Quello raccontato da Roger Munny in “Attacco alla Federazione” è un mondo distopico e per certi versi inquietante.
In un mix di intelligenza artificiale, galassie lontane e rapporti tra uomini e robot, il filo conduttore delle due storie che compongono il racconto è dato dalla presenza di una “Federazione” che domina l’umanità con pugno di ferro e falsi sorrisi. Un autoritarismo vero e proprio, esercitato su cittadini che non sembrano avere la forza per ribellarsi.
Antagonista della Federazione è la Società, un’organizzazione segreta che lavora nelle retrovie per mettere in piedi una rivoluzione e fare esplodere il sistema.
L’autore, Roger Munny, nasce a Padova, ma vive e lavora a New York, dove si occupa di diplomazia multilaterale. Partecipa attivamente ai processi negoziali delle Nazioni Unite ed è forse per questo che, nelle descrizioni fantascientifiche degli ambienti in cui si sviluppa la trama, i lettori più attenti possono riconoscere anche il Palazzo di Vetro.

Lester e Mary, protagonisti del primo racconto, nelle pagine introduttive si sottopongono a un controllo di sicurezza che ricorda da vicino quello a cui giornalmente sono sottoposti gli impiegati dell’Onu e quel Consiglio di Direzione della Corporazione, con il suo presidente e i suoi membri eletti, richiama molto il Consiglio di Sicurezza che venerdì 1 aprile, come ogni mese, ha cambiato il presidente scegliendo l’ambasciatrice del Regno Unito Barbara Woodward.
Lester e Mary, uniti da un rapporto lavorativo (lei una star del pugilato, lui il suo manager), preparano un incontro decisivo in cui l’atleta sfida Joe Fernandez, avversaria capace e pericolosa, unendo al racconto sportivo anche una rete intrecciata di servizi segreti e spionaggio.
La seconda parte della storia, invece, si concentra su una coppia dai ruoli molto diversi. Ronald e Tina sono due rivoluzionari e insieme preparano un attacco alla Federazione. Protagonista, oltre a loro, è un oggetto non identificato, una “Scatola” che volutamente non ha un’immagine precisa e della quale però si conosce il grande potere. Definita “un sistema complesso di recettori per attivatori subliminali”, è un esemplare unico e irriproducibile. Considerata il Sacro Graal di ciò che viene chiamato “inconscio”, è stata creata da un hacker e neuropsichiatra indiano, che nella vita vendeva gelati a Bombay nel chiosco di un quartiere dimenticato e frequentato da esseri metà uomini e metà donne.
Con una prosa scorrevole e una trama intrigante, Munny lascia che dalla visione di un mondo lontano dal nostro possa nascere una riflessione su temi di grande attualità: il rapporto tra popolo e governo e la forza di un moto rivoluzionario. Due questioni più che mai attuali, collocate alla perfezione nel contesto della guerra in Ucraina, con gli Stati Uniti che pubblicamente, per bocca di Biden, hanno rivelato l’intenzione di rovesciare Vladimir Putin e con il popolo russo che dall’Occidente viene invitato a insorgere contro il regime del Cremlino.

L’esperienza newyorkese di Munny si sente forte nella descrizione dei luoghi e degli eventi, con la narrazione di un attacco terroristico ai laboratori della LifeSpan Corp. che ha innescato la risposta decisa della Federazione e reso necessari più controlli negli spazioporti delle stazioni orbitali. Il riferimento alla distruzione delle Torri Gemelle e al conseguente cambiamento della città, per chi New York l’ha conosciuta prima dell’11 settembre 2001, scatta immediato
“Attacco alla Federazione” è una lettura rapida e piacevole, che con la leggerezza di una doppia storia in cui si intrecciano sport, sentimenti e desiderio di rivalsa mette in luce le problematiche di un’attualità sempre più caotica e conflittuale, dove le emergenze sono all’ordine del giorno e i gesti eroici sempre più necessari.