
Il sasso in bocca – come la mafia conquistò la Sicilia, è un libro di Michele Pantaleone. Questo non è un libro come tutti gli altri. E’ un best seller pubblicato per la prima volta nel 1970, che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in ventotto lingue. Un successo universale, che ha girato tutto il globo, facendo discutere molto per i suoi contenuti. Da questo libro fu tratto l’omonimo film-documentario, con la regia di Giuseppe Ferrara.
Il giornalista e scrittore Gaetano Savatteri ha curato la prefazione di questa importante ristampa. Michele Pantaleone era un saggista, giornalista e politico siciliano, originario di Villalba (Caltanissetta), dove ha vissuto per molti anni. Nella sua città natale, dove tutto si muoveva secondo logiche apparentemente quotidiane, iniziò a raccontare la mafia, partecipando attivamente al movimento contadino siciliano. Nel 1947 viene eletto deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana, prima con il PSI e poi come Indipendente nelle liste del PCI.

La storia di Michele Pantaleone inizia nel 1911, quando nasce in un piccolo comune poverissimo dell’entroterra siciliano, Villalba. Cresce con lo sguardo costantemente rivolto ad una società che fatica a ripartire, che vive di stenti e con la mafia che detiene il controllo sui latifondi. Gli abitanti devono sottostare al potere di Calogero Vizzini, detto Don Calò, considerato il capo dei capi di quella mafia latifondista che negli anni cinquanta mirava già all’espansionismo progressivo. Pantaleone, attraverso l’impegno politico come segretario della sezione del Partito Socialista Italiano, contribuisce alla caduta del fascismo, attaccando pubblicamente Don Calò. Quell’affronto, però, non è stata ben gradita dal boss locale e nel settembre del 1944, alcuni uomini di Vizzini lanciarono delle bombe al leader comunista Giacomo Li Causi nel corso di un comizio a Villalba. Rimase ferito.

Dal 1947 al 1951, dopo aver partecipato al “Movimento contadino siciliano”, diventa deputato all’Assemblea Regionale Siciliana. La sua lotta contro la mafia non si ferma. Il suo coraggio e la sua analisi del fenomeno mafioso, dal punto di vista storico e sociologico, hanno rappresentato un’importante documento per la comprensione di Cosa Nostra. Nel 1962 esce “Mafia e Politica”, dove per la prima volta viene formulata la tesi che lo sbarco degli alleati in Sicilia sia stato favorito da un accordo con la mafia siciliana e quella americana. Successivamente vengono pubblicati Mafia e droga e Antimafia: occasione mancata.
Michele Pantaleone è stato uno dei primi militanti che scrisse di antimafia quando si parlava poco del fenomeno mafioso, quando scrivere di mafia era mera utopia, rischiando di essere lasciati soli, emarginati, proprio come è accaduto a lui, morto a 91 anni, isolato, nella sua casa di Palermo.
Rileggere questo libro significa scoprire l’origine di una storia che ancora oggi risulta tristemente attuale. Pantaleone non vuole raccontare una mafia fatta di coppole, lupare e luoghi comuni che spesso tornano nell’immaginario collettivo di molti lettori poco attenti al fenomeno attraverso i film e fiction TV. E’ stato un precursore, inconsapevole. Già negli anni 60 e 70, come del resto già aveva iniziato Leonardo Sciascia con il mezzo della letteratura, Pantaleone ci raccontava una mafia che puntava all’arricchimento dei componenti dell’organizzazione mediante lo sfruttamento della classe media, attuando una logica spietata e scientifica. Ne Il Sasso in bocca, non si parla di onore, di argomenti che appartengono a sovrastrutture della mafia. Questo libro risulta essere attuale proprio perché riesce a raccontare un sistema criminale che perseguita l’illecito arricchimento dei propri interessi.

Noi abbiamo intervistato in esclusiva Lillo Garlisi, l’editore che ha deciso di ripubblicare il libro di Pantaleone.
Il sasso in bocca di Michele Pantaleone è un libro degli anni ‘70 . Perché ristamparlo?
“Il sasso in bocca è un caposaldo della letteratura sulle mafie. Pubblicato per la prima volta nel 1970 (e “affiancato” subito dall’omonimo film-documentario di Giuseppe Ferrara) ebbe subito un successo travolgente: tradotto in ventotto lingue, milioni di copie vendute nel mondo. Un libro dirompente perché – per primo – affrontava la questione della mafia siciliana rinunciando al folklore e al colore e andando a cogliere in pieno l’essenza della questione. Cosa nostra vista per quello che era (ed è): una organizzazione dedita all’illecito arricchimento dei propri affiliati che ha tra gli “strumenti” a disposizione l’uso della violenza. Poi per insondabili motivi culturali (ed editoriali) il libro si è inabissato fino a scomparire dalle librerie e diventare introvabile. E’ rimasto comunque un testo fondamentale. A volte più citato che letto, in verità. E spesso saccheggiato da “nuovi” interpreti del fenomeno mafioso, per la perenne attualità dei suoi contenuti. Si pensi ad esempio alla modernità dell’affermazione di Pantaleone: “Nulla è mafia se tutto diventa mafia”. Era doveroso quindi recuperarlo e restituirlo all’attenzione del Lettore. E questo è lo spirito che ha mosso Zolfo Editore nel volerlo ripubblicare”.
Chi era Michele Pantaleone? Com’era la Sicilia in cui è cresciuto?
“La figura di Michele Pantaleone scrittore e studioso non può essere scissa da quella del Michele Pantaleone attivista e militante politico. Pantaleone nasce e agisce a Villalba, paese del nisseno nell’entroterra siculo, e la sua vita politica e culturale si intreccia strettamente con le vicende del dopoguerra siciliano. E’ ancora la Sicilia del feudo, del latifondo. E’ la Sicilia in cui la mafia ritorna alla visibilità, dopo la fase di (relativa) immersione durante il fascismo. Ed è quella mafia che con le radici ben piantate nel suo passato comincia a muoversi con maggiore dinamicità imprenditoriale e sperimenta la sua vocazione internazionale grazie ai collegamenti con i “cugini” americani. E’ questo il contesto in cui Pantaleone opera e che – pioneristicamente – analizza e descrive”.
Quanto è importante, per i giovani e non solo, conoscere la storia di Michele Pantaleone?
“Conoscere il passato è sempre necessario per capire il presente. I fenomeni mafiosi sono fenomeni “evolutivi”. Comprenderne la genesi e la storia è di fondamentale importanza per capire”.

Questo libro risulta ancora attuale, puro, proprio perché ci porta sotto gli occhi un sistema criminale che perseguita l’illecito arricchimento dei propri interessi. Possiamo dire quindi che nulla è cambiato?
“La mafia è un’organizzazione adattiva. Cambia pelle ma rimane nella sua essenza quella di sempre. La straordinaria forza dell’organizzazione mafiosa risiede nella sua flessibilità e nella capacità di “dialogare” con altri soggetti (politica e imprenditoria in primis). Oltre che nella capacità di esercitare violenza, senza limite e senza confine. Ma il fine ultimo rimane sempre lo stesso: il potere e attraverso questo l’arricchimento. – “Zolfo Editore” pubblica un libro sepolto da tempo, facendo riacquisire linfa vitale ad una storia indelebile”.
Avete in programma altri progetti simili in programma?
“Zolfo Editore si propone di fornire strumenti utili per leggere e capire la realtà. Sfuggendo alla tirannia del “nuovo” a tutti i costi. Ci sono delle volte fatti e libri del passato che non solo non invecchiamo ma che anzi vanno rivisti alla luce della conoscenze del tempo presente. “Il sasso in bocca” è uno di questi. E abbiamo intenzione di continuare insieme alla proposta di libri nuovi che abbiano un taglio non tradizionale di affiancare la riscoperta di altri libri del passato utili da leggere nel tempo presente. Il fine rimane il medesimo: lo sviluppo del sapere e della capacità di capire”.