“Lieve è il dolore che parla, il grande è muto” scrisse Seneca. Mio padre non mi ha mai raccontato come ha vissuto con la sua famiglia negli stanzoni del campo profughi di Venezia per 5 lunghi anni, dopo esser fuggito dalla Dalmazia nel 1943 per salvarsi dagli eccidi dei comunisti jugoslavi mossi da odio razziale e smania di rapina. L’ideologia dello stato sociale c’entrava poco, se non come giustificazione delle stragi orrende, che ci vuole una fantasia da criminali per inventarsele. Senza entrare nei macabri particolari, stupravano, mutilavano, accecavano e poi ti buttavano in una foiba carsica o nel mare Adriatico. Buttavano via gli italiani per eliminarli e prendere il loro posto. Ma anche se ci hanno preso tutto, noi istriani e dalmati esistiamo ancora altrove, dove siamo liberi di affermare la nostra identità culturale.
Il 10 febbraio ricorre il Giorno del Ricordo dell’esodo giuliano dalmata, istituito per legge nel 2004, dopo una battaglia durata 9 anni che il deputato Roberto Menia ha combattuto in Parlamento. Una legge “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, l’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”.

Proprio perché non dobbiamo smettere di ricordare e la scrittura è l’unico modo che ci permette di conservare e trasmettere le emozioni vissute, quest’anno c’è qualcosa in più: “Raccontare per ricordare”, il primo concorso nazionale di letteratura dell’esodo giuliano dalmata. E’ stato creato dalla piattaforma Kepown (chi scrive è tra i fondatori, ndr) con il sostegno dell’Unione degli Istriani e il supporto del quotidiano Libero che dal primo al 10 febbraio pubblica due pagine al giorno di articoli tratti da libri e testimonianze dirette. Lo scopo del concorso è creare empatia per l’esodo. L’empatia è la capacità di sentire le emozioni dell’altro come fossero proprie. Leggendo i fatti reali riportati, ognuno può scrivere un racconto vero o di fantasia e inviarlo a www.kepown.com, dove si possono leggere anche i testi pubblicati da Libero per prendere spunto. Il concorso inizierà proprio il 10 febbraio e si concluderà il 15 settembre, il giorno del trattato di pace, firmato a Parigi nel 1947, quando l’Istria venne ceduta definitivamente alla Jugoslavia comunista. I partecipanti dopo essersi iscritti sulla piattaforma www.kepown.com, inseriranno il proprio testo (minimo 15mila battute spazi compresi), pubblicandolo con un semplice click. I testi possono essere geolocalizzati e datati sulla mappa temporale; si può indicare la comunità di appartenenza.

Nella home page, nel menu in alto a destra, ci saranno tutte le informazioni del bando alla voce “concorsi”. Al termine del concorso, la direzione di Kepown affiderà i testi a una giuria qualificata per la selezione. Saranno premiati: il racconto più commovente, il più romantico e quello che avrà ricevuto più like. Perché la casa editrice digitale Kepown è un social e ha una community che partecipa ai kebook pubblicati.
Premi: i racconti vincitori e quelli più meritevoli saranno pubblicati su Libero, in un libro edito dall’Unione degli Istriani e rimarranno pubblicati su Kepown ad futuram memoriam. Gli autori dei primi tre racconti riceveranno anche in premio un soggiorno in Istria e Dalmazia.