Si toglie parecchi sassolini dalle scarpe la virologa Maria Rita Gismondo nel suo nuovo libro Ombre allo Specchio. Bioterrorismo, infodemia e il futuro dopo la crisi edito dalla Nave di Teseo, che non è un semplice racconto della pandemia che ci ha travolto. E’ piuttosto una riflessione ragionata sulle sfide che abbiamo davanti, sugli errori che sono stati commessi e su quanto bisognerebbe fare per evitare che altre migliaia di vite vadano sprecate per l’incapacità della politica di cogliere le vere priorità.
Dovrebbero leggerlo tutti i politici impegnati in questo periodo in chiacchiere da cortile sull’opportunità di ricevere i soldi a tasso zero dall’Europa per potenziare il nostro sistema sanitario agonizzante. Quei politici che invece di guardare all’interesse dei cittadini e rendere omaggio alle migliaia di morti per Covid, sono invece impegnati a discutere di poltrone e alleanze in vista delle prossime elezioni amministrative di settembre. Uomini e donne eletti per essere al servizio del paese e che non riescono a vedere al di là del proprio tornaconto. Non li ferma neppure una tragedia come la pandemia da coronavirus che continua a mietere migliaia di vittime negli Stati Uniti, in America Latina e in India. Le cifre attuali sono spaventose e dimostrano che chi non ha chiuso le attività, come ha fatto l’Italia, ora è nei guai. Lo afferma lo scienziato americano più autorevole il dr. Anthony Fauci che ha definito fuori controllo l’epidemia negli Usa. E così mentre nei nostri palazzi della politica, con le casse vuote, si tergiversa sui miliardi che l’Europa ci darebbe per potenziare la nostra assistenza sanitaria, la Gismondo ci spiega che cosa si dovrebbe fare per non farci trovare di nuovo impreparati davanti alla prossima pandemia che, è certo, ci sarà. Anche questa del resto, scrive, era stata prevista, ma…
“mentre noi tecnici cercavamo di ottimizzare la risposta a un evento sconosciuto seppur atteso, l’economia mondiale imponeva tagli alle spese sanitarie. Si è seguita una politica di riduzione dei posti letto, del personale e delle erogazioni pubbliche a favore di quelle private. Le convenzioni con il privato sono state presentate come una panacea per la sanità; in realtà hanno convertito un servizio pubblico in un business. Non ho mai capito perché un’erogazione sanitaria effettuata da un ente pubblico debba costare più di quella prestata da un privato. Quel che è certo è che in Italia il giro delle convenzioni e dei rimborsi ha prodotto scandali ed esempi di malasanità in ogni regione.”
Il risultato si è visto, con le terapie intensive che scoppiavano, il personale medico e paramedico stremato e con gli anestesisti costretti a scegliere di curare chi aveva maggiori aspettative di farcela.. In Germania, fa il paragone la scienziata, le cose sono andate diversamente, perché il numero di terapie intensive e di posti letto era maggiore rispetto ai nostri.
“La Germania, che ha circa un quarto di decessi rispetto a noi, con una mortalità che si attesta al 4,65 per cento contro la nostra del 14,29 per cento. La differenza sta nel fatto che, all’inizio della pandemia, la Germania vantava circa 28.000 posti letto in rianimazione, a fronte dei poco più di 5000 in Italia”.
Si sono salvate quindi più vite, perché, non dimentichiamolo, le decisioni di una politica scellerata fanno la differenza tra la vita e la morte.
“Non si pretende di costruire reparti da lasciare vuoti in attesa del tragico evento, ma si possono creare camere convertibili. I nuovi ospedali italiani non hanno alcuna progettualità del genere. Dovrebbero esserci camere di degenza che, all’occorrenza, si trasformino in camere di isolamento con apparecchiature rianimatorie. Non bisognerebbe trovarsi catapultati nell’emergenza e “sentirsi bravi” perché rapidamente si costruisce un ospedale fantasma che, una volta esaurito il suo scopo immediato, verrà distrutto. E ogni riferimento all’Ospedale Fiera Milano non è affatto casuale: quello che è stato presentato come il fiore all’occhiello della sanità lombarda è il più grande e inutile spreco di questa pandemia. Perché non si sono impiegate queste risorse economiche per strutture durature? Perché non si sono ripristinate terapie intensive e strutture ospedaliere chiuse, vittime del trend inesorabile degli ultimi vent’anni? Il racconto della scienziata è travolgente perchè ci spalanca le porte su una realtà che conosciamo solo superficialmente e ci accompagna per mano dentro le bufale che hanno accompagnato questi nostri mesi di angoscia, a partire da quel ridicolo bollettino quotidiano delle 18 messo in segna dalla Protezione Civile e che gli italiani aspettavano come fosse l’oro colato.Borrelli è un uomo serio scrive la Gismondo ma “per giorni siamo vissuti appesi alla sceneggiata del povero Borrelli,costretto a ripetere numeri che gli passavano e che avevano scarsa credibilità. Non rispettavano la realtà e non erano contestualizzati. Quello che ogni giorno gli spettatori hanno interpretato come la situazione del giorno precedente,deducendo che andasse meglio o peggio, era in realtà la situazione di dieci o dodici giorni prima”.
In pratica in quei giorni angoscianti abbiamo legato le nostre speranze di vita a numeri senza senso sparati da cosiddetti esperti, tutti uomini.

La Gismondo analizza le ombre che si muovono sul palcoscenico internazionale, come il rischio bioterrorismo e la debolezza delle organizzazioni internazionali davanti alle sfide della globalizzazione e il potere degli Stati. Onu-Oms, possono dare consigli di comportamento, ma non hanno la possibilità di imporre regole. E’ emerso chiaramente durante questa emergenza coronavirus, con i governi che hanno deciso autonomamente la chiusura delle attività e quelli che hanno negato la pericolosità del virus con i disastri conseguenti ai quali stiamo assistendo. C’è anche un problema di finanziamenti. Trump ha deciso l’uscita degli Stati Uniti dalla Oms, ma il principale finanziatore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dopo gli USA è Bill Gates, che ha anche azioni nelle aziende farmaceutiche. L’Oms da organismo internazionale è diventata un’agenzia privata, aveva ricostruito anche una puntata di Report. Per la Gismondo è necessario ripensare il ruolo degli organismi internazionali mettendoli in grado di dettare regole che vadano rispettate da tutte le nazioni. E’ un’altra delle sfide che abbiano davanti imposta dal nuovo equilibrio mondiale. Intanto il prossimo autunno, vacciniamoci contro l’influenza, insiste la scienziata.
“Ci attende una sfida che dovremo affrontare e vincere: la prossima stagione influenzale. Sappiamo che ogni anno il suo inizio cade tra ottobre e novembre, per protrarsi a marzo o aprile. L’infl uenza è una malattia che può manifestarsi in forma grave, fino a procurare la morte. Con molta probabilità il prossimo autunno SARS-COV-2 non ci avrà ancora abbandonato del tutto e le due infezioni si troveranno a convivere. Bisogna condurre una massiccia campagna vaccinale, per proteggere la popolazione e diagnisticare prima il Covid”.
Maria Rita Gismondo è una donna testarda e ce lo svela sin dalle prime pagine del suo libro nelle quali racconta la sua passione per la scienza, nata in anni in cui le donne in questo campo erano rarissime, specie in Sicilia dove è nata. Voleva fare il medico ma il padre non era d’accordo, perché i dottori sono costretti ad andare in giro di notte per curare la gente. Ripiegò su Scienze Biologiche, ma presa la laurea si iscrisse a Medicina e da allora non si è più fermata. Non è stata un passeggiata arrivare a dirigere il laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle Bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano. Sul cammino ha incontrato maschilisti,molestatori e invidiosi, li cita uno per uno, ma non ha mai gettato la spugna d è ancora combattiva.
“ Non sappiamo se ci sarà una seconda ondata, ma se accadrà non sarà più come a marzo – aprile,perché ora siamo più preparati e conosciamo meglio il virus”, ha affermato in questi giorni. E’ tranquillizante sapere che lei con i suoi Angeli, come chiama tutte le sue collaboratrici e i suoi collaboratori saranno lì al loro posto. A tutti quanti hanno lavorato con dedizione in questi tragici mesi va il nostro grazie. A quei politici che hanno determinato il disastro sanitario del nostro paese e che ora stanno già riposizionandosi urlando e strepitando frasi senza senso, chiedendo elezioni, lanciando slogan di propaganda e parole di odio facendo selfie senza mascherina, l’invito sentito a cambiare musica. E’ tempo di responsabilità, di lavoro comune e di pensare seriamente a far ripartire il paese. Una strategia per i prossimi anni, non per il prossimo appuntamento elettorale.
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