La prima edizione, nella bella collana “La Memoria” della Sellerio è dell’ottobre 1996: “Le epigrafi di Leonardo Sciascia”, a cura di Pino Di Silvestro. Prefazione di Vincenzo Consolo, di Sciascia grande amico, arricchito da una quantità di riproduzioni di eleganti incisioni.
Un’idea semplice, molto bella proprio perché tale: raccogliere tutte le epigrafi che, libro dopo libro, Sciascia pone all’inizio delle sue storie. Insieme danno concreta idea di un percorso, di un “essere” e di una volontà di “fare”.
Ma innanzitutto: cos’è un’epigrafe? Di Silvestro cita Ugo Foscolo: “Pare a me che l’epigrafe abbia ad annunciare, quasi lampo, la sostanza del libro e la mente dello scrittore”.
Sciascia come le sceglie le sue epigrafi? Per dare una “traccia”, come ad anticipare e condensare i concetti chiave della storia raccontata? O piuttosto sono una “conseguenza”, che riassume? Come sia, riunite, rivelano un “filo”, una continuità, una coerenza: sono una serie di “messaggi” autonomi che si fanno “messaggio” ulteriore.
Tutto ciò, forse, al di là della stessa volontà di Sciascia.
Destinatari dell’epigrafe, “di questo prezioso testo fuori testo”, scrive Vincenzo Consolo nella Prefazione a questo volume, “siamo noi. Destinatario è, nel caso di cui vogliamo qui discorrere, Pino Di Silvestro, lettore privilegiato per l’appassionata, straordinaria capacità ch’egli possiede di percorrere il “testo” sciasciano, di riassumerlo e assumerlo nell’epigrafe, di stendere su di esso una sua ulteriore epigrafe, un suo visivo paratesto che è il corpo dei disegni, delle chine: il testo vale a dire di questo suo libro. Che è quanto di più sciasciano si possa fare, per ammirazione e per immedesimazione, per scrittura, per stile».
Chissà se sono ancora disponibili copie di questo prezioso e stimolante libretto. Bello sarebbe, se la Sellerio ne potesse rieditare altre, per nuovi lettori. E, non ultimo, per ricordare Di Silvestro, che ci ha lasciato qualche giorno fa.
Siciliano di Siracusa, nasce il 15 maggio del 1934. Docente di letteratura tedesca, eclettico uomo di cultura: pittore, incisore, illustra opere di Consolo, Gesualdo Bufalino, Sofocle, Eschilo, Dante. Nel 1987 Sciascia gli offre la possibilità di pubblicare nella collana “Quaderni” di Sellerio “August von Platen”, nel quale con un paziente e meticoloso lavoro di ricerca Di Silvestro segue le tracce degli ultimi giorni di questo poeta tedesco che nell’autunno 1835 muore a Siracusa. A Platen si ispirò Thomas Mann per il personaggio del professore Aschenbach di “Morte a Venezia”. Di Silvestro scrive poi due libri di narrativa: “La fuga, la sosta” (2002) e “L’ora delle vipere” (2007). Entrambi sono ambientati a Siracusa. Nel secondo la trama romanzata si dipana dal 1937 al ’43: parate militari di, regime, imprese coloniali in Africa, velleità imperiali del fascismo, antifascisti perseguitati, scoppio del secondo conflitto mondiale, guerra, fame, bombardamenti, distruzioni, sbarco degli Alleati in Sicilia.
Un’idea di letteratura, quella di Di Silvestro, che ben si armonizza con quella di Sciascia: un’ibridazione tra impegno civile e contempo connessa al piacere della scrittura, già ben individuabili nel primo romanzo “La fuga, la sosta”: protagonista Caravaggio nel periodo trascorso a Siracusa dopo essere fuggito da Malta.
“Le incidenze sono sempre coincidenze”, sosteneva Sciascia. La coincidenza/incidenza di Di Silvestro è averci lasciato il 29 settembre. Lo stesso giorno in cui, nel nel 1571, nasce Caravaggio.