L’antica tradizione del baedeker, che ha fatto la gioia di intere generazioni di viaggiatori, ha trovato, negli ultimi anni, in particolare dopo la sfuriata pandemica da Covid-19, forme innovate, non sempre indovinate e gradite al grande pubblico va precisato.
La proposta di José M. Carcione, Roma in bici Un museo all’aperto (Edizioni Il Lupo, 2022), merita di essere iscritta tra le novità che funzionano, sia nella formula e nella tecnica espositiva, sia perché mantiene le promesse che autore ed editore fanno al lettore nei risvolti di copertina e nella prefazione.
La bicicletta, ai tempi della ideologia “verde”, non è più soltanto il mezzo di chi deve risparmiare sugli spostamenti a distanza breve o media, ma di una nutrita serie di ceti che hanno deciso di utilizzarla quanto possibile per ridurre la mobilità che sfrutta energia di fonte fossile, generatrice di anidride carbonica. Come puntualmente fa l’editoria con i fenomeni di costume espressi da movimenti d’opinione e filosofie con forte radicamento sociale, compaiono libri dedicati esclusivamente ai ciclisti di nuova accezione che – va detto – sono spesso anche persone senza particolari problemi di spesa, il che spiega taluni contenuti del libro.
Va aggiunto che Carcione fa un’operazione editoriale a doppia valenza, perché ad essere premiata dalle sue 165 pagine ricche di 74 mappe, 57 siti culturali, foto e citazioni, non è solo la passione per le due ruote ma anche quella per la città che lui definisce “museo all’aperto”, presentandone le opportunità in termini di sport, salute e cultura generale.
A Roma stanno spuntando molti pezzi di piste ciclabili (non sempre condivise dai cittadini né sempre razionali e ben manotenute, va precisato) che accrescono quantità e qualità degli spazi esclusivi o co-destinati alla circolazione in velocipede. Da qui Roma in bici prende spunto per illustrare come godersi le infrastrutture per i collegamenti a due ruote tra spazi verdi, luoghi colti, attività di interesse, nel vastissimo spazio amministrativamente compreso nel vasto territorio capitolino. Non si tratta di accompagnare chi sale in sella per sport o competizione, ma chi vuole gironzolare fra le tante bellezze romane, farsi un giro tranquillo, godere nel fruscio allegro delle due ruote la compagnia della persona con la quale sta magari viaggiando.
C’è solo l’imbarazzo della scelta: l’autore offre 92 itinerari modulari e 11 estesi, la cui percorribilità appare sostenuta da mappe dettagliate per circa 320 km di percorsi. Per tali si intendono le piste ciclabili, i sentieri sterrati (lisci o quasi), le strade larghe con poco traffico, i marciapiedi quando mancano le piste (ovviamente con bici a mano). Come scrive l’assessore alla mobilità di Roma capitale, Eugenio Patanè, “il testo è un unicum nel suo genere, in quanto capace di unire mirabilmente attraverso un filo rosso incantevole e suggestivo, gli interessi degli amanti delle passeggiate in bicicletta alle emozioni straordinarie che solo una città dalle bellezze ambientali, artistiche, storiche e culturali come Roma riesce a trasmettere ai suoi visitatori.”
Il libro avverte sulla migliore tipologia di bici che l’esperienza invita ad utilizzare: MTB o city bike, magari “assistita” o “elettrica”, se non si ha grande esperienza di guida dei mezzi con motore alternativo a quelli a combustione interna. Poi, avanti attraverso la città, verso i siti cittadini indicati e gli allunghi verso il mare o gli accenni collinari alle porte della città. Per Ostia e Fiumicino, come per la Sabina e il viterbese aiutano i vagoni delle metro o dei treni di vicinanza: le due ruote a bordo e viva la mobilità sostenibile! Il tutto, in attesa del Grab, Grande raccordo anulare per le bici, unche Roma realizzi, entro il 2026, progetto partecipato cittadino di anello ciclopedonale lungo circa 50 chilometri, promesso dall’amministrazione entro il 2026.
Spontanea un’osservazione generale, buona per ogni città vasta: se si accresce estensione e capacità di servizio dei sistemi treno e metro (e dei bus a motore non inquinante), e si adotta il modello d’integrazione tra ogni modalità di spostamento attraverso piattaforme dedicate, si ottiene l’intermodalità necessaria a garantire salute e benessere a chi vive e lavora negli spazi urbani e metropolitani. La bicicletta, con i suoi percorsi “verdi”, in questo schema può recitare una parte di rilievo.