I lettori de La Voce di New York hanno avuto già l’opportunità di seguire le idee della giornalista Tiziana Ferrario, l’ex inviata e conduttrice del TG1 della RAI, che nel nostro giornale scrive la Column “Orgoglio e Pregiudizi”. Il nome della sua rubrica riflette il titolo del saggio che Tiziana pubblicò tre anni fa e che affrontava il tema dei diritti delle donne proprio al momento dello scoppio del movimento #metoo. Il titolo completo di quel libro era Il risveglio delle donne al tempo di Trump. Ora, a completamento di quell’opera, la famosa giornalista rilancia con un nuovo libro, Uomini è ora di giocare senza falli! (Chiarelettere 2020), un j’accuse per smascherare definitivamente il maschilismo, sia nella vita privata che nei luoghi di lavoro.
Nel saggio, scritto con una pimpante ironia che non compromette mai la severità del tema, si incontrano le molteplici tipologie del maschilismo: c’è il maschilista inconsapevole che non si rende conto di esserlo, quello silente che preferisce cambiare discorso, l’infastidito che trova le donne esagerate nelle loro rivendicazioni e l’indifferente a cui proprio non importa nulla. Ferrario, alla fine di ogni capitolo, elabora liste e questionari per riconoscere il maschilista nei vari ambiti della società, dall’ufficio alla famiglia, dallo sport al mondo della scienza e dello spettacolo. Il testo diventa una fotografia della società italiana (ma non solo) patriarcale e maschilista in cui ancora le donne sono costrette a vivere, ma alla fine resta propositivo e quindi ottimista: infatti Ferrario lancia una campagna di lotta e resistenza grazie al contributo inedito di quelli che l’autrice chiama “uomini nuovi”, uomini che sono andati ben oltre il maschilismo, superandolo e quindi diventando alleati delle donne nell’ultima battaglia per sconfiggerlo definitivamente.
In questa intervista con Tiziana, alla vigilia delle elezioni negli Stati Uniti, abbiamo anche chiesto il suo giudizio sul presidente Donald Trump, quello che lei nel libro chiama “il maschilista planetario”.
Tiziana, il tuo libro uscito a settembre, deve aver fatto tremare già molti “maschilisti” descritti nelle pagine e che almeno in certi casi sono molto riconoscibili. Sei stata criticata per il titolo: lo hai scelto tu o l’editore? E cosa rispondi a chi storce il naso?
“Il titolo l’ho scelto io. Mi sono ispirata al linguaggio calcistico che gli uomini capiscono al volo. Alcuni hanno sorriso, altri lo hanno trovato offensivo, ma è un problema tutto loro e nelle loro teste”.
Scrivi subito che ogni “riferimento a fatti e persone non è puramente casuale, ma frutto di esperienze personali o di racconti di amiche reali e virtuali alle prese con un paese di maschilisti”. Per il tuo lavoro hai viaggiato molto: secondo te l’Italia, nella classifica dei paesi più maschilisti, in che posizione si colloca?
“Ce lo dice chiaramente il Gender Gap Index del World Economic Forum. Siamo al 76 esimo posto su 153 paesi analizzati, 17 esimi in Europa davanti solamente a Malta Grecia e Cipro. Non c’è da essere orgogliosi, ma preoccupati. Potrebbero volerci 100 anni per colmare le differenze di genere nella sanità, nella salute, nell’istruzione, nella partecipazione politica e nel salario. Le donne sono pagate il 20% in meno degli uomini. E in quest’ultimo caso siamo 18 esimi in Europa nel Gender Pay Gap”.
Scrivi: “La cosa incredibile è che proprio alcune donne, che chiamerò «suddite maschiliste», sono armate al suo fianco, persino contente del loro ruolo subalterno”. Le donne italiane ancora così “suddite” dei maschilisti, sono in maggioranza o in estinzione?
“Sono per fortuna in estinzione, perché le donne hanno capito che se imparano a fare squadra, se si uniscono e fanno rete sono più forti. Eppure ci sono ancora donne che una volta arrivate ai vertici non aiutano le altre donne. E’ sbagliato”.
Scrivi che gli uomini maschilisti “andrebbero fermati, perché non se ne può più e con il loro atteggiamento stanno facendo regredire il nostro paese, non a caso diventato negli ultimi tempi un inquietante laboratorio sperimentale di sovranismo e populismo: ismi che ben si combinano con il maschilismo”. Sembra quasi che tu dica che il maschilista è sempre di destra… Ma poi precisi: “…non è detto che un maschilista non sia antisovranista e antipopulista. Il maschilismo è purtroppo uno stato dell’anima, che accomuna l’intero arco costituzionale”. Se nemmeno l’appartenenza politica basta per riconoscerli, allora come si scova un maschilista del XXI secolo a prima vista? Che consigli dai alle donne per svelare il lupo maschilista che si traveste da agnello?
“Il libro aiuta a districarsi tra i maschilisti. Ne racconto i comportamenti in famiglia e nei vari ambienti di lavoro. Parlo della politica, dello sport, del giornalismo della televisione, dell’editoria della Chiesa, anche se ho inserito Papa Francesco negli uomini nuovi amici e alleati delle donne. E’ un libro interattivo, perché ho compilato elenchi di facile consultazione che ognuno può integrare come vuole. Una ragazza mi ha detto: ‘lo sottolineo, ci aggiungo qualche dettaglio personale e lo regalo al mio ex… siamo in buoni rapporti… almeno capisce che quello che gli dicevo era giusto!'”.
Nel libro, dopo averli descritti i maschilisti, ti dedichi di più invece agli uomini “femministi”, o meglio ad una nuova specie di uomini, gli uomini “nuovi”. Dici che le donne da sole non possono far più di quello che hanno già fatto, ci vuole l’alleanza con questi uomini “nuovi” per fare la “rivoluzione”. Ci dici come si riconosce questa “nuova specie”? E se uno “uomo nuovo” ancora non lo è, come potrebbe diventarlo? Ma dopo anni da maschilista “inconsapevole”, si può diventare uomini “nuovi”?
“Ho fatto parlare uomini diversi tra loro, anche per età. Ho capito che è una questione anche generazionale. Alcuni trentenni di oggi sono diversi dagli uomini degli anni 50. Hanno voglia di viversi la paternità per esempio più pienamente. Condividono con naturalezza le responsabilità con le loro compagne. Non vogliono più quelle gabbie culturali che nel passato costringevano i bambini maschi a non mostrare debolezze altrimenti sarebbero stati paragonati a delle femminucce”.
Dici che nel mondo questi “uomini nuovi” stanno crescendo ma che in Italia “sono ancora delle mosche bianche…”. Perché? Cosa accade in Italia che rallenta la crescita degli uomini nuovi?
“L’Italia come ci siamo detti è un paese patriarcale e manca un’educazione sentimentale che sin da piccoli insegni a maschi e femmine a rispettarsi. Si è fatto molto con le bambine e le ragazze affinché seguissero le loro passioni, ma si è dato per scontato che i maschietti e i giovani adolescenti avessero già dei privilegi e non servisse lavorare anche con loro. Bisogna invece concentrarsi di più sui maschi, altrimenti mentre le ragazze evolvono, i maschi rimangono prigionieri di modelli tradizionali ormai superati. Le donne sono diventate più indipendenti, studiano e lavorano, non sono una proprietà da gestire. A volte si crea un corto circuito che può sfociare anche nella violenza come il crescente numero di femminicidi dimostra”.

Dici che il coronavirus ha fatto emergere il perfetto maschilista: “Il momento di massima espressione maschilista si è avuto quando sono state decise le modalità per il ritorno al lavoro, mantenendo scuole e asili chiusi senza porsi il problema della cura dei bambini piccoli. A chi lasciare i figli se si devono riprendere le attività lavorative e non si può fare ricorso ai nonni perché corrono il rischio di ammalarsi? Arrangiatevi. Nessuna donna avrebbe mai fatto una scelta così irresponsabile…”. Giuseppe Conte è maschilista?
“Penso che la pandemia abbia penalizzato le donne in Italia in Europa e negli Stati Uniti. Sono quelle che vediamo tuttora in prima linea negli ospedali, ma anche nelle case alle prese con lo smart working e i figli da gestire. Sono anche quelle che stanno perdendo in numero maggiore il lavoro. 865 mila negli Stati Uniti nel solo mese di settembre contro 216 mila uomini. La disastrosa gestione della pandemia negli Usa da parte di Trump sta colpendo soprattutto le donne. Non a caso Trump continua a fare appelli alle suburban women perché teme che gli girino le spalle. Vedremo…”
Eppure in Italia, tra i politici, non va sempre così male. Nel libro ricordi come il ministro Giuseppe Provenzano si rifiutò di andare al convegno di soli uomini…
“E’ stato l’unico ed è finito su tutti i giornali, proprio perché ha fatto notizia. Qui nessun politico si dichiara femminista, a parte Renzi che ha detto di avere fondato con Italia Viva l’unico partito femminista europeo. E’ stato anche coerente e il suo è stato l’unico governo italiano con il 50% di ministre. E anche adesso nei ministeri assegnati alla sua parte ha messo due donne, Elena Bonetti e Teresa Bellanova”.
Di maschilismo si muore: ricordi gli uomini che odiano le donne. E parli degli “incels”, i celibi involontari, hai fatto vedere che si organizzano fino ad uccidere anche in atti terroristici, un fenomeno in aumento negli Stati Uniti ma di cui si parla poco… Più la rivoluzione delle femministe con gli “uomini nuovi” avanzerà e più aumenterà il terrorismo delle frange più estremiste di “maschilisti”?
“C’è chi si oppone alla parità, perché teme di perdere privilegi. Osteggia l’idea della donna che lavora e l’accusa di avere distrutto il modello tradizionale di famiglia basata sull’uomo al centro e la donna a casa che si occupa della famiglia. Credo che questi gruppi vadano tenuti sotto controllo anche in Italia”.
Quando affronti il mondo dello sport, ricordi che il tennis è il più femminista, mentre la Formula uno nel mondo e il calcio in Italia, sono i più maschilisti: se fossi la ministra dello sport, cosa proporresti di fare in Italia?
“Cercherei di imporre alle Federazioni e alle società sportive l’applicazione della norma che equipara le donne ai colleghi maschi e darei quindi alle atlete le stesse garanzie che hanno gli atleti. Non più dilettanti, ma professioniste in tutti gli sport”.
Il tuo libro è anche una condanna degli “enabler”, coloro pur assistendo alla prepotenza e violenza maschilista in azione, non intervengono per difendere le donne. Sul Movimento Metoo e il caso Weinstein, scrivi: “…Ma dov’era Bob, viene da chiedersi, mentre nell’ufficio accanto Harvey molestava le sue vittime?”. Che messaggio mandi a questi uomini che pensano di non essere “maschilisti” ma che non intervengono per difendere le donne dalle violenze dei maschilisti?
“Dico che non è sufficiente non essere un molestatore. E’ necessario alzare la voce ed esporsi se si vedono comportamenti inappropriati da parte di altri uomini. Tocca agli uomini farlo. Girare la testa dall’altra parte rende complici”.
Torniamo alle origini del maschilismo italiano: descrivi Benito Mussolini come il duce dei maschilisti, insomma il più grande di tutti: secondo te l’impronta maschilista stampata sul carattere di molti italiani ancora oggi è fondamentalmente quella sua o gli italiani lo erano già da molti secoli e il capo del fascismo ha solo stimolato qualcosa già molto presente nel carattere degli italiani?
“Penso che la mentalità del ventennio fascista con tutte le leggi fatte in quel periodo contro le donne e che ci siamo portati dietro per anni, abbia influenzato il nostro paese anche dopo la caduta del fascismo. Basta vedere nel mio libro l’elenco dei provvedimenti varati dal fascismo quando Mussolini decide che la popolazione italiana deve aumentare di numero: espelle le donne dal lavoro e dalle scuole per trasformarle in fattrici”.

Nel libro scrivi delle lettere, una al cosiddetto “maschilista planetario”: non lo riveli subito il suo nome ma si capisce benissimo che è il presidente Donald Trump. Quando gli scrivi, fai ben capire che fa parte dei maschilisti senza speranza…. Ma se Trump dovesse vincere ancora le elezioni? Che succederà al femminismo americano? E MAGA vorrà forse anche significare Maschilismo Great Again in America?
“Il suo sessismo è proverbiale e le donne sono spesso il bersaglio delle sue volgarità. Attaccate per il loro aspetto, umiliate con aggettivi sgradevoli. Il suo comportamento è diventato un esempio per tanti politici nel mondo, compresa l’Italia dove abbiamo avuto imitatori del suo linguaggio e del suo bullismo. ‘Prima gli italiani’ abbiamo sentito ripetere, ‘l’Italia agli italiani’ ‘Blocco navale subito'”.

La First Lady Melania: che tipo di donna si è dimostrata finora? Femminista? Suddita maschilista? E come fa a stare accanto al maschilista planetario?
“Melania non è una first lady che passerà alla storia per quello che ha fatto e detto in questi 4 anni alla Casa Bianca. Non deve essere facile trovare un proprio spazio accanto a un marito ingombrante come il suo. Non so neanche quanto le interessi, è arrivata già fin troppo lontano considerando da dove era partita, da un piccolo paese della Slovenia comunista alla Trump Tower alla Casa Bianca. E’ sempre più gelida con Trump e ne ha tutte le ragioni visto le rivelazioni uscite, durante la presidenza, sui ripetuti tradimenti del marito. Difficile mostrarsi sorridenti in pubblico mano nella mano”.
Il candidato democratico Joe Biden qualche mese fa ha chiesto scusa per dei suoi comportamenti passati, in cui avrebbe toccato troppo spesso le donne che le stavano accanto. Si è giustificato dicendo che non si rendeva conto che questi fossero atteggiamenti che davano fastidio. Che giudizio dai su Biden? Maschilista pentito?
“Biden non mi sembra un maschilista e mi sono apparse strumentali le accuse di alcune donne di avere subito atteggiamenti inappropriati o troppo confidenziali. Mi sono sembrati comportamenti di un uomo che cerca più di essere empatico con l’interlocutrice che ha davanti. Le molestie sono ben altra cosa. E’ anche vero che io vivo in un paese molto maschilista come l’Italia, dove alcuni uomini si permettono ben altro con le donne, dalle battute volgari ritenute complimenti alle molestie nei luoghi di lavoro”.
Come abbiamo detto prima, il libro diventa ottimista quando introduci l’”uomo nuovo”, e scrivi: “Le battaglie di un secolo fa proseguono quindi fino ai nostri giorni, ma la novità è che ora appare chiaro che una vera rivoluzione per una società migliore debbano farla anche gli uomini insieme alle donne. Serve un’alleanza”.
Poi comincia a elencare alcuni di questi uomini femministi e nuovi. Barack Obama o Justin Trudeau? Quale tra i due è il tipo di uomo femminista preferito da te?
“Mi piacciono entrambi”.
Scrivi del Prof. Michael Kimmel, che è il teorico della parità di genere come portatrice della felicità. Ma se è così evidente, perché ancora così tante resistenze? Ma è proprio così, togliendo il maschilismo si raggiunge un mondo finalmente in pace?
“La parità aiuterà a costruire una società migliore. Conviene a tutti, come dimostrano i dati”.

Nel libro è protagonista anche Papa Francesco, che è stato molto chiaro nel dire che senza la donna non c’è salvezza e che ogni violenza inflitta a una donna è una profanazione di Dio. Bergoglio, è un “uomo nuovo” che serve all’alleanza per la rivoluzione femminista?
“Papa Francesco è un uomo nuovo che apre alle donne, ma si muove in un contesto molto maschilista come è la Chiesa. Un mondo di uomini dove molti sono attaccati al potere con le donne sino a poco tempo fa trasparenti. Bergoglio le sta nominando in posti chiave nei vari dicasteri. Una silenziosa rivoluzione rosa”.
Ad un certo punto scrivi: “Che dire di quelli che fanno grandi discorsi in difesa della famiglia, ma poi saltellano tra la moglie e l’amante, tra un focolare domestico e l’altro, tra una fidanzata e l’altra possibilmente sempre più giovane della precedente? Anche questi politici sono uomini dalla pancia piena e dal cuore vuoto che sfruttano le donne. Non sono trafficanti di esseri umani, ma si giocano le loro carriere politiche sulla pelle delle donne….”. E’ ovvio che parli di Matteo Salvini: che tipo di maschilismo è il suo? Irrecuperabile?

“Matteo Salvini, imitatore di Trump, ha fatto una cosa disdicevole quando ha portato una bambola gonfiabile su un palco durante un comizio paragonandola all’allora presidente della Camera Boldrini. Grillo ha fatto peggio, chiedendo “Cosa faresti in auto con la Boldrini? lasciando che le peggiori offese si scaricassero sui social. Davvero vergognoso. Le donne che fanno politica sono le più insultate in rete da vigliacchi che si nascondono dietro nickname”.
Poi spunta il cantautore Roberto Vecchioni, parla della diversità tra uomo e donna, e citandolo: “Non è vero che un uomo vale una donna o una donna vale un uomo. Sono psicologicamente, fisicamente e socialmente diversi, e la bellezza è quando possono incontrarsi in un campo affettivo e sociale e riconoscersi uguali per diritti e per amore.» E’ più questione di eguaglianza nei diritti e nell’amore?
“E’ sempre una questione di diritti. E come aveva detto Hillary Clinton” i diritti umani sono i diritti delle donne. I diritti delle donne sono diritti umani. Quando un uomo considererà una violazione del diritto di una donna come una violazione di un suo diritto, avremo raggiunto la parità”.

Nel tuo libro, Vecchioni fa discorsi intriganti. Eccone uno quando spiega perché lui non si definisce femminista… Scrivi:
“Vecchioni non si definisce femminista e ha un’idea diversa sul significato della parola che all’estero viene normalmente usata anche dagli uomini quando credono nelle pari opportunità. «Bisogna intendersi sul termine “femminista”. Io per esempio mi definisco “femminofilo”, perché un uomo non può essere femminista. Amo la creatura femminile, amo l’intelligenza, il suo cuore e voglio che sia pari a me, ma non posso assolutamente reprimere e annullare me stesso per glorificare e santificare l’altro sesso. Io ho una dignità di sesso che non è maschilista. È però molto differente dal sesso di una donna. È un’accettazione del mio corpo, di quello che ho tra le gambe, che agisce in un modo che alcune volte una donna non riesce a capire, non sa cos’è, come noi uomini a volte non capiamo il sesso femminile. Io voglio bene a questo mio sesso, che è una propaggine dei miei nervi, del mio sangue, della mia anima. Non voglio che sia castrato.»
Ma questi “femminofili”, servono alla rivoluzione?
“Vecchioni è un uomo di 77 anni. E’ consapevole di essere nato in un periodo nel quale all’uomo venivano dati tutti i privilegi. Lui grazie alla moglie Daria Colombo ha fatto un cammino di riflessione ed ha capito che era sbagliata l’educazione che aveva avuto che metteva l’uomo al centro di tutto. Ha imparato ed è ancora in cammino”.
Il giornalista Riccardo Iacona, che metti tra gli uomini nuovi, fa un atto d’accusa forte contro gli altri conduttori giornalisti che in tv non parlano di temi femministi… Hai notato cambiamenti dall’uscita del tuo libro? O come si dice in Sicilia, ‘la pioggia li bagna e il vento li asciuga…’ (Cioè se ne fregano e continuano a ignorare il tema).
“Temo sia quest’ultima ipotesi che hai detto. Io mi rivolgo a chi fa televisione e comunicazione, conduttori, conduttrici, autori, perchè penso che possano fare molto di più per migliorare la nostra società. Credo abbiano una responsabilità nel trasmettere contenuti e modelli. Il nostro paese è meglio di come appare in tv, le donne sono meglio di come la tv le rappresenta”.
Il capitolo con Iacona si chiude in maniera terribile: All’arrivo in Italia in aeroporto dovrebbero avvertire: “Attenzione, questo è un paese dove si uccidono le donne”.» Troppo forte oppure dice solo la verità?
“E’ vero, basta guardare le statistiche. Ogni 72 ore c’è Un uomo che uccide la sua compagna e spesso madre dei suoi figli”.
In Uomini è ora di giocare senza falli! racconti di tanti stereotipi che rendono più difficile la vita delle donne e non solo italiane. Se avessi la bacchetta magica e riuscissi di colpo a far sparirne tre, quali sarebbero?
“Non rispondo perché è un discorso troppo lungo… Viviamo sommersi dagli stereotipi. Eliminarne tre non cambierebbe niente. Ogni nostra azione, se non stiamo attenti, è guidata da uno stereotipo anche inconsapevolmente. La scelta di un regalo, di uno sport, di un corso di studi… e vale per uomini e donne. Si comincia quando i bambini e le bambine sono piccoli a sfuggire agli stereotipi, ma richiede un grande lavoro tra genitori”.

E se invece trovando la lampada di Aladino e il genio fosse pronto a farti avverare tre desideri per la nuova rivoluzione femminista? Quali sceglieresti?
“Eliminazione della disparità salariale; Espulsione dai posti di lavoro dei molestatori; Sanzioni concrete per chi non rispetta la distribuzione 50/50 degli incarichi”.
Ultima domanda: avevo paura anch’io di poter essere stato un maschilista “inconsapevole” e dopo aver letto il tuo libro… ma i “maschilisti pentiti” possono diventare “uomini nuovi”? E come?
“C’è sempre tempo per ricredersi e darsi da fare per passare ad una fase nuova della propria vita”.