Con shock e grande dolore, veniamo a conoscenza della scomparsa di Marion Lignana Rosenberg, scrittrice, critica musicale e traduttrice, cara amica che per La VOCE di New York era autrice della rubrica Prima Fila. Marion, 51 anni, ci ha lasciati giovedì, mentre festeggiava il Thanksgiving in compagnia di amici vicino ad Albany, NY. Secondo i presenti, avrebbe sofferto di un'improvvisa embolia polmonare.
Conoscevo Marion dal 1997, quando un giorno, alla Casa Italiana Zerilli-Marimò della NYU, dove allora preparavo il settimanale di America Oggi, Oggi7, entrò nel mio ufficio e si presentò come grande esperta di musica, di opera lirica, in particolare. Marion chiese se ci potesse interessare la collaborazione di un'esperta americana in grado di scrivere perfettamente in italiano. Eccome se la conosceva la musica, eccome se conosceva la lingua italiana. E non scriveva soltanto d’opera. Marion era in grado di raccontare anche la musica d’autore contemporanea (Gianmaria Testa era il suo preferito) e le arti in genere: era un pozzo infinito di conoscenza.
Quell'incontro alla Casa Italiana fu l’inizio di una collaborazione che proseguì non solo su Oggi7, ma anche sul settimanale in lingua inglese US Italia, pubblicato tra il 2004 e il 2006, cui Marion contribuì con magnifici articoli uno dei quali Re-visioning Callas, vinse il premio the Newswomen’s Club of New York.
Marion era attentissima ai dettagli. Non era facile assumersi la responsabilità di pubblicare i suoi articoli perché se ti sfuggiva un corsivo, o una maiuscola che magari il programma di scrittura non aveva riconosciuto, erano guai. Ma questa sua precisione non era dovuta a snobismo o una vuota ossessione per i particolari, la sua attenzione era dovuta all’amore profondo per “il bello” e la “perfezione” nelle arti. Un amore che infondeva non solo al suo lavoro, ma anche a quello degli altri. Era esigente, Marion, e si dispiaceva molto quando trovava minime imperfezioni in articoli non suoi che vedeva pubblicati sui giornali con cui lei collaborava. A La VOCE, un giornale giovane e ancora con risorse limitate, non sempre siamo riusciti ad accontentare il suo gusto per la perfezione. Ma lei era entusiasta del progetto e voleva che tutti dessimo il meglio. Lavorare con Marion era difficile, ma era anche di una gratificazione enorme. Quando ti scriveva che era soddisfatta, che il suo lavoro era stato curato bene, sapevi che avevi raggiunto il top in questo mestiere!
Per La VOCE di New York, giornale appena nato, avere la fiducia di Marion era uno stimolo alla ricerca del miglioramento continuo. Lei era molto contenta dei contenuti de La VOCE di New York, meno del funzionamento del sito Internet. Marion infatti era anche un'esperta di web e i suoi consigli alla fine ci hanno aiutato a crescere e migliorare il nostro giornale fin dai primi giorni. Anche nella conoscenza e nell'uso della rete metteva quel gusto per la precisione, per un lavoro ben fatto, che non lasciava spazio e cadute, a distrazioni. Quel perfezionismo era, forse, la sua dichiarazione d'amore per il lavoro certosino e onesto dello scrittore, dell'artista, del creativo in generale. Marion voleva e dava il meglio come il meglio avevano dato coloro che avevano prodotto l'arte di cui lei scriveva e gioiva. Era, in questo, una donna d'altri tempi, con un profondo rispetto per l'arte e il culto del bello radicato nel proprio essere. Ma nel suo scrivere non c'era mai reverenza o soggezione. Marion era invece donna d'opinione, pronta a esprimere la propria soggettività e a dire la sua. Anche quando c'era da criticare.
Negli ultimi tempi aveva sospeso le collaborazioni per via dei suoi troppi impegni (era anche molto impegnata nelle traduzioni dall’italiano all’inglese), ma ci aveva garantito che avrebbe presto ripreso a scrivere la sua column cui teneva molto. Avremmo dovuto sentirci proprio prima della fine dell’anno. La notizia della sua scomparsa arriva quindi come un vero shock.
Marion era cresciuta tra Fort Lee e Secaucus, New Jersey. Come rivela il suo cognome da nubile era di origini italiane, piemontesi per l'esattezza. E di questa italianità andava orgogliosa: la conservava e coltivava come un tesoro caro. Aveva studiato letteratura e lingue romanze ad Harvard ma anche dopo il PhD non aveva mai interrotto le sue ricerche sul teatro, la storia dell'opera e la letteratura. Aveva vissuto e studiato a Firenze.
Gli articoli di Marion sono apparsi di frequente su Time Out New York, Capital New York, Newsday, Forward, Opera News, Salon, The Classical Review. Sulla stazione radio WQXR Marion interveniva spesso con le sue recensioni di opera e soprattutto teneva il blog Operavore, dove ultimamente esplorava soprattuto il tema delle donne e la pazzia nelle opere di Monteverdi, Donizetti e Sciarrino. Aveva anche un suo blog dove, con spirito libero e inconfondibile stile recensiva lirica, arte e teatro a New York. Poi altri articoli, in cui la sua conoscenza della musica dell’Ottocento veniva raccontata in relazione con la modernità. Per il duecentenario dalla nascita di Giuseppe Verdi, Marion aveva scritto e discusso con passione. Marion non sopportava, negli ultimi anni, lei che conosceva altrettanto bene lingua e cultura francese, che l'Istituto Italiano di cultura a New York non riuscisse ad essere organizzato ed avere un programma ricco come quello della Francia. Mi scriveva email arrabbiatissime dicendo: "L'Italia non capisce che è la cultura la sua risorsa più preziosa".
A La VOCE sentiremo la sua mancanza. Non soltanto perché sarà difficile trovare chi possa scrivere di opera con tanta competenza e carattere. Non soltanto perché i suoi consigli erano preziosi e ci hanno aiutato a crescere. Non soltanto perché era una bella penna, di quelle che se ne trovano poche. Ma anche e soprattutto perché era una bella persona e una buona amica.
Il siculotto ti saluta: viva Marion!