E poi c’è questo libro dal titolo esplicito, W come Woody – le tematiche dei film alleniani dalla A alla … W, uscito per Edizioni Leima nel 2017 e in seconda ristampa a fine 2018, un saggio di 630 pagine con dettagli, curiosità e analisi dei temi alleniani. Un libro mai realizzato prima, che scandaglia tutta la filmografia di Allen in chiave letteraria e filosofica, attento e appassionato lavoro a testimonianza della smisurata ammirazione che Olga Lumia, l’autrice, nutre per il grande artista di fama mondiale.
L’adorazione per Woody Allen, regista cinematografico nonché attore, scrittore, sceneggiatore e musicista, è già lampante sino dalla prefazione, quando Olga spiega: “Questo saggio è una dichiarazione d’amore per lui e le sue pellicole, come ‘Manhattan’ lo è per New York. E, così come il regista non può fare a meno della propria città, io non posso fare a meno dei suoi film. Del resto, l’ho sempre detto: senza i Beatles, la filosofia e Woody Allen, la mia vita sarebbe stata diversa. E peggiore.” E, ancora, quando racconta il suo breve incontro con lui: “Quello che ho visto è un uomo dolce, pacato e disponibile. Semplice nella sua immensità. Se ne stava seduto tranquillamente sulla sedia dorata del locale, mentre io e pochi altri fortunati eravamo a mezzo metro da lui.”
Era una sera di dicembre del 2015 quando la Lumia maturò l’idea di un libro a lui dedicato, subito dopo averlo visto dal vivo nel ristorante dell’hotel Carlyle di New York. Esperienza che la scrittrice ripeterà ancora, il 28 giugno, al Teatro degli Arcimboldi, a Milano, quando assisterà al concerto di Woody Allen assieme alla sua Eddie Davis New Orleans Jazz Band.
Ma di quella cena speciale, del suo dettagliato saggio, chiediamo direttamente a lei.
Olga, che ne dici di raccontarci di quel pugno di attimi in cui hai realizzato uno dei tuoi desideri, ovvero, parlare con il tuo mito Woody Allen?
“Era dicembre di 4 anni fa, io e mio marito eravamo a New York per una vacanza. Prenotammo un tavolo al Carlyle, dove il Maestro suona il clarinetto ogni lunedì sera, in una elegante sala sulle cui pareti risplendono affreschi dai magnifici colori pastello. Questa sala la conoscevo bene perché appare nel film Hannah And Her Sisters. La fortuna volle che la disposizione del nostro tavolino, rotondo e in perfetto stile anni 40, fosse molto, molto vicina ad Allen. Allungando un braccio avrei potuto, praticamente, toccarlo. Se si parla di fortuna e caso, tematiche tanto care allo stesso Allen, ammetto che, quella sera, la fortuna girò davvero a mio favore! Avevo con me il disegno a china realizzato appositamente per lui, in occasione dei suoi 80 anni, compiuti pochi giorni prima. Quel disegno è poi diventato la copertina del mio libro, vi sono rappresentati tutti i suoi film, usciti nelle sale fino a quel momento. Quando riuscii a parlargli – anche se per pochi attimi – realizzai il desiderio che mi aveva accompagnato sin dall’adolescenza. E anche dopo, appena mio marito e io uscimmo dal locale, ero talmente entusiasta ed elettrizzata da sapere che, quella notte, non sarei riuscita a dormire, così facemmo una lunga passeggiata nella caleidoscopica e inebriante atmosfera notturna di New York. L’indomani, 8 dicembre, ricorreva l’anniversario dell’assassinio di John Lennon, altro mio grande mito, e lo trascorsi al Central Park, sotto al Dakota, il palazzo dove abitava John, cantando le canzoni dei Beatles, insieme a un centinaio di altri fan. 7 e 8 dicembre 2015, per me, due giornate memorabili, davvero!”.
Bene, hai potuto vivere i tuoi sogni. Anzi, come direbbe il Maestro Allen, le tue illusioni. A proposito di questo, entriamo nel merito: Woody Allen – così come il pensiero filosofico di Schopenhauer – nelle sue opere, nei suoi film, ci mostra continuamente che ‘non si può vivere senza illusioni‘. Quindi, memore della tua frizzante serata newyorkese, spiegaci meglio questo pensiero.
“Nei suoi film si racconta la vita e le tragedie che possono segnarla. Allen cerca sempre di mostrarci l’esistenza da varie angolazioni. Ci sono personaggi a cui accadono le disgrazie più nere, è vero, ma, se ci fai caso c’è anche il personaggio che sostiene: “La vita è troppo breve per sedersi sulle tragedie”. Proprio così, ad esempio, si esprime Diane nel film September. La morale è che c’è sempre la scappatoia. Nonostante in ogni pellicola di Woody Allen vengano toccati argomenti delicati e molto forti, il regista riesce a farci sorridere, a lasciarci intravedere quella caratteristica di positività che esiste anche nelle peggiori situazioni”.
Prima, nel racconto della serata al Carlyle, hai accennato più volte alla fortuna. Cosa ne pensa Woody Allen della fortuna?
“Beh, non c’è dubbio che, secondo lui, nella vita sia tutta una questione di fortuna. Ha sempre detto che anche nella propria vita la fortuna sia stata determinante. In Sturdust Memories, pellicola di sapore felliniano in cui omaggia il film 8 e mezzo, ad esempio, interpreta il ruolo di un regista, Sandy Bates, il quale si reca a un festival a lui dedicato. Qui incontra un ex compagno di scuola, camionista. L’uomo, semplice e rozzo, si mostra fin da subito incuriosito dalla vita di Sandy, movimentata e ricca di successo, quindi lo tartassa di domande. E il regista, semplicemente, risponde: “…è tutta una questione di fortuna, nella vita. Se fossi nato in Polonia, invece che a Brooklyn, oggi sarei un paralume”. E pure in To Rome with love, Allen ci parla del peso della fortuna, attraverso il personaggio di Leopoldo Pisanello. L’uomo noioso e triste, schiacciato dalla routine di una vita senza guizzi, assuefatto al solito caffè quotidiano e al proprio abito liso, vive giorni che scorrono mestamente tutti uguali. All’improvviso, una mattina, uscendo di casa per andare al lavoro, si trova davanti un nugolo di paparazzi. Lo sommergono di microfoni e flash, vogliono sapere tutto di lui. Leopoldo, frastornato, apprende in questo modo di essere famoso. Insomma, è un vero idolo e nessuno sa, né si spiega, come sia potuto succedere. Pisanello, dopo l’iniziale meraviglia, fa molto presto ad abituarsi alla fama e al successo. Ma, come ci insegna Allen, tutto dipende dalla fortuna. Che è imprevedibile. Il successo, così come è arrivato se ne va, di nuovo senza alcuna motivazione: un giorno, Pisanello, passeggiando in via Veneto, a Roma, si accorge di come la gente sia già passata a venerare un altro sconosciuto. E’ evidente che, attraverso questa storia, Woody Allen voglia rappresentare una silenziosa ruota della fortuna che, inesorabilmente, gira in maniera incontrollabile. Anche nel film Basta che funzioni (2009) la storia di un’intesa tra un anziano fisico il quale ha tentato il suicidio e una ragazza fuggita di casa, si chiude con l’accento sulla fortuna e con la frase del protagonista, Boris: “…più di quanto non vogliate accettare è la Fortuna a governarvi. Quante erano le probabilità che uno spermatozoo di vostro padre, tra miliardi trovasse il singolo uovo che vi ha fatto? Non ci pensate sennò vi viene un attacco di panico”“.
E allora Olga, a questo punto raccontaci cosa ne pensi tu, della fortuna.
“La penso esattamente come Woody Allen. Tutta la nostra esistenza dipende dal caso, dalla fortuna. E’ vero, in alcuni contesti siamo artefici del nostro destino, ma lo siamo solo in piccolissima parte. Oppure, pensiamo di esserlo, ma le cose non stanno in questo modo. Non credo che se qualcuno abbia dei meriti, se sia davvero bravo nel proprio lavoro, onesto e capace, debba e possa necessariamente diventare ricco e famoso e stimato. E’ semplicemente e crudelmente tutta una questione di fortuna. Un uomo per bene, onesto e scrupoloso, può avere la nera sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato, circondato da incapaci, invidiosi che, magari, fanno di tutto per sotterralo. E, per quanto riguarda la fortuna incide pure al contrario. Può accadere che qualche perfetto imbecille sia baciato dalla sorte e finisca per avere successo, vedi Pisanello, ad esempio. Oppure ancora, qualcuno che si comporti in maniera disonesta o, addirittura commetta crimini, possa farla franca e non essere punito. Woody Allen batte molto su questo tema, in diversi suoi film”.
Parlaci degli argomenti che hai trattato nel tuo saggio.
“Sono davvero tanti. Il libro è diviso in capitoli che analizzano le pellicole di Allen in base a un tema principale. Si parte dalla A come Accident (il caso), per continuare con la B come Betrayal (il tradimento) e proseguire con la C come Creed (religione) e via dicendo, fino a quasi tutto l’alfabeto. Dico “quasi” perché si arriva alla W, che ovviamente sta per Woody. Nella parte finale, oltre ad una mia nota, ho elencato l’intera filmografia e anche un indice analitico dei film con il riferimento alla pagina in cui ne ho scritto. Questo consente una semplice e rapida consultazione, per chiunque abbia necessità di approfondire soltanto qualche tematica, oppure solo qualche film”.
Olga, in pratica tu sei cresciuta con Allen, come me del resto, visto che siamo quasi coetanee. Sto pensando al primo Allen degli anni ’70, qua, in Italia. Com’era visto, secondo te, e cosa ricordi?
“I miei primi ricordi su di lui risalgono agli anni ’80, prima ero troppo piccola. Comunque sia, in Italia, negli Anni Settanta, Woody Allen era certamente molto amato e aveva già riscosso un grande successo con Bananas e Sleeper. Ma il successo gli era prevalentemente riconosciuto da una cerchia di intellettuali, giornalisti e addetti ai lavori. Persone che avevano la preparazione e la sensibilità letteraria per cogliere l’umorismo del senso del contrario, l’ironia yiddish e la sua mitragliata di battute a sfondo psico-intellettuale. Solo dopo il 1978, con l’Oscar per Annie Hall, arrivò il vero grande successo. Mi viene in mente uno dei suoi primi film Everything You Always Wanted to Know About Sex (But Were Afraid to Ask), del 1972. Il film a episodi fu tratto dall’omonimo libro scritto dal sessuologo David Reuben, sulla base di un diario tenuto durante l’esercizio della professione. Erano argomenti delicati e anche un po’ scandalosi, vista l’epoca. Ma Allen riuscì a parlarne ugualmente in chiave comica, facendo per lo più sorridere sebbene affrontasse tematiche forti”.
Olga, all’inizio di questa intervista ci hai raccontato che Allen è pure uno scrittore…
“Vero! E ti dirò, finora ho parlato di lui come regista anche se è molto riduttivo. Lui è anche un bravissimo commediografo e, appunto, uno scrittore capace. Alcuni titoli di suoi libri, Saperla lunga, Citarsi addosso, Pura anarchia e molti altri, sono testi dissacranti e che spesso fanno ridere, basati su un umorismo legato al senso del contrario, su battute a ripetizione. Sono libri molto parlati, come i suoi film d’altronde. E pensare che ebbe una carriera scolastica disastrosa, non aveva passione per gli studi, anche se, come ho già detto, è una grande intellettuale. Non amava le imposizioni come tutti i geni e, del resto, a sedici anni già guadagnava grosse cifre scrivendo testi umoristici e sketch per la televisione e per il teatro”.
Cara Olga, siamo arrivati all’ultima domanda. Dopo i tuoi studi sul versatile artista di fama mondiale nonché, tuo da-sempre-idolo, credi, hai la consapevolezza di avere qualcosa che vi accomuna? E se sì, cosa?
“Di sicuro io e lui abbiamo una passione in comune: l’amore profondo per l’esistenzialismo e la devozione nei confronti di Jean Paul Sartre. Anche lui lo adorava e lo adora. Anzi, mi risulta che abbia cercato di incontrarlo di persona, ma non sia mai accaduto. E qua, lo batto, non c’è che dire: io, invece, sono riuscita ad incontrare lui! E in queste ultime settimane, pure a farmi rilasciare un’intervista per il mio nuovo libro su di lui. Si tratta di un lavoro molto particolare, di cui non svelo ancora nulla.Posso anticipare che sarà in libreria tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. Insomma, la fortuna continua ad abbracciarmi, quando si parla di Allen!”.
Olga Lumia è una giornalista e autrice televisiva agrigentina di nascita ma da tempo residente a Roma. Ha al suo attivo un libro di fiabe Favolare, con Victor Shlyakhin (Prospettiva Editrice, 2015) due romanzi di narrativa, Nessuno sa da dove arrivi l’amore (2016) e Madri spezzate (2018), entrambi pubblicati da Armando Curcio Editore. Oltre a questo saggio dedicato a Woody Allen e scritto con un’accurata osservazione che passa attraverso la psicoanalisi, la filosofia e la letteratura.