Da un po’ di tempo si legge molto delle scuole segregate negli Stati Uniti e sullo studio fatto da John Kucsera e Gary Orfield, il Progetto per i diritti sociali, pubblicato il 26 marzo del 2014. Il direttore di questo progetto, dott. Orfield, è un ricercatore e un professore nel dipartimento dell’istruzione all’UCLA. Secondo la sua analisi la società nordamericana, dopo più di un secolo di lotte per i diritti civili, rimane una comunità residenziale segregata: neri, bianchi e latini abitano in quartieri notevolmente differenti e frequentano scuole segregate. Ma in contrasto al passato, gli Stati americani dove la segregazione è più diffusa non sono quelli del Sud della Nazione, dove si è lottato per i diritti sociali degli africo-americani, ma quelli del Nord-Est. Infatti, lo studio afferma che le scuole pubbliche dello Stato di New York sono le più segregate, e quelle appartenenti al sistema scolastico di New York City hanno il tasso più alto di bambini neri di elevata povertà, e il tasso più basso di rapporto tra studenti neri con quelli bianchi; precisamente, con meno del 10% d’iscrizione di studenti bianchi. Perciò, il sistema scolastico della città di NY ha gli istituti più segregati della Nazione. Questo problema indica disuguaglianza, mancanza d'impiego e un futuro danneggiato per lo Stato e per la Nazione. A parte che la segregazione può produrre tensioni sociali, crisi economiche, e problemi politici, è anche un grande svantaggio per l’insegnamento dell’italiano.
Le scuole segregate con il 90% di studenti neri e latini non hanno un programma d’italiano, e di conseguenza, lo studio dell’italiano non è promosso in queste scuole. Riflettendo su questo problema si può capire perché nel sistema scolastico più grande della Nazione, quello di NYC, con 1,700 scuole, il numero dei licei dove c’è un programma d’Italiano è bassissimo. (Leggete il mio articolo di due settimane fa).
Perché i grandi stati blu, come New York, hanno i sistemi scolastici meno integrati della Nazione?
L’opinione degli americani su questo problema si divide in direzioni diverse, anche se tutta la popolazione vuole che la qualità d'istruzione fornita agli studenti sia equilibrata e uguale per tutti, poiché ogni studente ha diritto a un’istruzione senza dare importanza al colore della pelle, al suo stato sociale, o economico. Comunque, alcuni americani affermano che finché in America si ha il diritto di scegliere dove comprare una casa, le persone sceglieranno una vita più comoda in luoghi dove si sentono a loro agio per crescere i loro figli, quindi, dove vivono persone più simili a loro. Altri, invece, si domandano per quale motivo i bambini della classe media, con i genitori coinvolti a scuola e nella loro istruzione, dovrebbero frequentare le scuole con bambini disavanttaggiati che non hanno genitori coinvolti nel loro insegnamento? Quale sarebbe il loro vantaggio?
Le conseguenze spiegano il perché: La differenza nelle scuole e nella società dipende molto dall'ambiente in cui i bambini crescono e ritornano a casa ogni giorno. Il successo degli studenti a scuola si basa molto su quanto i genitori danno ai loro figli in forma di attenzione, tempo, affetto e risorse economiche. Se si vuole misurare quanto una scuola sia buona, con il successo degli alunni, si deve guardare la percentuale dei genitori che frequentano la scuola per incoraggiare l’istruzione dei loro figli. L’analisi, se una scuola è buona o no, dovrebbe includere il numero dei genitori coinvolti nell’istruzione dei loro figli, perché più sono i genitori che investono il loro tempo nell’istruzione dei loro figli e migliore è la scuola. Si sa che tutti i bambini imparano meglio a scuola se sono circondati da compagni che hanno padre e madre che condividono i loro stessi valori educativi; questa non è scienza o matematica ma la realtà. Spesso, non è la qualità dei docenti che cambia nelle scuole, ma sono gli studenti e le famiglie. Sarebbe ottimo se ci fosse una soluzione, ma sembra che quando si mettono gli studenti poveri, con i genitori disinteressati, in una scuola con gli studenti a reddito medio e alto, e genitori coinvolti, il sistema non solleva i poveri studenti. Dovrebbe farlo ma non è così, perché, anche se i bambini hanno qualcosa di magnifico, che è la loro innocenza (e interagiscono secondo la loro fantasia, senza vedere il colore della pelle, lo stato sociale, religiose e sociali) oggi vivono in una società basata sui valori materiali che riduce anche la loro innocenza; in classe gli studenti spesso guardano cosa possiede il compagno o la compagna e non cosa impara e come impara.
Breve storia sulla segregazione delle scuole negli Stati Uniti
La segregazione emerge dalla restrizione dei diritti civili delle persone sulle varie attività, come la divisione geografica della popolazione e l'utilizzo separato d’istituzioni sociali come le scuole. La storia della segregazione degli africo-americani è lunga, complicata, e molto emotiva; le ingiustizie contro i neri da parte dei bianchi continuarono anche dopo la fine della guerra civile tra gli stati del Nord e quelli del Sud della Nazione. La segregazione cambiò con la legge Brown v. Board of Education, la legge entrata in vigore nel 1954 per merito di una bambina nera. Linda Brown, la quale nel 1953 era un'alunna di terza elementare, residente a Topeka nel Kansas. A Linda, le fu rifiutata l'iscrizione in una scuola bianca, vicino casa, e si dovette iscrivere a una scuola nera distante più di un chilometro. Il padre di Linda, Oliver Brown (da cui la legge prende il nome) iniziò una causa contro il sistema scolastico in modo che sua figlia potesse frequentare la scuola tutta-bianca invece di quella tutta-nera. Oliver Brown voleva solo la parità per sua figlia, e quando nel 1954 Brown v Board of Education arriva alla Corte Suprema tutti i nove giudici furono d'accordo e approvarono la legge per disegregare le scuole. Nella decisione, la Suprema Corte, dichiarò che se c'era un luogo dove l’uguaglianza poteva avverarsi effettivamente quel posto era la scuola. Questa legge, che è applicabile solamente al sistema d’istruzione pubblica degli Stati, fu seguita da un altro verdetto, il Bolling v. Sharpe 349 U.S. 497 (1954), meno conosciuto e pubblicato lo stesso giorno della Brown v. Board che estende la legge al Governo Federale di porre fine alla segregazione nelle scuole.
In seguito, la legge Brown contro l'ufficio scolastico impose i diritti civili contro la segregazione degli studenti neri, ma la lotta per disegregare le scuole, che seguì dal 1954 fino ad oggi, non è una delle più belle. In fatti, molte persone persero la vita lottando per i diritti civili e per vivere liberi in una società, dove tutti possono ricevere la stessa istruzione. Un transito non facile e pieno di tensione che continua a sentirsi e a vedersi nelle scuole pubbliche americane ancora oggi dopo sessanta anni. Il Sud percorse una lunga strada, e nove anni dopo l’approvazione di Brown, la segregazione continuava in molte scuole del Sud, con il 99 per cento degli studenti neri ancora in scuole tutte-nere. Nel 1968 la Corte Suprema ordinò di eliminare la segregazione completamente e rapidamente in tutte le scuole più segregate. In seguito, nel 1970, le scuole del Sud diventarono le più integrate della nazione.
Il 16 maggio la first lady Michelle Obama ha visitato il liceo di Topeka in occasione del sessantesimo anniversario della legge Brawn contro il sistema scolastico. La First lady durante il suo discorso ha affermato che la Nazione sta scivolando nuovamente nella segregazione delle scuole pubbliche.
“Many districts in this country have actually pulled back on efforts to integrate their schools and many communities have become less diverse as folks have moved from cities to suburbs.” -Michelle Obama
Michelle Obama Concluse il suo discorso riassumendo la sua storia di bambina nera, quella di sua madre, la quale frequentò una scuola segregata a Chicago, la storia dei suoi antenati schiavi e la storia quella di suo marito, il presidente degli Stati Uniti, cresciuto in una famiglia mista.
http://america24.com/news/la-scuola-che-cambio-il-destino-di-michelle-obama
http://www.youtube.com/watch?v=sZJiRJPw0ZU (dott. Orfield’s video)
The most segregated schools may not be in the states you’d expect (Washington Post)
*Filomena Fuduli Sorrentino, insegna alla South Middle School, ECSD, Newburgh, NY. Nata e cresciuta in Italia, calabrese, vive a New York dal 1983. Diplomata alla scuola Magistrale in Italia, dopo aver studiato alla SUNY, si è laureata alla NYU- Steinhardt School of Culture, Education, and Human Development, con un BS e MA in Teaching Foreign Languages & Cultures. Dal 2003 insegna lingua e cultura italiana nelle scuole pubbliche a tempo pieno e nelle università come Adjunct Professor. È abilitata dallo Stato di New York all’insegnamento nelle scuole pubbliche delle lingue italiana 1-6 & 7-12, ESL K-12 e spagnola 1-6 & 7-12.