L’opera sarebbe morta: ce lo dicono più o meno tutti oramai da decenni. Infatti, per due grandi filosofi, Slavoj Žižek e Mladen Dolar, essa sarebbe addirittura “uno zombi”. In Opera’s Second Death (2002) danno la lirica per “nata morta” e “obsoleta” sin dalle origini, e non hanno tutti i torti. In fin dei conti furono passioni da antiquariato a spingere la Camerata de’ Bardi e gli altri progenitori della forma a cercare di far “rinascere” il dramma antico. Non bariamo: “rinascono” solo fenomeni già defunti. E che cosa troviamo nelle primissime opere, l’Orfeo, l’Euridice, la Dafne, se non perdite, lutti, sguardi all’indietro e risurrezioni anelate e sovente sfumate?
Secondo un’altra grande filosofa, Catherine Clément, l’opera celebra più che altro “la sconfitta delle donne” (L’Opéra ou la défaite des femmes, 1979). Ribattono in molti che le donne “vittime” della lirica―Lucia, Carmen, Lulu e simili―sono tutt’altro che sconfitte in quanto, caduto il sipario, rinascono anch’esse, dive sommerse di applausi, fiori e quattrini. Tutto vero, ma resta il fondale misogino (mulieres in ecclesiis taceant e tutto il resto), e la superficie sanguinosa e micidiale è sempre quella.
Ad onta di questi tetri antefatti, due prime mondiali del 2012 uscite in CD fanno capire che la lirica non è categoricamente antifemminista e che è viva, vegeta e prospera, almeno nel mondo anglofono.
La compositrice Missy Mazzoli. Foto © Stephen S. Taylor
La prima è di Missy Mazzoli . Classe ’80, l’italoamericana di origini liguri è nata in Pennsylvania e dimora a Brooklyn. Come non pochi protagonisti dell’ambito post-classico newyorchese, è insieme rockettara e compositrice. Si esibisce spesso col suo complesso Victoire , crea arrangiamenti per Efterklang e altri gruppi e scrive in chiave elettroacustica lavori orchestrali, musica da camera e anche opere. Prima parte di una trilogia dedicata a “donne eccezionali”, l’appassionante Song from the Uproar è stata eseguita per la prima volta al Kitchen l’anno scorso (cinque recite, tutte esaurite e osannate dai critici) e incisa dalla New Amsterdam Records.
Il sottotitolo dell’opera è The Lives and Deaths of Isabelle Eberhardt. Attenzione ai plurali, “vite” e “morti”. Benché perita in un allagamento a soli 27 anni, la svizzera Eberhardt (nata nel 1877) in pochi lustri stipò una quantità d’avventure che avrebbe disfatto anche un patriarca biblico. Si travestì da uomo, traversò da sola il Maghreb, si unì a una confraternita Sufi, sopravvisse a un attentato, sposò un soldato algerino e scrisse libri, articoli e un diario recuperato dalle acque che la uccisero.
Song from the Uproar, basata sugli scritti della Eberhardt, è un monodramma con coro. Inizia con suoni di disturbi elettrici e brividi metallici. Lo strisciare del violoncello accompagna le fantasticherie erotiche della protagonista; echi spettrali di voci la accompagnano mentre cammina per il deserto, “quello che [ha] amato di più”. I coristi interpretano le parti di beduini, di familiari della Eberhardt e anche di aspetti della sua personalità, come se un unico corpo non bastasse a racchiudere tutta la forza vitale che ardeva dentro di lei. La musica variopinta della Mazzoli palpita, ondeggia e si alza in volo verso “il tappeto di stelle divampanti” che accoglie Isabelle e da cui splende anche dopo la morte.
Se il successo nel mondo della lirica fosse questione di qualità artistiche e non di contratti con anguille oleose del marketing, Abigail Fischer, il mezzosoprano che ha creato la parte d’Isabelle, sarebbe una prima donna assoluta della nostra età. Eccola in un brano dalla Song from the Uproar, I am not mine. Ha un timbro voluttuoso, rosso bordeaux; è un animale da palcoscenico spavaldo e una musicista sopraffina. La critica del Wall Street Journal l’ha persino paragonata alla grandiosa e rimpiantaLorraine Hunt Lieberson, e la Fischer fra poco canterà le struggenti Neruda Songs scritte da Peter Lieberson per la moglie. Non la perdete se capita dalle vostre parti .
Infine, per inciso, l’uragano Sandy ha danneggiato gli uffici a Red Hook della New Amsterdam, un’organizzazione senza scopo di lucro a sostegno della musica contemporanea. Potete dare una mano anche voi comprando il disco e visitando il sito della casa discografica per fare donazioni tramite PayPal.
La settimana prossima: un capolavoro assoluto del nostro tempo, Written on Skin del britannico George Benjamin.
Song from the Uproar di Missy Mazzoli è reperibile presso New Amsterdam Records, iTunes e altri venditori in rete. Visitate www.missymazzoli.com per ottenere informazioni sui concerti della compositrice e iscriversi alla sua lista di distribuzione.