
È uscita da pochissimo per la Diarkos editore la nuova biografia di Coco Chanel ad opera della giornalista Roberta Damiata e dal titolo “Coco Chanel Unica e insostituibile”. Una narrazione inedita che assomiglia molto ad un romanzo di vita, e che dipinge questa incredibile stilista e creatice di moda con accenti nuovi e privatissimi.
A cinquant’anni dalla sua morte, Coco Chanel è ancora un riferimento di luce per tutti coloro che apprezzano le sue creazioni, in ogni parte del mondo. Nata a Saumur il 19 agosto 1883, scomparve a Parigi proprio il 10 gennaio, nel lontano 1971. Roberta Damiata ha deciso di rivisitare la figura della nota creatrice di Moda attraverso lo studio di lunghe ed attente ricerche, fra documenti e testimonianze.
Giornalista di lungo corso, romana, già direttore di numerose testate nazionali di Gossip, Astrologia, Cronaca e Moda (in quest’ultimo campo, di diffusione internazionale) Roberta Damiata ha cominciato a scrivere da giovanissima pubblicando molte biografie di cantanti anni ’80. Corrispondente da Londra e opinionista in trasmissioni televisive Rai e Mediaset, ha vinto nel 2015 il Premio Donna dell’anno, e nel 2017 il Premio Eccellenze I Love Ischia. Attualmente scrive per il settimanale F e per il sito de IlGiornale.it

Coco Chanel, stilista francese capace con la sua opera di imporsi come figura fondamentale del fashion design e della cultura popolare del XX secolo. Come nasce l’idea di scrivere una biografia su di lei?
“In previsione della ricorrenza dei 50 anni dalla morte di Coco Chanel e insieme all’editore della Diakos, abbiamo deciso di rendere omaggio a questa grande donna. La biografia su di lei che ho scritto, recentissima, ha questa valenza. Ho cercato una chiave particolare per raccontare la sua esistenza, partendo dal lavoro di stilista per inserirmi poi nelle pieghe della sua vita; ho visitato meandri private assolutamente fondamentali per capire da dove nascono le creazioni che l’hanno resa famosa nel mondo. Quello che è venuto fuori, più che una biografia ortodossa, ritengo sia la storia vera di un iconico personaggio dalle mille sfaccettature. L’esistenza di Coco Chanel è quasi un romanzo, che a tratti si colora di tinte forti. Spero di essere riuscita in questa impresa e di aver fatto conoscere la controversa donna desiderosa d’amore che si nascondeva dietro il personaggio noto al grande pubblico”.
La casa di Moda Chanel si è diffusa ovunque nel mondo ad indicare eleganza e femminilità: in America, che tipo di penetrazione e successo hanno avuto la creatività e lo stile di questa donna divenuta leggenda nel Fashion? Quali sono i segreti del suo successo?
“L’America è stata per Coco un mercato molto particolare, al quale ha sempre guardato con grandissimo interesse. Da visionaria, aveva subito compreso che gli americani, rispetto agli europei, avevano sì un diverso gusto stilistico (tanto che cambiò i colori dei suoi vestiti appositamente per il mercato americano), ma erano anche molto più avanti rispetto all’Europa per quanto riguardava una visione ottimale del Business. Esperta ed interessata al marketing, quando fu chiamata ad Hollywood per vestire le più grandi star del cinema, Coco Chanel accettò l’incarico non per soldi né per fama (che lei considerava solo un mezzo per raggiungere l’indipendenza personale), bensì per capire come esattamente funzionasse da quelle parti di mondo il meccanismo della vendita degli abiti. Rimase incantata quando, dopo aver girato i più grandi magazzini che vendevano le sue creazioni, scoprì i primi negozi low budget, dove copie dei suoi abiti venivano venduti a pochi dollari e permettevano anche a chi non poteva permetterseli di indossare figure di creazioni partorite dalla sua mente”.

“Inoltre, da donna pratica e minimale quale era, adorava il fatto che proprio in questi negozi i clienti potessero scegliersi da soli i vestiti e provarli senza l’aiuto di commessi o modiste, come non sarebbe invece potuto mai accadere nelle boutique molto sofisticate. “La moda deve raggiungere la strada” era uno dei suoi motti, e in questo l’America per lei era un pianeta molto sviluppato, soprattutto nel capire ed applicare elementari leggi di marketing. Rispondendo poi alla seconda parte della tua domanda, il segreto del successo di Coco Chanel si deve principalmente all’evoluzione – o se vogliamo usare un’altra espressione – all’enorme passo in avanti che fece grazie a lei la figura femminile. Anche alle origini, da semplice sartina, Coco confezionava abiti “liberando il corpo delle donne”, e facendo in modo che non venisse più umiliato sotto corsetti strettissimi, gonne che dovevano toccare per terra e abiti e cappelli ridondanti di accessori. Introdusse una novità di grande rottura per l’epoca, e venne immediatamente compresa dalle signore che, seguendo il suo esempio (lei non creava mai nulla che prima non avesse sperimentato su sè stessa) si sentivano finalmente libere di esprimere la propria femminilità, non snaturandola solo per far piacere agli uomini. Il grande segreto di successo di Coco ritengo comunque non sia stato solo questo. Qualunque cosa facesse – ad esempio tagliarsi i capelli – veniva immediatamente copiata, facendo di lei una delle prime influencer di costume. È ad esempio a lei che dobbiamo la bigiotteria che tutt’ora indossiamo. I gioielli all’epoca erano solo un ornamento per donne molto ricche, ma lei sdoganò questa usanza mescolando gioielli di grande valore a materiali poveri. Allo stesso modo, restituì dignità al jersey, che era una stoffa che vestiva molto bene i corpi delle donne, ma all’epoca veniva usata solo per creare biancheria intima. Insomma, la Donna Coco Chanel, e non solo la Stilista, fu un vero e proprio esempio che illuminò la strada e il cammino di molte altre donne verso una liberazione femminile di costumi e mentalità”.

Nella tua carriera di giornalista ti sei occupata della direzione di molti magazine famosi, alcuni anche a diffusione internazionale; hai trattato sempre molti argomenti: astrologia, moda, gossip, mondo dello show business in generale. Quale è l’ambito che ti piace di più e quale di meno? E perché?
“Sono per natura estremamente curiosa; vengo affascinata e attirata da tutto quello che non conosco. Essermi cimentata in vari argomenti è stata per me una sfida che in carriera ho particolarmente amato e che mi ha permesso in seguito di ampliare la visione delle cose e analizzarle sotto varie sfaccettature. Per ogni argomento che ho trattato, in tutte le varie riviste che ho diretto, mi sono impegnata sempre nella comprensione e nello studio, anche su risvolti che potevano apparire superficiali, come il gossip. Amo tutto quello che faccio e che ho fatto, e scelgo di vivere e lavorare con grande passione. Per questo mi risulta difficile dire quale argomento mi appaghi di più e quale meno, anche se ho notato che rispetto a quando ho iniziato l’attività di giornalista, i miei gusti personali si sono molto orientati verso una conoscenza profonda dei personaggi e delle situazioni che tratto. Oggi amo molto fare interviste perché dietro ogni personaggio si cela una persona meravigliosa da conoscere. L’importante è saper “grattare” un po’ la superficie ed essere disposti ad ascoltare l’interlocutore, per avere la possibilità di scoprire un vero e proprio mondo nascosto”.
Roberta Damiata e il futuro del giornalismo: come lo vedi?
“Trovo che la professione pura del giornalista sia stata in qualche modo, nel corso degli anni, umiliata. Dico sempre che chi sa scrivere non necessariamente sa realizzare un articolo. Invece molto spesso, per questioni puramente economiche, vengono utilizzate penne ancora acerbe, mandate in prima linea e pagate poco, senza avere la possibilità di poter comprendere appieno di quello che scrivono. Questo è un grande danno per l’Informazione che, nel corso degli anni, ha perso qualità. Soffocati da centinaia di blog che vengono aperti ogni momento, sopraffatti da siti che non producono materiale nuovo ma spesso solo riprese di notizie altrui senza controllarne veridicità di fonti e di provenienza, ritengo si sia un po’ perso il valore della conoscenza autorevole”.

Perché consigli di leggere il tuo libro su Coco Chanel? Cosa si trova all’interno del volume che nessuno è mai riuscito a rivelare finora su questa stilista?
“Il mio consiglio principale in realtà è quello di leggere libri in generale, che sono i più grandi compagni della nostra fantasia; se poi leggerete anche il mio, ovviamente ne sarò molto orgogliosa. Quello che credo è che la mia opera si differenzia dalle altre biografie su Coco Chanel per aver raccontato la sua vita come fosse un romanzo. L’aver messo in primo piano i suoi sentimenti: a volti contrastanti, spesso difficili da comprendere con i suoi scatti d’ira, con i pianti che faceva fare alle sarte; tutto accadeva però per un disperato e personale bisogno d’amore. Chanel era letteralmente assetata d’amore, non avendone ricevuto dalla propria famiglia di origine. L’aveva segnata soprattutto la mancanza del padre, che l’aveva abbandonata da piccola in orfanotrofio; questo fu per lei un dolore che non riuscì mai completamente a superare. Attraverso quest’ottica e questi sentimenti ho narrato Coco Chanel”.
Quando hai visitato l’ultima volta gli Stati Uniti? Un tuo saluto a tutti gli Italiani d’America, magari proprio nello stile di Coco Chanel, tu che oramai con il tuo saggio e le tue ricerche mirate ne hai sviscerato pensieri di vita e di lavoro.
“Sono stata negli Stati Uniti molte volte; l’ultima quattro anni fa. Adoro ogni luogo americano che ho visitato, ogni città grande e piccola che ho avuto il privilegio di vedere. Questo grazie proprio a generazioni di italiani che sono cresciute negli Usa e che ogni volta mi fanno sentire a casa, anche a tanti chilometri di distanza. In ogni angolo d’America esiste un italiano che l’ha fatta grande, e questo mi rende orgogliosa come compatriota. Mi piacerebbe scoprire di avere in America qualche parente che ancora non sono riuscita a trovare, ma sono sicura che da qualche parte c’è. Il mio saluto vuole essere più che altro un ringraziamento per aver portato un po’ del nostro cuore italiano, del cibo meraviglioso e dell’allegria in ogni parte del mondo, rendendoci cittadini orgogliosi della nostra bandiera bianca – rossa e verde che, seppur dotata di qualche buco, riesce in qualche modo sempre a coprirci, proteggerci e a tenerci uniti”.