“Gli appunti necessari” è un libro di Frank Iodice, scrittore di origini napoletane che vive tra la Francia e gli Stati Uniti da circa vent’anni ed è autore di numerosi romanzi e racconti che sono stati tradotti anche in lingua inglese, francese, spagnolo e portoghese. Il Dottor Marcel Fontaine, personaggio chiave di questo romanzo , è un “esperto in follie e pazzie” ed è anche uno dei personaggi che lo accompagnano da anni in diversi racconti come “Le api di ghiaccio”, “Acropolis”, “Anne er Anne”, “Kindo”. È prevista una riedizione del romanzo in una versione nuova e con un altro editore. Nell’attesa della nuova versione ripercorriamo questa storie che si muove su due binari paralleli. Un racconto ambientato tra Nizza e Parigi e che vede protagonista il Commissario Antonio Bellofiore, figlio di immigrati siciliani, ha una corporatura robusta che non passa di certo inosservata agli occhi dei suoi più stretti collaboratori o sei suoi sottoposti.
Bellofiore è un uomo che non trasuda amore o sentimenti ma si esprime utilizzando toni forti, quasi come fosse costantemente in una caserma e tutti fossero suoi allievi. Ha un carattere duro come il carapace di una tartaruga delle Galapagos, è grezzo nei modi come la pietra lavica e pungente nelle battute come l’odore del kerosene che attraversa lentamente il naso e finisce alla gola per poi graffiarla. Bellofiore non accetta nessuna inflessione sul luogo di lavoro, nessuna sbavatura. Niente. Tutto deve essere perfetto. Malgrado possa sembrare goffo e impacciato, pretende sempre la massima efficienza dai suoi collaboratori. In realtà è tutta apparenza, perché Bellofiore è un uomo in conflitto con se stesso che non fa paura a nessuno. Ha una personalità bohemien con uno spirito interiore ribelle, quasi punk e manifesta il suo essere anticonvenzionale con le piccole cose; indossando calzini di colore diverso, non dormendo a casa ma in ufficio.
La sua casa è vuota, è stato lasciato dalla sua donna molti anni prima e non si è innamorato più di nessun’altra. Nessuna donna che si fionda tra le sue braccia, nessun cane che scodinzola al suo arrivo, nessun pesce rosso da nutrire. Niente. Una scrivania, una sedia in pelle girevole, un mare di scartoffie da sistemare e tanta ma tanta solitudine. Sul binario parallelo del libro invece, viaggia l’altra faccia della medaglia di questa storia, ovvero Colbert, un pittore che lascia Parigi per fuggire a Nizza. Colbert si lascia tutto alle sue spalle e con la Torre Eiffel che lo guarda con freddo immobilismo, decide di partire alla volta di Nizza con un i suoi inseparabili pennelli contenuti in una valigia talmente pesante da serrargli quasi la mano e una luce pronta a riflettersi su una tela bianca. André Colbert potrebbe essere un Leonardo Da Vinci dei giorni nostri; artista sempre in viaggio con l’arte tra le mani e alla costante ricerca di una perfezione che non fa parte del genere ma che si nasconde sotto le più insidiose sfumature del tempo, dello spazio e dei colori di una realtà in continuo mutamento.

Colbert è tutto questo ma è anche ricercato per l’omicidio di un diplomatico spagnolo in servizio al ministero della Salute, a Parigi. Bell0fiore, incaricato dalla polizia parigina, è incaricato di arrestarlo ma si tratta di finte indagini. Il colpevole è un altro, un intoccabile. Ma la vicenda è intrigata e complessa, perché subentrano altri personaggi, altre donne e altre figure che gradualmente si intrecciano in questo cammino tortuoso, come per esempio Pierre Lapin, funzionario infiltrato al consolato italiano a Nizza o l’emblematica figura del Dottor Marcel Fontaine e Marie, musicista jazz e agente per artisti che cerca di gestire il rapporto con il figlio. Una donna dal temperamento forte e deciso, conosciuta a Nizza per il suo lavoro e per i suoi affari ma che si lascia totalmente travolgere da Colbert. Un libro che lascia con il fiato sospeso fino alla fine, macchiandosi di contemporaneità attraverso i suoi personaggi che intrecciano relazioni interpersonali di vario genere. L’arte si trasforma in un viaggio senza confine, proprio come accadeva nel periodo in cui artisti come Monet, Cézanne, Degas, Pissarro o Gauguin si spostavano da Parigi verso nuove mete per immortalare una luce nuova sulle proprie tele.
Abbiamo intervistato in esclusiva Frank Iodice, autore del romanzo.
Come nasce il libro?
Una mattina, nel viale d’ingresso del Saint Marie, l’ex ospedale psichiatrico di Nizza, ho incontrato un commissario di polizia. Era seduto sui gradini davanti all’accettazione e bestemmiava in nizzardo perché era lì da due giorni e due notti per delle “indagini del cazzo”. Era il mio protagonista: Antonino Bellofiore. Un libro è come un sogno: in pochi secondi ti passa davanti un’intera storia con tutti i suoi dettagli. A me succede una cosa particolare: la visione da cui nasce il libro è quasi sempre la fine della storia.
Quali sono state le sue fonti d’ispirazione?
L’ambiente artistico di Nizza, i suoi protagonisti, gli artisti che ho frequentato per qualche anno. E la città stessa, con tutti i suoi segreti e i luoghi nei luoghi.
Parigi e Nizza: come mai hai scelto due location così agli antipodi per ambientare il libro?
Parigi è la città di Colbert e del dottor Fontaine. Le vicende parigine che vedono protagonisti Fontaine e André Colbert sono narrate in Anne et Anne (pubblicato in Nuova Antologia, Le Monnier 2013, firmato come Frank Gallo). In questo libro le loro strade si intrecciano di nuovo perché il primo scappa a Nizza, inseguito dalla polizia e “alla ricerca di ispirazione”, mentre il secondo ci si è trasferito perché lo hanno cacciato dalla clinica in cui lavorava. Nizza è la città dei pazzi, il posto giusto per uno psichiatra che cerca di dimostrare da anni che la pazzia non esiste.
Il libro rappresenta il secondo capitolo di una storia che ha avuto già un suo percorso. Come nasce questa lunga storia?
Dopo aver scritto Gli appunti necessari, ho sentito l’esigenza di scavare nel passato di Bellofiore e capire le ragioni che lo hanno reso così rozzo e totalmente disinteressato alla vita. Per questo, dopo un anno circa, ho scritto la prima metà della sua storia: I disinnamorati. Ancora una volta, dalla fine sono andato a ritroso per scoprire l’inizio. Ma non è finita. I disinnamorati è uscito dopo sei anni, prima in francese (Le Lys Bleu, 2018), poi in italiano (Eretica edizioni 2019). Solo allora, quando mi sono finalmente liberato dal peso di un romanzo rimasto inedito per tutto quel tempo, ho visto con la lucidità necessaria tutta la storia dall’inizio alla fine. E ho capito che era arrivato il momento di riscrivere Gli appunti necessari. Ecco perché la prima versione, quella diffusa nelle scuole da Articoli Liberi, non esiste più, e sarà ripubblicata in futuro con un nuovo titolo, completamente rivisitata.
I personaggi sono tutti inventati oppure alcuni sono realmente esistiti?
Per avere il tempo di scrivere e leggere, faccio il custode notturno negli hotel. Potrei essere rimasto in Italia a lavorare gratis per un giornale, o negli Stati Uniti, a insegnare italiano, invece sono tornato in Francia e mi sono rifugiato nel mio mondo fatto di libri e di silenzi. Un sacrificio che va di pari passo con la scrittura, a cui ho dato e continuo a dare tutto. In cambio, la notte mi offre storie, facce, voci che diventano personaggi. Quasi tutti i protagonisti dei miei romanzi si sono presentati al desk e mi hanno affidato il passaporto. Quindi in un certo senso sono stati loro a darmi il permesso di usare i loro dati. Ma non solo quelli. Di notte il nostro comportamento cambia, è più spontaneo, siamo più propensi a confidarci, a raccontare la nostra storia. Abbiamo il tempo di guardare in faccia chi ci sta davanti, di sentire la sua puzza e non vergognarci della nostra perché è di giorno che ci si fa belli per colpire il capoufficio e competere con i colleghi. Di notte l’unica cosa che conta è rimanere svegli, tutto il resto diventa ridicolo in confronto. Molti miei personaggi nascono così, mentre strizzo gli occhi e scuoto la testa. Mi fanno compagnia, sono miei amici, i più sinceri e onesti figli di puttana che conosco. Tutti gli altri nascono spontaneamente, vengono a bussare alla mia porta mentre dormo, stavolta, e da un sogno confuso e febbrile mi sveglio con la loro storia nella testa. André Colbert è un artista parigino che ha appena rotto con sua moglie, ha scelto l’arte e il sud. Per crearlo, mi sono ispirato a un giovane che ho incontrato una notte vicino alla Gare. Mangiavamo spaghetti e bevevamo pastis insieme ai clienti e lui è arrivato con una borsa di pelle rossa sulla spalla e i capelli spettinati. Quella notte, nel giardino dell’albergo, ho iniziato a elaborare qualcosa che non aveva ancora una definizione, ricordo, fantasia, desiderio. Le definizioni vengono dopo. Una storia, mentre ci sei dentro, non è mai tanto chiara come quando la leggi anni dopo in un libro. Neanche se quel libro è il tuo. Marie Dumas è una pianista jazz di origini emiliane, una donna che è stata – e forse lo è tuttora – la mia più grande musa ispiratrice. Mi vedevo con lei in Place Garibaldi, io scrivevo nel mio bar ufficio, il Sully, che adesso non esiste più, e lei passava durante la sua pausa pranzo. Lavorava per un’agenzia artistica ed era in crisi con suo marito.Gli altri artisti nizzardi sono reali e hanno trovato un posto in questo libro contribuendo all’atmosfera di cui avevo bisogno. Volevo che si respirasse la precarietà del nostro mestiere, la nostra paura di non arrivare a fine mese, la fame di riconoscenza e la sete di rosé. E Bellofiore, il mio amato Antonino Bellofiore. Ho parlato spesso di lui nel mio blog, gli ho dedicato intere pagine perché lo considero molto più di un personaggio. Bellofiore è una mia proiezione. Dapprima giovane innamorato e disilluso che indossa calzini spaiati e guida senza guardare la strada, con un passato familiare disastroso e la paura di amare e farsi amare. E dopo, un volgare quarantenne sovrappeso. Se ora gli dicessimo che stiamo parlando di lui in un giornale, risponderebbe con un rutto.
Parigi è sempre stata fortemente impregnata di arte e storia. Quanto ha influito quella storia sulla scelta di personaggi come Colbert?
Arte, storia e energia spiritule. La città di Colbert ha qualcosa di magico e dannato allo stesso tempo. Basti pensare agli innumerevoli monumenti o alle piazze che costituiscono antichi triangoli tutt’oggi oggetto di studi e ricerche, dentro e fuori dei romanzi. Quando Colbert arriva a Nizza, porta con sé quelli che a Napoli chiamiamo “i misteri di Parigi”. Nei proverbi napoletani si nascondono secoli di storia, quando non trovo risposte nel linguaggio moderno le cerco in quello antico. Gli artisti nizzardi vivono con meno intensità la loro arte e si pongono forse meno domande di Colbert, per questo si stupiscono, gli confessano che il loro sogno è partire per Parigi e esporre per gallerie rinomate, mentre lui ha fatto il contrario, è venuto al sud e si è rifugiato in una zona degradata in cui nessuno lo cercherà. È il prezzo da pagare per uno che a Parigi non è riuscito a sottomettersi alle regole classiste dell’Accadémie. A Parigi, o sei qualcuno o non sei nessuno.
Ci sarà un seguito di questo romanzo? Qualche anteprima?
La nuova versione di questo romanzo sarà pubblicata con un altro titolo (l’unico titolo possibile per descrivere questa storia) se l’agente letterario che lo sta analizzando lo troverà interessante e lo proporrà a un buon editore. Non ci sarà un seguito. Quando i lettori leggeranno, comprenderanno il perché.
Progetti futuri?
Per ora sono concentrato sui progetti presenti. Più di tutti, sono curioso della reazione dei lettori a I disinnamorati, che è appena uscito. I disinnamorati è il romanzo in cui Bellofiore deve fare le scelte che lo renderanno l’uomo che è, e affrontare l’abbandono e la paura di amare. Io faccio il tifo per lui, ma non so se mi darà retta.