“Guida al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” (Pacini Editore) è il titolo del nuovo libro dell’avvocato Vito Vacca, uscito nel settembre 2021, che nelle sue 152 pagine affronta l’articolazione del PNRR ed i suoi effetti. L’attività professionale del dottor Vacca sul tema dei Fondi Europei si protrae da oltre 30 anni; tra l’altro è stato Team Leader e Key Expert in Programmi (EuropeAid, IPA, Twinning, ENPI, Jaspers, FWC) di Assistenza Tecnica della Commissione Europea in diversi Paesi comunitari. Ha collaborato con Università e Business School in Italia ed all’estero ed è stato Vice Presidente dell’Associazione Italiana Formatori (AIF).
Il PNRR rappresenta un’opportunità per l’intero Paese, ma bisogna essere preparati e capire che cos’è, quali possono essere i benefici per le imprese, le pubbliche amministrazioni, i comuni, le città ed i singoli cittadini. Una guida vera e propria che aiuta a comprendere il funzionamento di un meccanismo di cui si parla tanto, anche se talvolta non in modo approfondito come si dovrebbe. Abbiamo intervistato l’avvocato Vito Vacca in merito a questa sua nuova fatica editoriale.
Il suo nuovo lavoro editoriale è “Guida al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Come nasce questo libro? Qual è la sua genesi?
“Da trent’anni svolgo l’attività di esperto sui Fondi Europei, per oltre quattro anni ho vissuto e lavorato all’estero, operando in qualità di Key Expert su programmi di assistenza tecnica della Commissione Europea. Dal Novembre 2020 sto monitorando l’andamento dei lavori sul PNRR e ho pubblicato una serie di articoli tecnici sull’articolazione ed il contenuto del Piano”.
Il suo libro parla del PNRR che dovrebbe interessare molto ai nostri amministratori. Ma che cos’è questo Piano Nazionale? Proviamo a spiegarlo in modo semplice ai nostri lettori.
“Il PNRR è una risposta eccezionale ad una situazione straordinaria: la pandemia. Per la prima volta nella sua storia l’Unione Europea sta contraendo un debito comune per rilanciare l’economia degli Stati membri duramente colpita dalla crisi sanitaria, economica e sociale. Senza un forte coinvolgimento del Settore Pubblico e dei nostri amministratori sarà difficile impiegare una massa enorme di risorse pari ad oltre 200 miliardi di Euro nei tempi rigidi e contingentati previsti dalle regole europee (entro il 2026)”.
Quali sono gli obiettivi principali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza?
“Gli obiettivi strategici del Piano sono la transizione verde (ambiente) e la transizione digitale (migliore organizzazione), una maggiore inclusione sociale anche riducendo i divari territoriali all’interno del Paese, la valorizzazione del lavoro delle donne e dei giovani”.

Perché il PNRR è irripetibile e come potrebbe cambiare l’Italia?
“Il Piano Nazionale è fuori dall’ordinario, perché come impatto è paragonabile soltanto al Piano Marshall, che si ebbe alla fine della Seconda Guerra Mondiale; ma per l’ingente importo delle risorse mobilitate potrebbe avere un effetto finale sullo sviluppo europeo anche maggiore”.
Nel caso in cui gli amministratori non dovessero trovarsi preparati, quali sono i rischi e le maggiori problematiche?
“La nostra Pubblica Amministrazione è stata provata da venti anni di tagli lineari e dal lungo blocco delle assunzioni; ora si sta cercando di correre ai ripari con forme anche straordinarie di reclutamento, ma mancano due azioni chiave per poter operare bene. La prima è la formazione di base sul PNRR che comprende anche una corretta informazione tecnica sull’articolazione del Piano, sugli investimenti, sulle misure e sulle riforme; come sempre avviene in Italia la si da per scontata, ma non basta seguire l’informazione dei media per poter lavorare sul Piano in maniera competente. La seconda è la mancanza di forme straordinarie di motivazione e di coinvolgimento del personale già in organico; dal suo punto di vista, questo non comprende perché debba affrontare un lavoro eccezionale senza un’adeguata incentivazione”.
La pandemia ha certamente creato un danno al Paese a livello economico. Con l’implementazione del Piano è possibile prevedere un rilancio anche su questo fronte?
“Assolutamente sì, il PNRR nasce per rilanciare l’economia di tutto il Paese, che già in questi mesi sta reagendo bene in alcuni campi. Si pensi al positivo impatto complessivo dei bonus nell’edilizia; ma bisogna prestare attenzione alla tagliola delle scadenze (in questo caso i tempi ci sarebbero almeno fino a tutto il 2025). I termini attualmente previsti per accedere a questi incentivi sono troppo stretti, si pensi in particolare al bonus facciate con scadenza al 31/12/2021; finora il suo utilizzo ha fortemente risentito del rallentamento che si è avuto nei mesi scorsi per l’impatto delle ondate e delle chiusure. Pertanto, si è generato un collo di bottiglia che ora sta avendo l’effetto indesiderato di fare lievitare il costo dei materiali e dei lavori, creando un circolo vizioso con effetti collaterali negativi; bisogna intervenire subito, rimuovendo queste scadenze rigide e non giustificate, disinnescando in tal modo la dinamica del rialzo dei prezzi (questo vale anche per altri settori)”.

Il Piano prevede supporto anche ad azioni per la penetrazione all’estero delle nostre imprese?
“Certo, il PNRR prevede una ventaglio di azioni di supporto alle imprese italiane, che vogliono entrare o consolidare la loro presenza sui mercati esteri, incluso il rifinanziamento dell’importante Fondo di cui alla Legge 394/81 gestito dalla SIMEST”.
Quale messaggio finale vuole lanciare?
“L’opportunità e l’occasione offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono assolutamente irripetibili. Non è una questione che riguarda soltanto il Governo ed i Ministeri, riguarda noi tutti ai vari livelli: le Regioni, gli Enti Locali, le imprese, i professionisti, i dirigenti, i manager, i funzionari, le famiglie, il terzo settore, le ASL ed i medici, le Scuole ed il loro personale, le Università e la Ricerca; ma bisogna essere informati, formati e preparati per poter partecipare a questa grande sfida collettiva”.