A un primo ascolto sembra di avere a che fare con uno di quei gruppi hype britannici. Voce sinuosa, atmosfere cool e accattivanti. Si fa fatica a credere che Sylvan Esso sia un progetto nato in North Carolina. Lo Stato è da sempre legato alla musica americana della tradizione e, dagli anni '80 in poi, è diventato epicentro musicale grazie alla Merge Records, prestigiosa etichetta indie di Durham nota per Superchunk, Spoon, Neutral Milk Hotel, The Magnetic Fields e Arcade Fire. Tutt’altro stile rispetto alla proposta musicale di questo progetto originario proprio di Durham.
Sono in due, Amelia Meath e Nick Sanborn, capello rosso, estetica da periferia americana, ma vibrazioni che colpiscono al cuore gli appassionati dell’electro-pop contemporaneo e contaminato di sponda Grimes, Purity Ring e Majical Cloudz. Stupisce ancora di più ripercorrere il background musicale dei due. Lei è la voce dei Mountain Main, band di folk indipendente a cappella e tipicamente North Carolina. Lui è già stato al servizio dei Made Of Oak e, soprattutto, dei Megafaun, insieme ad altri barbuti rocker da gusti “americana” poi finiti a suonare nel più noto progetto Bon Iver di Justin Vernon. Si conoscono per caso quando Amelie chiede a Nick un remix dei Mountain Man, trio che grazie alle sue atmosfere eteree e alla voce intensa della Meath si era guadagnato tour di supporto a mostri sacri del genere come Feist o Deer Tick. Mountain Man va in standby, i due rilasciano nel 2013 il remix del brano, Play It Right, a nome Sylvan Esso. Nessun riferimento letterario, il nome lo sceglie Amelie, prendendo spunto da Sylvan Sprite, personaggio del videogame Swords and Sorcery, un'eroina femminile fantasy che ispira l'immaginario della cantante.
Ciò che conta è che il brano fa il giro del web nelle webzine specializzate. Le venature folk si percepiscono nelle armonie e nei fraseggi vocali della Meath, ma l’imprevedibile vena sintetica di Sanborn proietta i brani in un immaginario contemporaneo da lounge bar europeo, più che da dive bar a stelle e strisce.
Il passo è breve, verso l'esordio su LP. In molti intravedono una parabola dal folk al pop, che lei ci tiene a negare. "Non c'è molta differenza tra pop e folk – ha dichiarato in una delle sue prime interviste su Sylvan Esso – si parla delle stesse cose, i testi sono più intensi e poetici, nel folk, ma in entrambi i generi puoi parlare in maniera intensa di sole, luna e stelle". I due si completano a vicenda: Nick è un polistrumentista in grado di produrre accompagnamenti di qualità sia con la strumentazione classica che con synth e macchine. Lei sa solo scrivere brani e cantare a cappella. In fondo lo fa fin da adolescente, quando, come racconta, si intratteneva coi suoi genitori cantando brani con il solo accompagnamento di posate e rumori da tavola.
Sembra proprio questo il segreto dei Sylvan Esso. In brani potenti e magnetici come Hey Mamy, Could I Be o Coffee, la sua voce calda e retrò rende originali dei momenti che, altrimenti, suonerebbero come l'ennesimo acerbo sottofondo morbido dell'electro-pop contemporanea. Lei ha le potenzialità di una tUnE- yArDs o di una Amber Coffman dei Dirty Projectors, nonostante alcuni passaggi del disco risultino vagamente ruffiani come certe recenti produzioni britanniche. Certamente, la parabola dei Sylvan Esso, è soltanto all'inizio ed è lecito aspettarsi di tutto, dentro o fuori il North Carolina.
Il duo è in tour negli USA per tutta l’estate. Puoi trovarli su Facebook o su Twitter.