Perché studiare il greco antico? Perché, come scrisse Margherita Yourcenar in Memorie di Adriano, “quasi tutto quello che gli uomini hanno detto di meglio è stato detto in greco”.
Maria Grazia Ciani, che ha insegnato letteratura greca all’Università di Padova, in Le porte del mito edito da Marsilio, spiega: “Il greco è una lingua acuta, innovatrice, laica con il senso del sacro, ironica, amara, esultante, fiera, ribelle e, anche se non possiamo sentire ‘risuonare i testi greci nella loro lingua’, tutti possiamo leggere i testi greci tradotti perché “qualsiasi traduzione è comunque un’opera di salvataggio a favore della cultura”.
Bisogna leggere le opere greche perché bellezza fisica e morale erano inscindibili per gli antichi Greci: l’uomo perfetto doveva essere kalos kagathos, bello e buono. Mai incontrato uno così nella realtà, ma nemmeno nei poemi omerici. Gli uomini erano imperfetti, come gli dei. Con la differenza però che agli dei era permesso tutto, agli uomini no. Poi c’erano gli eroi, uomini che cercavano di riscattare le loro debolezze umane con atti di eroismo tanto da esser disposti a sacrificare la loro stessa vita.
L’insegnamento era che l’uomo doveva tendere alla perfezione, al bene. Al liceo ci sono stati trasmessi i valori universali attraverso la narrazione dell’Iliade e dell’Odissea e l’animo umano attraverso i dialoghi delle tragedie greche, ma quanti hanno ascoltato e appreso davvero? E quanti nemmeno sanno cosa si sono persi.

Senza attraversare le porte del mito non si vive una vita vera. Ma solo una vita inventata dal marketing: falsa, futile e deteriorabile. Il mito invece è incrollabile e immarcescibile perché offre risposte e indica strade che non conducono allo shopping center o al villaggio vacanze. E chi ha detto che una vita immateriale sia meno ricca di una materiale? In questi tempi di lockdown chi ha saputo inventarsi una vita tra quattro mura non ne ha avvertito i confini e si è sentito libero di spaziare tra i mondi che i libri sanno sempre offrire. Tutti gli altri hanno sofferto o soffrono di ansia, panico, sindrome del nido, depressione, insonnia; e queste sono solo le patologie più comuni. Imparare a cavalcare la fantasia non è facile, ci vuole impegno e coraggio, ma innalza al di sopra delle bassezze umane.
A leggere questo libro, mi è sembrato di fare un ripasso come se dovessi prepararmi per un esame. Ecco che la prof Ciani mi ha ricordato la difficoltà di interpretare certi verbi greci che avevano innumerevoli significati. Certe volte si azzardava ad indovinare, ma non era un gioco. La faccenda era seria e l’umiliazione cocente, perché l’insegnante poteva deriderti davanti a tutta la classe. Una volta mi disse: “Che fantasia, signorina de Dominis!”. Avrei voluto sprofondare. Mi esercitai a tradurre così tanto che infine disse a mia madre: “Una grecista, una grecista nata”. Ma ora non lo sono più, troppi anni sono passati dalla mia ultima traduzione, eppure quella che mi è rimasta nel cuore è la “grecità”: leggo in italiano la traduzione sulla destra, tuttavia guardo il testo originale a sinistra e talvolta mi rendo conto che non mi soddisfa non tanto la traduzione, che è corretta, ma la resa del testo poetico originale che, appunto, non risuona.
La grecità è un mondo dove la luce ha diverse terminologie a seconda che sia splendore assoluto, luce eterna o bagliore spaventoso. Dove l’ombra è tenebra impenetrabile, ma pure colore e sentimento e allora anche un mostro può sembrare un dio.
In Omero la similitudine non è mai casuale: rinforza l’effetto di una azione o rinvia a tempi e situazioni diverse; per apprendere che il dopo è simile al prima. E può essere di conforto.
Ecco Achille che muore per la gloria e Odisseo che sopravvive con astuzia. Ecco la legge del sangue: Agamennone deve lavare con il proprio sangue il sangue versato della figlia Ifigenia. Ecco Arianna che per amore offre il filo della sua vita a Teseo e finisce di danzare. Dioniso la salva o no, portandola tra le stelle? Il rapporto tra dei e uomini rimane irrisolto.
Il mito parla a ognuno di noi in modo diverso, ma è il messaggio che attendevamo per comprendere la vita.
Ciani suggerisce di imparare ad ascoltare e a meravigliarsi per cogliere l’essenza della grecità, celata in quel mezzo sorriso sul volto marmoreo degli dei.
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