Ogni vita è un labirinto. Chi se ne accorge prima, chi dopo. Fortunati quelli che non se ne accorgono mai. Ma anche una vita tranquilla, senza scossoni, è un labirinto. Dipende dai punti di vita. Le tappe, intendo, che dovrebbero condurti alla meta. Ci si prefigge una meta, ma anche se la si raggiunge, ci sono sempre mille inconvenienti, che la renderanno infine meno piacevole di come ce l’eravamo prospettata. E perfino chi arriva a una meta oltre le sue aspettative, talvolta ci arriva perché ha saputo, dovuto, voluto deviare, anche in modo ignobile, pur di raggiungerla. Dipende da cosa s’intende per meta: beni materiali o immateriali? Materiali – dicono i prosaici – bisogna pur vivere bene. Ma è tutta qua la meta? Sei arrivato al centro, hai accalappiato il Minotauro, gli fai lo scalpo; e questo trofeo lo porterai fuori alla tua bella che ti ha dato il filo per arrivare fin là?
Forse Arianna non era così bella come narrava il mito, altrimenti Teseo non l’avrebbe abbandonata al primo porto. O forse era soltanto una delle tante di cui l’eroe si era servito. Guarda caso, i Greci diventavano eroi sempre usando o gabbando con profferte amorose qualche donna.
E se allora la meta non fosse altro che il punto di partenza? Se la meta è un raggiungersi, specchiarsi negli occhi del Minotauro e vedersi brutto quanto lui, non è una conquista, ma uno svelamento della propria miseria umana. E’ quando arrivi là che l’anima si svela e non puoi scappare, solo ucciderla. Se uccidi il Minotauro, uccidi te stesso e dopo potrai uccidere chiunque, anche Arianna. Teseo è il Minotauro e lo scopre solo raggiugendolo. Vittima e carnefice. Il carnefice vince ma sarà per sempre macchiato del sangue della vittima.
Ma può anche accadere che tu veda il Minotauro bellissimo e di fatto lo sia: hai trovato la tua anima, la prendi e la porti fuori. Comunque vada, qualcosa trovi e comprendi chi sei e chi d’ora in poi sarai. Ti sentirai rinato.
Segui questo filo – aveva detto Arianna a Teseo. E lui si era fidato perché non aveva alternative che affrontare il suo destino conquistando Creta e nemmeno per un momento gli era sfiorata l’idea che il filo potesse trasformarsi in un legame. Era solo uno strumento, come la donna di cui si era servito.
Prima di entrare nel labirinto, Teseo aveva due possibilità: giungere alla meta oppure rimanere al punto di partenza. Arianna lo soccorre donandogli il filo che gli dà la possibilità di ritornare al punto di partenza. Del resto l’uscita è una sola e ti conduce da dove sei partito. Ed è questo che vuoi: riprendere la strada della tua vita con in più il tesoro, il Minotauro. Puoi uscire candido come sei entrato o lordato di sangue. Il punto centrale del labirinto non è la tua morte ma quella di qualcun altro, così credi. Il punto centrale può essere la conoscenza o il successo. Dipende da quale percorso hai scelto, i percorsi sono molti. Ma tu sei tranquillo perché il filo ti condurrà fuori, a casa. Non sai cosa ti aspetta a casa. Perché tutto nel frattempo può essere cambiato e tu non sarai mai più quello di prima: vedrai ogni cosa con altri occhi. Ma anche gli altri ti vedranno diverso: esattamente quello che sarai diventato.
Segui questo filo è il titolo del libro di Henry Eliot (il Saggiatore): più che il bellissimo testo che è un addentrarsi nel labirinto della nostra cultura letteraria, la cui conoscenza sola ci può ricondurre alla luce, quanto ho scritto è una meditazione generata da come il libro è stato rilegato: non solo ha due inizi, all’inizio e alla fine, quindi si può iniziare da entrambe le parti, ma la stampa segue il filo che spesso si attorciglia e quindi ci sono pagine stampate in orizzontale, di traverso, a zig zag. Ogni tanto bellissimi labirinti ti invitano ad entrare se vuoi proseguire e scoprire cosa ti attende. Fermarsi non è vita.