Storia di un Avvocato è un libro di Fabio D’Anna, avvocato di Marsala, provincia di Trapani. Pubblicato dalla casa editrice Herald Editore, il libro sposa un progetto di legalità molto importante e ammirevole. Per volere dello stesso autore, i proventi derivati dalla vendita sono destinati alla promozione del progetto di educazione alla legalità denominato “Carcere, se lo conosci lo eviti”, ideato dalla Cooperativa sociale Info carcere per la prevenzione del fenomeno del bullismo tra i giovani e nelle scuole.
Fabio D’Anna è anche un avvocato molto stimato a Marsala, e oltre alla sua carriera forense ha collaborato con varie testate giornalistiche e organizza anche eventi culturali aventi come oggetto la narrativa e la poesia. D’Anna è autore di libri come Il Marsalese pubblicato nel 2008 da edizioni Libridine; All’angolo del tempo, libro di Poesie pubblicato nel 2008 da Lulu Editore; Specchi, con Mariza D’Anna, pubblicato per Editore Nulla Die nel 2014; Il Marsalese Atto Secondo, pubblicato nel 2016 per Edizioni Tazebao.
Il nuovo libro dell’Avvocato D’Anna non è un racconto autobiografico, la sua penna nera non ha scalfito i fogli bianchi con il riflesso della sua vita vissuta. Si tratta di un romanzo che ha come protagonista un avvocato penalista che vive in Sicilia e che si chiama Santo Profani. Il penalista protagonista del libro è atteso in un processo penale che lo ha coinvolto per più di venti udienze ma nell’ultima udienza, che è riservata all’arringa finale, non si presenta. Svanendo nel nulla, non lasciando traccia alcuna. Da questo momento in poi inizia una storia che si muove su due piani narrativi differenti; il primo ha una successione cronologica in cui emerge la figura dell’ex moglie, che si mette sulle sue tracce dell’ex marito e vuole far luce sui motivi che lo hanno portato ad allontanarsi dalla quotidianità. Il secondo piano narrativo, invece, è caratterizzato da flashback in cui viene raccontata la vita di Santo Profani, la sua professione che si intreccia con la vita privata e che lo hanno spinto a compiere una scelta così drastica; abbandonare tutto e tutti. Quali sono i motivi che hanno spinto il protagonista a lasciare la tutto e tutti? Lo scopriremo solo leggendo…

Abbiamo intervistato l’Avvocato Fabio D’Anna e ci ha raccontato la genesi del libro.
Storia di un Avvocato: come nasce il libro?
“L’idea del libro nasce proprio nei corridoi del Tribunale, tra le attese per entrare nelle stanze dei giudici e i sogni di essere altrove. Ho immaginato il percorso esistenziale di un avvocato che, pur amando intensamente il suo lavoro, almeno nella dimensione ideale, sente di essere un uomo, con tutte le sue forze e la sua fragilità, prima ancora che un professionista che indossa la toga per esercitare la professione forense. E poiché vi sono molte affinità tra l’attività dell’avvocato a quella del narratore, che si agitano entrambe incessantemente dentro me, tra le quali vorrei segnalare la libertà dal potere, il rispetto per il linguaggio come veste per dare un’immagine esteriore al pensiero, ed infine la creatività che è insita in entrambe le attività, dallo spunto iniziale di una crisi umana e professionale si è dispiegata una storia che, come spesso accade, mi ha guidato a scrivere il romanzo”.
Quali sono state le sue fonti di ispirazione?
“Le fonti di ispirazione, che poi devono sempre essere seguite dal lavoro della scrittura, assimilabile com’è stato efficacemente detto più alla metodica manualità del falegname che all’ immagine stereotipata dell’oscuro vate animato da fonti soprannaturali, sono state le esperienze vissute in trent’anni di professione e l’intreccio tra realtà e finzione, tra l’essere stato, il dover essere e l’avere voluto essere altro . Il protagonista è un uomo alle prese con la dissoluzione delle sue svanite utopie sociali e con il conseguente, affannoso tentativo di sostituirle con la forza ammaliatrice dell’eros. La crisi , d’altronde, che non è in questo caso soltanto individuale ma si fonde con quella sociale e politica della società in cui vive e opera Santo Profani,, non è sempre sinonimo di negatività. Dalla sua etimologia greca ” Krino” sappiamo che significa separare, ordinare , scegliere, valutare, e allora la crisi può essere un elemento di crescita e di evoluzione verso un’esistenza che corrisponda alla ricerca interiore di ognuno di noi e , nel caso del romanzo, a quella del protagonista della storia narrata”.
Un Avvocato che svanisce nel nulla, sul più bello, il giorno dell’ultima udienza. Come nasce il personaggio di Santo Profani? Ma soprattutto, chi è Santo Profani? Esiste veramente?
“Tutti i personaggi dei romanzi esistono nella realtà della finzione, che non è meno effettiva di quella che scorgiamo ogni giorno con i nostri occhi. D’altronde, ex-sistere , da cui deriva il verbo esistere, significa emergere dal nulla ed esporsi sul labile confine tra l’essere e il non essere, e allora anche ciò che emerge dalla nostra immaginazione e dal frullatore permanente della nostra mente, meravigliosi laboratori in cui si fondono ricordi, memorie, desideri, immagini, sogni e malinconie, esiste, così come esiste Santo Profani, che considero un mio alter-ego. Santo è un ingenuo idealista, e io ho sempre reputato che l’ingenuità, intesa come candore dell’anima non sia un difetto, ma il riflesso dell’eterno che alberga in noi. Lui svanisce nel nulla perché sceglie di essere quello che è stato e non riesce più ad essere”.
Nel corso della sua carriera ha mai incontrato vicende simili a quella che ha raccontato nel suo libro?
“Nel corso della mia attività lavorativa ho incontrato pochi santi e molti profani. E anche l’ossimoro che il protagonista reca nel nome, frutto di una divertente vicenda raccontata nel dettaglio, è il simbolo del dubbio e dell’equivocità che sta alla base del romanzo e della letteratura: aiutare a porsi alle domande e non a cercare risposte precostituite”.
La fine di un processo è certamente un percorso umano e professionale travagliato ma fondamentale per un Avvocato. E’ indubbiamente un travaglio interiore che si scontra con il braccio fermo della legge. Sicuramente sono tante le emozioni che si susseguono tra Avvocato e cliente, tante le vittorie e tante anche le sconfitte. Cosa rappresenta per lei questo passaggio nel suo mestiere e cosa, invece, rappresenta questo passaggio per Santo Profani?
“Il processo penale è un dramma, e si ricollega alla nobile tradizione della tragedia greca. Come questa, essendo animato dalla legge penale, ha anche una funzione catartica. Infatti, tra i fini della repressione dei reati e della celebrazione del processo vi è anche quello attinente alla funzione preventiva, tendente cioè ad evitare che si commettano gravi violazioni del precetto penale per il timore della punizione. Nei tanti manuali in cui ho studiato, ho appreso che il processo penale è come un coltello senza impugnatura: ferisce chiunque lo impugni. Il processo che ha, almeno parzialmente, una vita autonoma dai fatti accaduti, poiché si tratta di verificare la corrispondenza tra quanto raccontato in aula dai testimoni e suffragato dalle prove documentali, con le fattispecie di reato contestate all’imputato, trova il suo epilogo nell’arringa difensiva dell’avvocato che assiste l’imputato. La sua è ultima parola prima che il giudice decida, perché la giustizia si amministra nel nome del popolo attraverso l’applicazione di una legge che è approvata dai rappresentati del popolo stesso. Si realizza così una perfetta circolarità tra cittadino e la comunità democratica. Santo Profani diserta l’udienza finale perché, per le varie esperienze raccontate nel romanzo, sente di essere diventato solo un replicante estraneo ad un mondo che gli appare distante ed estraneo. Per me, questo passaggio rappresenta il cappello ad un abito che si cuce meticolosamente in ogni udienza, centellinando parola per parola, e cercando di assicurare all’imputato un processo che sia equo, imparziale e confortato dalla corretta applicazione della legge”.
Lei vive a Marsala, una città molto suggestiva e proprio in questa lingua di terra si dedica spesso ad iniziative culturali. Ce ne vuole parlare?
“Abito a Marsala dalla nascita, ma spesso ho viaggiato per periodi più o meno lunghi, e la vivo a mio modo, tra estraniamento, osservazione critica e partecipazione attiva.Da diversi anni mi occupo di iniziative culturali: dalla lettura tematica di opere poetiche, alla presentazione di libri di altri autori e di quelli che ho scritto, due dei quali dedicati proprio al ” fenotipo marsalese”. Credo che nella mia città, che spesso critico perché la amo molto, vi siano molte energie positive, fertili intelligenze e spiccati talenti creativi. Ciò che manca è la rete di collegamento tra le persone e questo dovrebbe essere anche compito della politica che spesso confonde la cultura con l’attività ricreativa da passerella. La cultura, infatti , come la narrativa e la poesia, non deve essere consolatoria, ma deve scuotere le coscienze , destare scandalo nei ragionamenti asfittici dei benpensanti, fare sorgere interrogativi sempre nuovi e alimentare il dialogo tra idee mondi diversi. Non esiste la cultura che prescinda da una crescita collettiva della comunità alla quale si dirige, altrimenti è solo manifestazione elitaria ed autoreferenziale”.
Progetti futuri?
“Vorrei portare in teatro un adattamento, da me scritto, dei miei due libri dedicati al ‘Marsalese’. Poi, mi piacerebbe trasformare la lettura della poesia alternata alla musica in uno spettacolo teatrale ed infine terminare di scrivere il romanzo che ho appena iniziato. Ma sono progetti ancora allo stato embrionale e non so se e quando verranno alla luce”.