’età di quattro anni, inizia a studiare danza classica, tip-tap e jazz dancing. Ha il ritmo nel dna e la vivacità della Los Angeles anni Novanta contribuisce a forgiare il suo stile figlio delle popstar di MTV e della tradizione black statunitense. Fino ai diciott’anni Tinashe intraprende qualsiasi tipo di studio in ambito musicale, dal canto al ballo. All’età di quattordici anni entra nella sua prima band, The Stunners, girl band messa in piedi da Colleen Ann Fitzpatrick , alias Vitamin C, storica vocalist della band alternative Eve’s Plum, reinventatasi talent scout e produttrice per giovani band al femminile negli anni Novanta.

Corre l’anno 2007 e il cammino verso il successo di Tinashe sembra già scritto negli astri. Le Stunners guadagnano subito un contratto con Columbia Records grazie al singolone di lancio Bubblegum che a partire dal titolo è un manifesto d’intenti, tra melodie super accattivanti e una produzione da mainstream. Il primo EP delle Stunners arriverà solo due anni dopo per problemi discografici con la Columbia. Contiene cinque brani ispirati a Gwen Stefani e Rihanna ed è trainato dal video di We Got It. Sotto contratto con la Lionsgate Entertainment, è scritto per loro il pilot di uno show televisivo per MTV che non vedrà mai la luce. Fanno il giro delle TV, finiscono ad aprire al tour mondiale di Justin Bieber nel 2010, ma è subito chiaro che la loro esperienza da girl band per ragazzi sta per volgere al termine, nonostante la firma con la Universal. Le Stunner si sciolgono nel 2011 e Tinashe, che ha nel sangue delle ambizioni un po’ più sofisticate, si dà subito alla carriera da solista.

Nello stesso anno, in primavera, si fa apprezzare dal grande pubblico grazie con una struggente esecuzione di God Bless America prima della partita di baseball tra Dodgers e Cubs. Poco più tardi rilascia la cover di How To Love, brano di uno dei suoi idoli hip hop, Lil Wayne, e grazie al video il suo nome inizia a girare subito anche in chiave solista. La Universal torna da lei e la mette sotto contratto e con il video di Can’t Say No, la mossa della potente label si rivela vincente. Il timbro vocale di Tinashe è molto particolare, algido, ma ammiccante, come molte produzioni contemporanee nel panorama del pop elettronico dalle venature black.

Prima dell’esordio ufficiale con Aquarius, rilascia tre mixtape in soli due anni, In Case We Die, Reverie e Black Water che confermano le potenzialità d’autore di Tinashe che ormai si è allontanata dal mondo patinato delle giovani star usa e getta del piccolo schermo.

C’è chi la considera una risposta femminile a uno dei più celebrati talenti contemporanei, Frank Ocean. Il suo R&B ha un respiro attuale e moderno che riesce a unire l’ascoltatore indie e il consumatore più distratto di musica commerciale. Intanto è passata a un’altra major, la RCA, ma la sostanza cambia poco.

Il 2014 è l’anno-chiave del suo esordio in studio. Registrato tra Los Angeles, Atlanta, New York e Toronto, sembra risentire di questo mix di scene e suggestioni. Al suo fianco lavorano alla produzione dei fuoriclasse del settore come Clams Casino, Ryan Hemsworth, Best Kept Secrets e T-Minus. A inizio anno esce il primo singolo, 2 On, scritto insieme a Schoolboy Q, uno dei più noti esponenti della nuova scena hip hop. Il brano scala le classifiche e anticipa l’album insieme a un altro singolo dell’estate, con un altro feat eccellente, Pretend, al fianco del chiacchieratissimo rapper di Harlem A$AP Rocky. Il disco non delude le aspettative, oltre a vedere le comparsate di Future e Dev Hynes aka Blood Orange che abbiamo presentato nei mesi scorsi su queste pagine. Tra ballad, potentissime hit e momenti più dark, Tinashe sembra essere già arrivata ai vertici. Tutto ciò, a soli ventun anni.

Tinashe è su Facebook e su Twitter @tinashe.

 

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Piero Merola

Piero Merola

Laureato in Relazioni Internazionali, lavoro come consulente di comunicazione, pubbliche relazioni e nuovi media. All'interesse per la storia e la politica americana, ho sempre unito quello per la musica. Dopo uno stage in Ambasciata Italiana a Washington, ho seguito per America 24 le presidenziali del 2012, e oggi scrivo per Rivista - Il Mulino. Editor del magazine online Kalporz, dal 2006 scrivo recensioni, interviste e report da ogni dove. Collaboro come ufficio stampa e copywriter con etichette, agenzie di booking, eventi e festival. In passato ho lavorato per festival estivi come Beaches Brew e Ortigia Sound System, oggi per la comunicazione del Diagonal Loft Club e di Deposito Zero Studios dove sono responsabile della direzione artistica del video format Live Zero. In questa rubrica vi presento nomi emergenti della scena americana, alcuni dei quali, intanto, sono diventati grandi.

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