È uscito il mese scorso ma è già alla quarta ristampa. Un caso editoriale che riguarda non un romanzo estivo, ma un vero e proprio manuale di navigazione del sé, ad opera della psicologa e PhD Ameya Gabriella Canovi che, esperta nello studio delle relazioni familiari e della dipendenza affettiva, con una lunga esperienza di sostegno a persone imprigionate in relazioni disfunzionali, conduce seminari e corsi di crescita personale.
Stiamo parlando di Di troppo amore (Sperling & Kupfer, pp. 272, 18,90 €) che dal 10 maggio vola via dalle mensole di qualsiasi libreria, reale o virtuale che sia. Ma non lasciatevi ingannare dal titolo, questo non è un romanzo rosa né si parla esclusivamente di relazioni amorose. La relazione che si esamina è quella che ognuno ha con se stesso. Ciò rende il volume molto fruibile al di là del fatto che si stia vivendo o meno un rapporto di coppia.
Da un lato è vero che lo spunto è l’«Io non vivo senza te», una frase intesa spesso come il segno di un legame intenso, un modo di dire usato per rappresentare una storia romantica, in troppi casi invece l’espressione di una vera e propria dipendenza, di una relazione malata che rende infelici molte persone, più di frequente donne.
La dipendenza affettiva è un disturbo ancora poco conosciuto, dal quale è difficile liberarsi perché ha radici profonde nel cuore della famiglia d’origine, dove sperimentiamo le prime forme di attaccamento e impariamo, quando va tutto bene, l’amore per noi stessi. Ma se invece siamo stati bambini poco accuditi, trascurati, o addirittura abusati, o al contrario figli troppo protetti, oggetto di attenzioni eccessive, allora possiamo sviluppare rapporti nei quali il partner è vissuto come un’ancora di salvezza, qualcuno che può riparare le vecchie lacerazioni.
In questo libro, Ameya Canovi riversa la sua lunga esperienza di sostegno a dipendenti affettivi raccontando le loro storie e spiegando il disagio di cui sono prigionieri, con le sue diverse manifestazioni: mendicare l’affetto o pretenderlo, manipolare o sedurre l’amato, riprodurre situazioni sentimentali tossiche, subire la frustrazione di un desiderio di fusione mai soddisfatto.
Dall’altro però il metodo Canovi, che consiste in una impietosa e oggettiva indagine, condita di humor e grande cortesia, con un approccio tanto rigoroso quanto ricco di empatia, delinea un percorso di conoscenza di sé capace di disinnescare il «troppo amore», il bisogno eccessivo dell’altro, ma anche di altre dipendenze, come quella dal cibo, dai social, dal lavoro, dallo shopping compulsivo, dalla pornografia, dalla continua lamentela…

Insomma ognuno ha la sua di dipendenza e il metodo Canovi, che porta a liberarsi dai rimpianti e dalle recriminazioni per ciò che non si è avuto, può essere un inizio per disfarsene. La lettura accompagna nei primi passi per cominciare a risanare l’amore improprio o ricevuto male che c’è alla base di questa sofferenza e a costruire nuove relazioni con responsabilità e libertà.
La lettura procede in modo incalzante, perché pagina dopo pagina si scoprono indizi e chiavi di lettura su di sé, come se fosse in atto un processo in cui la curiosità porta alla fine alla soluzione di un puzzle, o perlomeno a intravedere un’immagine, laddove prima c’era solo dolore e confusione. Le suggestioni sono molte: dall’imperativo delfico a Gianna Nannini, da Vinicio Capossela a Carl Gustav Jung, da Saint-Exupery a Baudelaire, ognuno troverà il suo sentiero che lo porterà ad amarsi un po’ di più e magari a fissare un appuntamento con sé, fino a un’onesta discussione in tête-à-tête.

Abbiamo seguito la genesi del romanzo grazie al podcast di Chora Media sulle dipendenze affettive di Selvaggia Lucarelli che scrive la prefazione al volume, come aveva fatto Canovi in occasione dell’uscita del suo libro, di cui abbiamo parlato qui. È possibile interagire direttamente con l’autrice che ogni lunedì risponde alle domande più edificanti dei suoi lettori dal suo account Instagram @ditroppoamore. Da lì la dottoressa invita a diventare adulti, sotto l’egida della sua copertina rosso ciliegia (che lei chiama rosso adulto).
Ma chi quest’estate/autunno è in Italia può incontrarla di persona a una di queste date. La prossima? Il 21 giugno a Reggio Emilia.