La Farnesina è in fermento quando dall’ingresso principale, per inaugurare gli Stati Generali della Lingua Italiana nel mondo, entra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il Capo dello Stato introduce l’evento citando Umberto Eco e domandandosi chi e come sarà l’italiano medio del domani. “È un interrogativo ancora attualissimo, che deve essere fatto nostro mettendo a fuoco il passato e il presente, anche quello doloroso dell’attuale crisi pandemica”.
La lingua è importante perchè, per una nazione, è espressione di potere. Lo pensa anche Mattarella, che ricorda come “le precedenti edizioni degli Stati Generali si sono proposte di rispondere alle attese di un aumento delle attività di promozione dell’italiano all’estero, nella giusta convinzione che la diffusione della lingua comporti un incremento del soft-power per i suoi promotori”.

La promozione della lingua italiana rappresenta infatti un pilastro fondamentale nell’intricata rete della diplomazia e della politica estera di ogni nazione. Lo dimostra la presenza di centinaia di uffici italiani nel mondo tra Ambasciate, Consolati e Istituti di Cultura, che quotidianamente lavorano in coro per portare l’immagine di un’Italia che sappia attrarre a sè l’attenzione del mondo.
È proprio in questo quadro di impegni di promozione linguistica che la Farnesina arriva oggi a investire 2.5 milioni di euro l’anno per il sostenimento di cattedre di italiano all’estero, con una platea di studenti che supera i 2 milioni di persone. “Il nostro obiettivo è aumentare ancora di più questi numeri”, rivela il Ministro degli Esteri Luigi di Maio.
Il Ministro della Cultura Dario Franceschini si concentra invece in particolar modo sugli Istituti di Cultura, definendoli “la via principale attraverso la quale poter accedere al patrimonio e alla cultura italiana”. Un esempio è proprio l’Istituto Italiano di Cultura di New York, fondato nel 1961 e promotore costante di eventi che favoriscono lo sviluppo e la diffusione del patrimonio culturale tricolore.

All’evento, però, non si è parlato soltanto di lingua. Tutti gli ospiti hanno citato la “creatività”, che trova tra i confini nazionali le sue infinite espressioni. Accanto ai circuiti dei musei e delle istituzioni artistiche, spiccano i luoghi simbolo di rigenerazione urbana:si susseguono da nord a sud le armonie tra persone e contesti geografici, monumenti simbolo della narrazione dell’identità italiana ed eventi di alta qualità.
La creatività italiana riceve l’attenzione di un folto pubblico internazionale, che più di tutto ammira il nostro stile. È una platea composta da “Italici”, cittadini italofoni che, anche senza avere alcuna parentela o ascendenza italiana, abbracciano la nostra cultura. Hanno cittadinanze diverse, vivono in paesi e società distanti tra loro, parlano tante lingue, ma condividono il gusto per la lingua e la creatività italiana.

I manufatti degli artigiani, i prodotti dell’alta moda, dell’enogastronomia e del design, le idee imprenditoriali legate alla qualità, al bello e al ben fatto, i risultati della ricerca e dell’innovazione, sono anche il frutto della creatività diffusa che tutti possono respirare nella grandi città, come nel centro di un piccolo borgo.
Ciò che rende speciale il Made in Italy nello scenario della competizione globale è proprio l’essere riuscito a collegare le molteplici tradizioni artigianali e imprenditoriali del Paese. Un arcipelago di piccole e medie imprese, che ha tradotto in innovazione di prodotto e di servizio gli antichi mestieri, riuscendo a realizzare manufatti e processi arricchiti di quel valore aggiunto che solo la nostra civiltà è in grado di donare.
Nel segno di questa sfida, gli Stati Generali guardano alla lingua come veicolo straordinario di proiezione esterna e propongono azioni concrete da intraprendere per massimizzare l’azione promozionale dell’Italia.