Da quattro anni corrispondente responsabile dell’ufficio Rai di New York, già corrispondente Rai a Pechino, nel ricostruire i rapporti tra le due maggiori potenze economiche e politiche del nostro tempo Claudio Pagliara scrive di eventi che ha vissuto da dentro. Le preoccupazioni presentate in La tempesta perfetta, uscito da Piemme, vanno prese seriamente.
Il titolo non è dei più ottimistici, evocando l’evento atmosferico estremo che percuota l’area più vulnerabile di un territorio causandole il danno massimo che è in grado di generare. Applicato al sistema internazionale, fa pensare che il mondo si trovi sull’orlo di una catastrofe.
Gli argomenti messi insieme dall’autore suonano in realtà più come avvertimento che de profundis: evitiamo che le attuali tensioni tra Cina e Stati Uniti sfocino in un conflitto per l’egemonia, perché si rischierebbe la guerra guerreggiata. Vediamole allora le tensioni in corso, provando a capire, con l’autore, quali di esse possano essere allentate.
La prima è strutturale e, apparentemente, ineliminabile: passa tra la potenza che si erge a difendere la democrazia e lo stato di diritto, e l’altra che si fa campione di un potere “popolare” organizzato dalla dittatura monopartitica. Si tratta di una tensione ben conosciuta alla storia degli ultimi cent’anni. Quando si espresse dopo la Grande guerra fu tra le radici della Seconda guerra mondiale. Successivamente fu all’origine della Guerra fredda. Per Pagliara quella guerra, ad attori mutati, sta proseguendo, attraverso modalità originali. Con “le economie dei due contendenti … fortemente intrecciate”, viene ad assumere soprattutto “le sembianze di una guerra hi-tech. Dalla potenza di calcolo di un minuscolo quadrato di silicio, il microprocessore, dipende la superiorità nei campi di battaglia del prossimo futuro”.
Strettamente collegata alla tensione derivante dal confronto politico e ideologico, quella che si rileva nei sistemi delle reciproche alleanze. Nonostante la Cina – dal tempo di Mao propugnatrice di un ordine internazionale flessibile e aperto – eviti ufficialmente di appiattirsi sulla costituzione di blocchi in opposizione, Pagliara rileva come intorno a Pechino si schierino paesi che, come Corea del nord e Russia, hanno “lo scopo dichiarato di scardinare l’ordine mondiale”.
Di fatto la Cina si ritrova riferimento di chi contesta la cosiddetta egemonia occidentale, in particolare con “l’alleanza senza limiti tra il presidente cinese Xi Jinping e quello russo Vladimir Putin”, disponibile un domani a sostenere la “determinazione espressa dalla Cina di usare anche la forza per annettere Taiwan”.

Il che spiega come – e si arriva alla terza grande tensione – gli Stati Uniti per primi, poi anche gli alleati, abbiano denunciato “la politica economica predatoria” e lo squilibrio di bilance commerciali che premiano le esportazioni cinesi, con fondi sovrani che vanno anche a sostegno di politiche di riarmo. Per Stati Uniti e Ue, aver aperto alla Cina le porte dell’Omc, l’Organizzazione mondiale del commercio, si sarebbe rivelato un boomerang.
Da cui, per processi che Pagliara esamina in dettaglio, la rinuncia italiana al previsto partenariato “Via della Seta”. In materia sia Trump che Biden hanno mostrato fermezza e perseveranza – anche se con accentuazioni e priorità in parte diversi, come risulta nei dettagliati resoconti di La tempesta perfetta – con l’obiettivo condiviso di cambiare in profondità la situazione.
Nel libro di Pagliara c’è la ricostruzione di un avvenimento storico risalente al 1793, che ogni sinologo ricorda come paradigmatico: il dialogo a distanza fra re Giorgio III e l’imperatore Quianlong. I due monarchi si trovarono a denunciare due opposte concezioni del potere e dello stato, che investivano inevitabilmente le loro stesse persone e la loro visione dell’uomo nella storia. La chiusura di Quianlong ad ogni ipotesi di apertura al commercio con Londra, la presunzione di superiorità semidivina per via della quale poteva arrogarsi un linguaggio saccente nei confronti dell’imperatore britannico, avrebbero giustificato che decenni dopo l’imperialismo politico e il nascente capitalismo britannici scatenassero l’aggressione che avrebbe inaugurato la stagione del colonialismo europeo, delle guerre dell’oppio, della rivolta boxer, portando all’agonia la dinastia dei “figli del Cielo”. Pagliara commenta che “il mondo era diventato già troppo piccolo perché ci fosse spazio per entrambi” gli imperi.
In un sistema internazionale che sta soffrendo due guerre maggiori e una miriade di piccoli conflitti particolarmente in Africa, non resta che augurarsi che il mondo si sia nel frattempo allargato un po’, altrimenti la catastrofe sarebbe davvero inevitabile.
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