Dalla “Piccola Liverpool” siciliana alla Grande Mela. Il compositore siciliano Franco Oliveri è cresciuto proprio in quella “officina di musica” che è Trapani. Proprio lì ha mosso i suoi primi passi tra strumenti e pentagrammi, ora si sta preparando ad affermarsi in campo internazionale.
Oliveri ha infatti, nei giorni scorsi, portato in sala d’incisione il suo ultimo lavoro, un brano jazz melodico intitolato “In New York”, affiancato da talenti di fama mondiale. Molto tempo è passato da quando il musicista siciliano, oggi 40enne, si esibiva con la sua rock band, gli Ayr, al teatro Ariston di Trapani. E grazie alle idee di profondo rinnovamento delle iniziative ecclesiastiche condotte da un sacerdote, padre Gatto, iniziarono a diffondersi le "messe beat", in cui i gruppi musicali, in stile leggero/acustico, arrangiavano le tipiche canzoni liturgiche suonando nelle chiese.
Era il 1982 e, a quel tempo, la sua grande passione era la batteria, anche se iniziava a comporre musica accompagnandosi al pianoforte. Con questo gruppo Oliveri comincia ad assaporare un po’ di successo. Nel 1984, infatti, con il 45 giri “Quality street”, registrato a Milano con il bassista di Alberto Fortis (Franchino Cristaldi) gli Ayr riescono a vendere più di 3 mila copie.
Da un paio d’anni Oliveri si è trasferito a New York, dove ha avuto modo di maturare professionalmente e di approfondire le sue conoscenze sul jazz e blues. Circa un anno e mezzo fa l’incontro che gli sta cambiando la vita, con il grandissimo pianista dei Manhattan Transfer (il gruppo vocale statunitense, fondato nel 1969 da Tim Hauser che ha ottenuto ben 12 nomination ai Grammy Awards), Yaron Gershovsky, ora anche arrangiatore e direttore musicale di alcuni spettacoli di Broadway.
«Ero stato ad ascoltare Yaron, in una sua performance al Blue Note – racconta Franco Oliveri – Al termine del concerto mi sono avvicinato a lui. “Ho composto alcuni brani jazz – gli ho detto – ti andrebbe di ascoltarli?” “Perché no?” mi rispose lui e, dopo alcuni giorni, mi invitò a casa sua. Mi misi al piano e fu molto impressionato dalla mia musica. Quindi nacque anche un’amicizia e cominciammo a lavorare insieme».
Qualche mese fa la registrazione del primo brano “A Christmas Song”, pezzo dedicato al Natale, molto orecchiabile. Franco Oliveri conosce così anche Fran Cathcart e Lou Holtzman, titolari dalla sala di registrazione “East Side Studio” al 150 di Forsyth Street, nel lower east side, a Manhattan. Fran, che è anche tecnico del suono, ha lavorato alla produzione di diversi album di successo, con artisti di calibro internazionale quali Sting, Eric Clapton, Joss Stone, Meshell Ndegeocello, Pat Metheny e Les Paul.
Quest’ultimo, morto a New York nel 2009, oltre a vincere due Grammy, è ricordato soprattutto come il creatore della chitarra Gibson Les Paul, utilizzata dai più grandi chitarristi della storia, da Carlos Santana a Jimmy Page.
Negli anni quaranta Paul inventa la registrazione multitraccia (progetterà il primo banco di registrazione a 8 tracce) e la tecnica delle incisioni sovrapposte (o sovraincisione): incidendo uno sopra l’altro i suoni da lui creati (basso-armonia e contrappunto) giunge a risultati eccellenti, tanto da diventare celebre con il nome di Les Paul e le sue cento chitarre. «Nel 2003 – racconta Fran Cathcart – il mio socio aveva un altro studio nelle vicinanze, per il quale io lavoravo come assistente di studio, poi la decisione di metterci in società e di aprire questa nuova sala in Forsith Street. La musica di Franco è molto orecchiabile – sottolinea Fran – ed è molto piacevole lavorarci su».
Per l’ultimo lavoro di Franco Oliveri (“In New York”), all’East Side Studio, sono stati chiamati artisti d’eccezione. Oltre che, ovviamente, Yaron Gershovsky alle tastiere, hanno collaborato alla realizzazione della base strumentale il celebre percussionista Rick Cutler (batterista di Liza Minnelli, Gloria Gaynor, Donna Summer, Charles Aznavour e tanti altri) e al basso acustico il grande Mike Hall.
Sulle parole scritte da Peter Davis, molto noto come musicista, arrangiatore e paroliere nell’ambiente televisivo, ha cantato, per l’occasione, Ryan Silverman. Il giovane cantante, che piace molto anche per il suo aspetto al pubblico femminile, è un artista molto noto a New York New York. Silverman è molto apprezzato a Broadway, dove interpreta Raoul in “The Phantom of the Opera”, Karl in “Music in the Air” e Michael Shaw in “Empire”. Ha partecipato a tour internazionali con “Mamma Mia”, “West Side Story”, “Wicked”, “The Secret Life of Nora” e con lo stesso “The Phantom of the Opera”. L’artista canadese ha inoltre partecipato numerose film e serie tv, tra cui Sex and the City 2, dove era co-star, Gossip- Girl e Stargate SG-1.
Durante le registrazioni è apparso molto entusiasta nell’interpretare il pezzo di Oliveri e, se il rapporto con l’intera produzione andrà a buon fine, sembrerebbe intenzionato ad inserirlo nel suo prossimo album: «È un gran bel brano, la sonorità, la melodia esprime davvero l’atmosfera di New York», ha dichiarato uscendo dalla sala d’incisione.
E i complimenti sono arrivati anche da Yaron Gershosvski: «Franco scrive una grande musica. Melodie che ti prendono e vuoi ascoltarle ancora. Del resto – sottolinea Yaron – quando nell’ambito artistico qualcosa viene dal tuo cuore, il pubblico riesce ad apprezzarlo, a percepirlo e lo apprezza. Spero che con Franco sia l’inizio di una lunga collaborazione insieme».
E Franco Oliveri racconta come la Grande Mela lo abbia coinvolto e ispirato: «L’atmosfera jazz di New York mi ha preso totalmente ed ispirato a cambiare totalmente il mio genere. Ho iniziato a comporre jazz molto orecchiabile e ho avuto la fortuna di incontrare un grande artista come Yaron, che io definisco “The Duke of the piano”. Lui mi ha anche spinto a lasciare un po’ da parte il mio primo amore, la batteria, per dedicarmi maggiormente al mio secondo strumento, il pianoforte, strumento indispensabile che costruire una composizione musicale».
Scrivere un brano dedicato a New York è stato un progetto molto ambizioso, come è maturata l’idea?
«Stavo camminando per la Quinta Avenue e mi è venuto in mente questo motivo – spiega Franco Oliveri – Così, ho preso il telefono cellulare e ho registrato, per strada, la mia voce. Tornato a casa mi sono messo subito al piano e, senza perdere tempo, ho completato il brano sul pentagramma».
Franco Oliveri è dunque pronto a raggiungere il suo sogno americano, a mettere a frutto il suo grande talento musicale che, in Italia, non ha potuto realizzare.