È dalla disarmonia che scaturisce la ricerca di armonia, dallo squilibrio che si genera la necessità del contrario, è così che il mondo si è evoluto, da una fertile instabilità, una imperfezione gravida di possibilità.
All’Istituto Italiano di Cultura di New York Telmo Pievani, noto filosofo, evoluzionista, professore alla Facoltà di Biologia dell’Università di Padova, ha presentato la traduzione inglese di Imperfezione pubblicato in Italia nel 2019 da Raffaello Cortina e in America da MIT con il titolo Imperfection a Natural History traduzione di Michael Gerard Kenyon e prefazione di Ian Tattersall.
Nel libro Pievani parla della genesi del nostro pianeta, della abnorme crescita dell’universo, del brusco rallentamento che ne è seguito, degli errori nella duplicazione del DNA delle cellule, degli importantissimi microbi e tanto altro. Qual è il tema centrale all’Imperfezione? gli chiediamo.
“Dobbiamo smettere di pensare che la natura sia il dominio dell’equilibrio dell’armonia della saggezza del progresso e della perfezione. Il libro è un tentativo di far capire che la natura non è né buona né cattiva: è un flusso di cambiamento e l’essere imperfetti ci fa soffrire ci crea problemi, ma è anche la base della nostra creatività. Se fossimo perfetti non avremmo la spinta alla trasformazione, al cambiamento, l’imperfezione è presente ovunque: le strutture più belle più creative in natura sono tutte imperfette, dal dna al cervello umano.
Nella presentazione lei ha citato Primo Levi, perché?
Perché Primo Levi queste cose le ha dette benissimo da grande scienziato, chimico quale era, ma anche scrittore. In Se questo è un uomo e vari altri punti delle sue opere, spiega l’ambivalenza e l’imperfezione umana non in modo solo negativo, ovviamente affrontando anche il tema dell’uomo animale, uomo che distrugge, che concepisce il genocidio, ma anche come natura umana ambivalente e aperta. Siccome noi siamo uno strano mix di natura e cultura quello che facciamo non è dettato solo dagli istinti quindi, lui dice, siamo liberi e responsabili e possiamo cambiare il futuro, non è già scritto.
Ian Tattersall, curatore emerito all’American Museum of Natural History di New York, che ha scritto la prefazione e ha presentato con lei il libro all’Istituto, ha affermato che il linguaggio è stato inventato dai bambini….

È una teoria sua che è stata confermata perché il linguaggio umano ha delle caratteristiche giocose rispetto ai linguaggi funzionali, quelli in cui i versi e i gesti sono legati all’esigenza di comunicazione. Il nostro è un linguaggio completamente diverso che associa in modo arbitrario suoni a significati, quindi è un gioco e questo ci fa pensare che il linguaggio sia stato inventato da chi giocava cioè dai bambini. E questo ha molto a che fare con la nostra imperfezione perché se il linguaggio è arbitrario è imperfetto, pieno di ambiguità, equivoci, incomprensioni, ma proprio perché imperfetto quegli equivoci, quelle incomprensioni permettono di fare ironia, poesia, teatro, letteratura.
Lei conclude il libro con una frase a effetto….
Spesso si dice l’evoluzione è una grande storia che ci ha portato dall’ameba ad Albert Einstein, ed è una visione sbagliatissima perché non si va dal semplice al complesso. A me piace ribaltare questa affermazione nei miei spettacoli e dire: siamo andati dall’ameba a Donald Trump. La gente ride, poi si fa delle domande, si chiede se davvero sia stato un progresso o no. e così l’ho voluta usare per chiudere con un sorriso.
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