Non molti italiani all’estero sono consapevoli del fatto che sono oltre 80 milioni. Essi oggi rappresentano l’italianità nel mondo molto più dei 60 milioni di persone rimaste in Italia perché la rappresentano con un legame storico, mnemonico, affettivo e culturale come non più gli italiani oggi in Italia, quasi senza memoria, lobotomizzati e che, in trent’anni hanno dimezzato la forza industriale del Paese nel mondo: nel 1991 eravamo la quarta potenza industriale oggi siamo all’ottavo posto.
Più si sono piegati al processo di nazionalizzazione linguistica inglese dell’Italia, svendendo facoltà, università, ricerca, alta formazione ed editoria scientifica – solo al Politecnico di Milano dove è vietato studiare in italiano dal 2014 l’editoria scientifica italiana ha perso oltre 50 milioni di Euro -, e più il Paese è diventato povero: leggasi a tale proposito il mio recente articolo Più inglese più povertà. Viva il museo dell’italiano.
Non meravigli quindi che Guido Ceronetti arrivi a dire “La difesa dall’inglese è come quella dall’ISIS”. Non meravigli che Ceronetti avesse coniato per definirsi la parola “italista”, perché il suo legame era anzitutto con la matria, la lingua e la cultura italiane: “la lingua e la cultura italiana sono tutto!” ricordava Camilleri.
Ora siamo al secondo anniversario della scomparsa del grande italista, Guido Ceronetti, che ci lasciava, esattamente, in quel di Cetona il 13 settembre del 2018 ma, pochi, sanno che la sua ultima iniziativa d’impegno sociale per l’italiano è stato perché l’italiano divenga lingua di lavoro dell’Unione europea, iniziativa ancora in corso e che mai come in una situazione di pandemia così grave ha bisogno della sottoscrizione degli italiani all’estero, ormai più italiani degli italiani in patria.

Ecco le motivazioni e i consigli per l’ultima iniziativa sociale italista di Ceronetti in questa nostra conversazione:
Giorgio Kadmo Pagano: Guido?! Ti sto chiamando perché, siccome con il Regno Unito esce anche l’inglese dal novero delle lingue comunitarie perché la Gran Bretagna, il Regno Unito, era l’unico Paese dell’Unione Europea che l’aveva notificata come lingua ufficiale e, quindi, io sto partendo con l’iniziativa alla quale mi piacerebbe aderissi, che è quella di promuovere l’italiano come lingua di lavoro dell’Unione europea.
In modo tale che, entro marzo del 2019 in cui si dovrebbero concludere anche le trattative per l’uscita del Regno Unito, l’italiano sia anche lingua di lavoro dell’Unione europea.
Guido Ceronetti: Per me va bene. Mi va bene. Visto che si deve tamponare una ferita, la tamponiamo!
È una buona… Sì.
Sì!
Giorgio Kadmo Pagano: Ti volevo anche chiedere se hai qualche nome da suggerirmi, da contattare. Una delle figure che hanno avuto un ruolo importante nel Paese per la letteratura, per la poesia, e così via, che pensi possa essere d’accordo.
Guido Ceronetti: Claudio Magris.
Papa Ratzinger, mi sembra buono.
Giorgio Kadmo Pagano: Dici?
Guido Ceronetti: Eh, sai, è libero, è su una questione linguistica, fa un favore al fratellino minore. Forse se è a Castel Gandolfo…
Giorgio Kadmo Pagano: Tu comunque lo conosci? Hai avuto modo di…
Guido Ceronetti: No, no, non l’ho conosciuto. Avevo parlato bene di lui quando aveva avuto il “Motu proprio”, per il latino in Chiesa. Ecco, questo.
Butto là, buttiamo là dei dadi.
Giorgio Kadmo Pagano: Certo. Secondo me questo diventa importante perché comunque fa riflettere. Anche perché, non so se lo hai visto, il 9 settembre sul Corriere della Sera è uscita la notizia che i tedeschi avevano fatto una conferenza stampa con quasi mille giornalisti accreditati a Bruxelles e così via, per potenziare il tedesco visto che, appunto come ti dicevo, l’inglese in teoria è una lingua in uscita dall’Unione europea. Il problema si comincia a porre.
Guido Ceronetti: Benissimo.
Giorgio Kadmo Pagano: Solo che i tedeschi sono molto più svegli di noi. Hanno colto subito la palla al balzo. Anche perché Juncker, tra l’altro, che è Presidente della Commissione europea, già in più occasioni aveva detto “mi esprimerò in francese o tedesco dato che l’inglese è una lingua in uscita dall’Unione europea”. E qualcuno ridacchiava pure. Non avevano capito che in realtà sono proprio i Trattati e i Regolamenti che dicono questo.
Quindi le lingue che sono notificate da un Paese membro diventano lingue ufficiali dell’Unione europea, nel momento in cui il Paese membro se ne va non è che può rimanerne la lingua. Anche perché da questo punto di vista, sarebbe tra l’altro un paradosso perché noi utilizzeremmo l’inglese che è la lingua di un Paese a questo punto avversario dell’Unione europea.
Guido Ceronetti: Eh sì!
Chi non è con noi è contro!
Giorgio Pagano: Eh sì, ma voglio dire, sarebbe paradossale. Che facciamo promuoviamo la lingua di un Paese che sta fuori. Con la Sterlina, eccetera. La Sterlina contro l’Euro. Il Paese che vuole uscire per fare “A Global Britain”, la Gran Bretagna Globale. Eh, loro vogliono far questo e, quindi, sarebbe secondo me una follia. È come prendere e fare propaganda per uno che è il tuo avversario.
Guido Ceronetti: È una buona cosa.
Davvero!