Con quanta intensità il dualismo viene vissuto nella società contemporanea? Il motore di tutto ciò sta nel tradimento (o nel pericolo del suo verificarsi) del principio di bontà della persona umana. Questione nodale che nel quotidiano vivere sociale pone, di riflesso, un obbligato agire nei vari ambienti e nelle rispettive relazioni: lavoro, politica, famiglia, amore.
In altri termini, il tradimento della bontà implica uno stato di tensione (inconsapevole o meno a seconda di chi sia il traditore ed il tradito) che può generare e portare all’invidia, odio, colpevolizzazione pregiudizievole (o meglio detta della vittima), sfruttamento.
Ecco che tra passato e presente v’è la stessa tensione che intercorre nel dualismo tra persone laddove ci si trovi dinanzi, ad esempio, a nostalgia (dettata dalla bontà del ricordo) e narcisismo (alimentato dalla costante ricerca di conferma di sé nel mondo). Da questa premessa si collegano una vastità di temi irrisolti della storia dell’umanità e che, ancora nella contemporaneità, rimangono al centro delle declinazioni della vita sociale, politica e culturale.
Con il libro Visto si stampi (editrice Bietti, 2020) Bruna Magi pone, concretamente, l’attenzione su questi gangli della vita della nostra società: sette capitoli tutti collegati da file rouge di percettibile robustezza morale di fondo. Occorre, tuttavia, spogliarsi di pregiudizi rispetto ai delicati problemi che vengono posti sotto i “riflettori” pur raccontandosi nel libro diversi aneddoti del passato e di personaggi famosi (tra i quali, ad esempio, Gina Lollobrigida, Luciano De Crescenzo, Brad Pitt, Bettino Craxi, Vittorio Feltri).
Il file rouge a cui si è accennato è, sicuramente, il ruolo della sofferenza in una chiave di interpretazione funzionalistica verso la tanto ricercata felicità terrena tra passato e presente. Qui, la citazione del compianto Luciano De Crescenzo è doverosa per comprendere pienamente l’essenza del quadro tratteggiato e disegnato da Bruna Magi. Il filosofo partenopeo diceva che “secondo alcuni la felicità consiste nel soddisfare i piaceri. Io non sono d’accordo. Quella vera si nasconde nell’attesa di essere felici, anche se non bisogna aspettare troppo, perché come diceva Seneca, mentre si aspetta di vivere, la vita passa. E così, aggiungo io, rischiamo di ritrovarci con l’aver trascorso il nostro tempo in lunghezza, ma non in larghezza”.
Frase che, oggettivamente, ci riporta al senso della vita ed al principio di qualità del tempo vissuto e, per forza di cose, della bontà delle interazioni terrene. Ma in Visto si stampi il protagonista principale non è solo il vissuto dell’autrice o quanto descritto sinora.
È il tipo di società che sta mutando ad essere il perno su cui si innesta tutto il resto. Compresa l’informazione del mondo cartaceo e del web. Compreso l’odio politico e l’invidia sociale. Compresa la tendenza al conformismo del mondo dei social.

Ecco che la domanda principale a cui Bruna Magi cerca risposta è se il mondo dei social, in quanto tale, stia contribuendo o meno a piccole dosi ad uccidere l’immaginario collettivo e/o personale. Cioè se la facile accessibilità all’informazione non informativa, sdoganata a più livelli, comporti l’effetto diretto della degradazione della riflessione e la degenerazione dell’ascolto (metro di valutazione interiore del proprio apprendimento).
In buona sostanza l’autrice cerca di capire se, al netto dei conti che occorre fare con il realismo dettato dall’inarrestabile progresso, il mondo del web, incontrollato nella sua evolutiva permeazione della società e delle società, non sia il primo caso di Chimera senza, dualisticamente parlando, Bellerofonte.
Un processo per cui, in pratica, i pensieri sociali si annullino lasciando spazio ad un monolitico e fin troppo facile like (o pollice all’insù): atteggiamento, quest’ultimo, che indentifica un nuovo gesto sociale finalizzato al riconoscimento di sé in un dato contesto il cui confronto argomentativo è solo eventuale o, per la maggiorparte delle volte, addirittura inesistente.
Ebbene Visto si stampi, pur nostalgicamente rivolto al passato, in realtà, è un vero e proprio monito sul presente e, al contempo ancora, un risveglio delle coscienze per un miglior futuro.
Coscienze che, se assopite a causa di un linguaggio meramente simbolico, perlopiù slegato dall’approfondimento delle cose, rischiano di condurre l’umanità stessa verso l’assolutismo dittatoriale 2.0: non a caso uno dei primi like della storia può ricondursi al gesto degli imperatori romani che mediante un semplice pollice direzionato verso il cielo o verso terra decretavano, sul momento, la vita o la morte delle persone (si pensi all’immagine del celebre film il Gladiatore).

Non lontana da ciò è, quindi, la figura dei c.d. haters.
Non abbassare la guardia è, evidentemente, il velato messaggio di Bruna Magi che nel nuovo mondo di internet intravvede certamente capacità duttile di mettere in relazione veloce il mondo, ma che contestualmente può diventarne il baratro delle relazioni stesse nel senso più intimo del termine.
Quanto più è largo il perimetro di interscambio, tanto più si riduce la effettiva chance di costruire rapporti solidi (soprattutto al di fuori della famiglia comunemente intesa). Anche qui si riflette un dualismo genetico del presente umano che, di contro, deve evitare di farsi sedurre dalla distorsione facile della convenienza o della moda social di essa: la mercificazione (come direbbe Fiorella Mancini) della propria identità porta, inevitabilmente, al considerare un disvalore anche l’errore. Privare la società della cultura dell’errore (sia esso commesso in amore, in politica, in amicizia, ecc.) sarebbe uno dei crimini più incredibilmente latenti nella storia dell’umanità. Il punto è chi se ne potrà più accorgere quando, ormai, il mondo non sarà più educato all’empirismo dello sbaglio?

Visto si stampi si propone di spronare i lettori a riscoprire lo scopo educativo delle relazioni umane condite da senso: siano esse frutto di tradimento, delusione, bontà, riflessione o ricordo purché alimentate da intensità. Componente, quest’ultima, che ci fa ricordare il senso della vita oltre lo stato di naturale sopravvivenza.
La conclusione sul dualismo tra bontà e tradimento è, chiaramente, tutta nel valore che diamo ai nostri interessi rispetto alle cose dell’esistenza. Un esempio su tutti è il legame affettivo con i famigliari. Una frase di Bruna Magi, particolarmente calzante, colpisce in maniera profonda collegandosi intimamente con quanto fin qui detto. È legata all’esperienza tragica dell’autrice nell’aver perso prematuramente il fratello a causa di aneurisma: “Pensate che orrore, se il suo cervello fosse rimasto capace di comprendere quanto gli era accaduto”.
Bruna Magi sono certo mi perdonerà se uso questa sua frase a mo’ di metafora per rappresentare come una eventuale vittoria del tradimento nella vita (sociale, politica, culturale, amorosa, ecc.), cioè il sopraggiunto degenerativo ed inarrestabile stato emorragico valoriale, può condizionare irreversibilmente la capacità elaborativa, soggettiva o collettiva, della coscienza umana anche dinanzi ai massimi sistemi: su tutti la democrazia.